Dall’Ue la prima risposta agli Usa. E Trump mette in pausa i dazi

La visita di Meloni a Washington irrita i big europei. Parigi lo dice apertamente anche se poi parzialmente frena

Dall’Ue la prima risposta agli Usa. E Trump mette in pausa i dazi

Ancora una volta Donald Trump cambia le carte in tavola e rovescia la prospettiva sui dazi. Il presidente americano sospende immediatamente e per tre mesi, nel giorno della loro entrata in vigore, i dazi reciproci a tutti i Paesi che hanno manifestato l’intenzione di negoziare, mantenendo però per tutti la tariffa base del 10%.

Punita invece per aver reagito la Cina, contro cui scattano dazi sino al 125% dopo che il Dragone aveva annunciato, a sua volta, tariffe dell’84% sul made in Usa.

Prima risposta dell’Europa ai dazi Usa

Intanto Bruxelles dà il via libera alla controffensiva commerciale contro gli Stati Uniti. L’Unione europea ha approvato il pacchetto di contro-dazi in risposta alle tariffe imposte da Washington su acciaio e alluminio.

Le misure scatteranno in tre fasi: dal 15 aprile, dal 16 maggio e infine dal primo dicembre. Il cuore delle sanzioni prevede un’aliquota del 25% su una vasta gamma di prodotti americani, per un valore complessivo di 21 miliardi di euro.

Una risposta calibrata ma decisa ai 26 miliardi di euro dei dazi varati dalla presidenza Trump. L’ok è arrivato attraverso la “Comitatologia”, il meccanismo che coinvolge gli Stati membri nella validazione formale degli atti della Commissione. Solo l’Ungheria ha votato contro.

Ma l’Europa dopo la giravolta di Trump può trattare

Ma adesso con la giravolta di Trump tutto può cambiare. Bruxelles peraltro ha confermato la doppia linea: fermezza economica ma disponibilità politica.

In una nota ufficiale, la Commissione precisa che l’Ue “ritiene che i dazi statunitensi siano ingiustificati e dannosi, in quanto arrecano danni economici a entrambe le parti e all’economia globale”, e ribadisce la “netta preferenza per la ricerca di soluzioni negoziate con gli Stati Uniti, che siano equilibrate e reciprocamente vantaggiose”.

Viene anche sottolineato che le contromisure “possono essere sospese in qualsiasi momento, qualora gli Stati Uniti accettino una soluzione negoziata equa ed equilibrata”.

Il rilancio di Trump prima del dietrofront

Trump solo in mattinata aveva rilanciato. Con il suo stile tagliente al limite della provocazione, aveva dichiarato che c’era la fila di paesi pronti a baciargli “il culo” pur di fare accordi con lui. Di certo non c’è tra questi la Cina.

Ecco perché Trump si ammorbidisce con tutti tranne che con Pechino.

L’Italia, intanto, si prepara a un passo che fa discutere: la premier Giorgia Meloni sarà ricevuta alla Casa Bianca il 17 aprile. Una missione fortemente voluta da Palazzo Chigi. Per alcuni organi di stampa vicini alla maggioranza, l’iniziativa avrebbe anche l’approvazione tacita di Ursula von der Leyen. Ma su questo non vi è alcuna certezza.

Polemiche le opposizioni sulla visita di Meloni a Trump

Le opposizioni non ci stanno. “Sconcertante è l’atteggiamento incerto e ossequioso di una Presidente del Consiglio che invece di rendere più forte la risposta europea alla follia trumpiana, accetta di andare a Washington con il cappello in mano dopo che Donald Trump offende l’Italia e gli altri paesi europei. Gli interessi italiani si difendono schierandosi chiaramente con l’Europa nel costruire una risposta efficace all’imposizione dei dazi e non pietendo una carezza dopo essere stati umiliati”, affermano Chiara Braga, Francesco Boccia e Nicola Zingaretti del Pd.

“I baci di Biden in testa alla Meloni li abbiamo già visti quindi niente più scambi di baci. Io spero che Meloni abbia un sussulto di orgoglio a nome di tutta l’Italia”, dice il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte.

Meloni, prosegue, “sino a qui l’abbiamo vista esibire la bandiera del sovranismo ma poi invece la realtà è della sudditanza rispetto all’Europa e a Washington. Confido che non se ne torni con grandi impegni di acquisto di armi americane e di gas americano”.

L’irritazione di Parigi e Berlino

Le tensioni, però, non si fermano ai confini italiani. Anche Parigi e Berlino mostrano irritazione per la sortita della premier. “Nessuno ha interesse a precipitarsi a Washington in ordine sparso per fare concessioni a Trump. Solo una risposta unita e ferma difenderà i nostri interessi’’, avverte Benjamin Haddad, ministro francese per l’Europa.

Sulla stessa linea anche il tedesco Friedrich Merz, prossimo cancelliere: serve “una risposta europea congiunta”, dice. Anche se poi Parigi parzialmente frena.

La visita di Meloni ‘’non ci preoccupa perché tutte le voci che permettono un dialogo con gli Stati Uniti sono benvenute, tanto più che la signora Meloni ha indicato lunedì, attraverso la sua delegazione, che era solidale con l’Unione europea e che fa parte dell’Unione europea”, dice la portavoce del governo francese, Sophie Primas.

‘’Ovviamente – ha proseguito – è questa unità che ci è indispensabile mostrare agli Stati Uniti. Ancora una volta: nessuna inquietudine’’.