Da un lato, le esercitazioni navali della Russia al largo di Cuba che alzano la tensione con gli Stati Uniti; dall’altro, la riunione odierna del G7 che si appresta a varare nuove misure per arginare Vladimir Putin. Passa il tempo e il conflitto in Ucraina, più che avvicinarsi a una soluzione, sembra correre spedito verso il disastro. A lasciarlo pensare è anche la posizione muscolare dei sette Paesi più industrializzati, che si incontreranno oggi in Puglia, come emerge dalla bozza della dichiarazione congiunta che è stata visionata da Bloomberg.
Dall’esercitazione navale di Putin al largo di Cuba, alla riunione del G7 che rinnova il supporto a Zelensky e critica la Cina. Così la guerra in Ucraina rischia di sfuggire di mano
Infatti, nel testo viene ribadito l’impegno del G7 ad “aumentare la produzione e le consegne” di armi “per aiutare l’autodifesa dell’Ucraina” e anche la condanna delle minacce nucleari dello zar, definite “irresponsabili” nella bozza, che rischiano di complicare la già tesa situazione internazionale. Ma non è tutto. Nel documento, sempre secondo Bloomberg, è presente anche un appello alla Cina di Xi Jinping “affinché smetta di consentire e di sostenere la guerra della Russia contro l’Ucraina”, con i sette Paesi più industrializzati che accusano ormai ufficialmente il governo di Pechino di fornire alla Russia tecnologie e componenti – alcuni trovati nelle armi, altri necessari a costruirle – così da aggirare le restrizioni commerciali imposte allo zar da tutto l’Occidente.
In tutto questo, alla vigilia del G7 e probabilmente proprio per lanciare un messaggio ai leader che ne fanno parte, è iniziata l’esercitazione navale nei Caraibi annunciata da Putin. Proprio ieri, una flotta di navi da guerra, probabilmente con almeno un sottomarino nucleare al seguito, ha raggiunto Cuba. Una mossa fortemente criticata da Washington, che aumenta oltre misura le tensioni perché arriva dopo le dichiarazioni dello zar che, rispondendo al via libera di Joe Biden a Volodymyr Zelensky per usare armi americane per colpire il territorio russo, aveva reagito suggerendo che le forze armate del Cremlino avrebbero potuto rispondere con “passi asimmetrici” in altre parti del mondo.
Orbán beffa la Nato
Proprio davanti al crescente caos internazionale, l’Occidente in queste ore sta annunciando nuove forniture militari all’Ucraina. Tra i Paesi che hanno già ribadito il supporto a Zelensky c’è anche l’Italia, con il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, che su RTL 102.5 è tornato a dire: “Non abbiamo detto che non manderemo più armi a Kiev, abbiamo annunciato un nuovo pacchetto in occasione della conferenza sulla ricostruzione. Il punto è non lavorare per un’escalation. Questo però non ha a che vedere con il sostegno all’Ucraina. Il segnale da parte nostra è chiaro: vogliamo la pace, siamo dalla parte dell’Ucraina, ma non siamo in guerra con la Russia”.
Invece, si è sfilato definitivamente dal supporto a Zelensky il premier ungherese, Viktor Orbán, che dopo un faccia a faccia con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha spiegato: “Budapest non vuole bloccare le decisioni nella Nato che sono diverse dalle nostre. Ogni operazione militare esterna può essere solo volontaria e l’Ungheria ha ottenuto le garanzie necessarie anche alla luce delle elezioni europee: la scelta era guerra o pace e l’elettorato ha confermato la scelta del governo che non vuole partecipare a nessuna operazione di guerra”.
Il sospiro di sollievo di Stoltenberg
Uno smarcamento che è stato accolto con favore da Stoltenberg il quale, forse temendo il solito braccio di ferro con Budapest, ha ringraziato il leader magiaro “per il suo impegno a restare un alleato leale della Nato. Nell’Alleanza ci sono 32 membri e a volte ci sono opinioni differenti ma abbiamo mostrato di saperle superare e trovare un modo per avanzare”. “Non è un obbligo per gli alleati partecipare a tutte le missioni o le operazioni a patto che si rispettino gli obblighi di base dell’Alleanza: abbiamo trovato un accordo equo e credo che funzionerà quando a Washington finalizzeremo il pacchetto per l’Ucraina”, ha concluso il leader.
In Ucraina le forze di Putin e quelle di Zelensky continuano a combattere
Quel che è certo è che, mentre continuano le provocazioni reciproche, in Ucraina si continua a combattere. Le forze russe hanno lanciato un numero spaventoso di attacchi missilistici su tutta l’Ucraina, indirizzati principalmente contro le infrastrutture energetiche dell’ex repubblica sovietica e anche contro alcune basi militari dell’aeronautica di Kiev, in cui dovrebbero essere schierati gli F-16 che l’Occidente si sta apprestando a consegnare a Zelensky.
Dal canto suo, l’esercito ucraino ha risposto per le rime, con attacchi che hanno distrutto tre radar dei sistemi di difesa aerea russi S-300 e S-400 nella Crimea occupata.