Il simbolo di Tangentopoli rischia di diventare anche il simbolo di una sanità lombarda presentata a lungo come un’eccellenza e che dall’emergenza Covid-19 sta uscendo piuttosto malconcia. Era il 1992 quando con l’arresto di Mario Chiesa, presidente del milanese Pio Albergo Trivulzio, prese il via l’inchiesta Mani Pulite e crollò la cosiddetta Prima Repubblica. E ora, mentre troppi iniziano ad essere i dubbi sulle decine di decessi nelle strutture per anziani in Lombardia, nel mirino c’è di nuovo il Pio Albergo Trivulzio. E a cercare la verità c’è nuovamente la Procura di Milano.
Esposti, denunce e inchieste sulle strutture per anziani si stanno moltiplicando. “Tutto quello che è stato fatto, è stato fatto con il massimo rispetto”, prova a giustificarsi il governatore lombardo Attilio Fontana, riferendosi alla decisione di chiedere alle Agenzie di tutela della salute di individuare case di riposo per accogliere pazienti Covid-19 dimessi dagli ospedali e in quarantena. Non si contano però in tali strutture i contagi tra ospiti e personale. Solo a marzo al Pio Albergo Trivulzio si sono registrate 70 vittime.
“L’anno scorso erano 52 – cerca di minimizzare l’assessore regionale al welfare Giulio Gallera – chiaramente ogni decesso in più fa male, ma siamo in una fase più o meno uguale a quella di tante realtà milanesi”. Mentre la magistratura indaga, il ministro della Salute, Roberto Speranza ha inviato gli ispettori. La collega Teresa Bellanova invoca intanto “una commissione d’inchiesta” e il ministro degli affari regionali Francesco Boccia chiede alle Regioni “di comunicare tempestivamente alla Protezione civile, attraverso il monitoraggio delle Asl, quali sono le Rsa in condizioni di maggior criticità”. Altre indagini sono inoltre in corso pure sull’Istituto Palazzolo Fondazione Don Carlo Gnocchi di Milano, su una casa famiglia di Affori, quartiere di Milano, e su molte altre case di riposo.