Dopo la vittoria al primo turno, che sembrava presagire una maggioranza assoluta per il Rassemblement National, alla fine a vincere è stato il Front Populaire di Mélenchon, mentre Ensemble di Macron è arrivato secondo.
Dario Tamburrano, europalamentare M5S, cosa è successo?
“È successo che i cittadini francesi hanno dato un segnale molto chiaro: bocciando i candidati dell’estrema destra al secondo turno delle elezioni legislative hanno detto chiaramente che non vogliono essere governati da Le Pen, Bardella e il loro gruppo che avrebbe voluto riportare il fascismo nel cuore dell’Europa. Il verdetto è chiaro e senza appello. Il Nuovo Fronte popolare invece, grazie a un programma innovativo e coraggioso realmente di sinistra, eco socialista e antiliberista, ha ottenuto la maggioranza relativa. Tocca a loro adesso avere la chance di governare”.
Macron ha limitato i danni ma non ha vinto. Cosa voleva ottenere con le elezioni anticipate?
“Dopo la sonora batosta presa alle europee, Macron si era internamente indebolito e credeva di prendersi una rivincita facendo leva solo sulla paura del ritorno dei fascisti. Questa strategia si è però rivelata fiacca perché non ha preso in considerazione l’alternativa vera rappresentata dagli antifascisti originali del Nuovo Fronte popolare. Macron ha evitato il peggio grazie alla rinuncia del ballottaggio dei candidati di sinistra arrivati terzi, ma il dato oggettivo e più significativo è che il suo partito che prima governava oggi non esiste più. Le politiche neoliberiste della maggioranza di centro sono state spazzate via perché hanno aumentato disoccupazione e precarietà e falcidiato il ceto medio francese”.
Con la possibile ingovernabilità, data da un governo di sinistra e un presidente centrista, non crede che alla fine si rischi di rafforzare Le Pen?
“Sono convinto che in Francia le politiche neoliberiste di Macron siano la causa dell’avanzata delle politiche reazionarie e nazionaliste rappresentate dal Rassemblement National della Le Pen. Un fenomeno simile avviene anche in altri paesi europei compreso il nostro. La lezione delle urne che va ascoltata è quella di cambiare tutto e svoltare con politiche progressiste che includano i cittadini nel processo decisionale e che non portino alla macelleria sociale. Mi aspetto per esempio che il nuovo governo francese metta sul tavolo europeo il problema rappresentato dal nuovo Patto di Stabilità e crescita votato sia dai liberisti che dalla Meloni. Il ritorno dell’austerity produrrà secondo la Confederazione europea dei sindacati 100 miliardi di tagli alla spesa sociale. Se non facciamo marcia indietro l’estrema destra diventerà ancora più forte”.
Che peso ha la disfatta del Rassemblement National sulle manovre nell’UE di Meloni?
“La Meloni perde una potenziale alleata. La vittoria della Le Pen avrebbe avuto pesanti ripercussioni sull’Unione europea perché i suoi Ministri avrebbero partecipato alle riunioni in sede di Consiglio e avrebbero potuto bloccare tutto, dal Green Deal alle politiche sociali. Per fortuna con questo risultato francese tale rischio si è allontanato”.
Nell’UE si rafforza il gruppo dei Patrioti di Orbán ai danni dei conservatori di Meloni. Chi sono i nuovi alleati di Salvini?
“Si autodefiniscono patrioti ma di patriottico dal punto di vista italiano c’è davvero poco visto che la Lega si allea con Wilders che scendeva in piazza rivendicando di non voler assegnare nessun centesimo all’Italia durante i giorni cruciali dell’approvazione del Next Generation EU. Poi fra i cosiddetti patrioti c’è il partito FPÖ che vorrebbe concedere la cittadinanza austriaca ai cittadini italiani nati nel Sud Tirolo e non dimentichiamo che il partito di Orban Fidesz in passato ha votato per tagliare i fondi di coesione al Sud. Salvini si allea con chi danneggia l’Italia in Europa e visto che è Ministro dovrebbe dare delle spiegazioni”.
Quanto visto in Francia, con un fronte di sinistra allargato al centro, si può ripetere in Italia?
“I francesi hanno premiato un programma politico ambizioso e coerente con le sfide sociali del nostro tempo. Fra i punti che apprezzo di più c’è sicuramente quello dell’aumento del salario minimo a 1.600 euro al mese, maggiori investimenti nella scuola pubblica e nella cultura, il blocco dell’aumento dei prezzi, lo sviluppo delle energie rinnovabili, la difesa dell’acqua pubblica e la via diplomatica per il cessate il fuoco a Gaza. Credo che questo programma debba rappresentare un punto di riferimento anche per il fronte progressista italiano per costruire un’alternativa realmente di sinistra e antiliberista alla destra pseudo-sovranista di Giorgia Meloni e alle sue politiche scellerate che favoriscono le classi sociali in cima alla scala della ricchezza e le multinazionali, le imprese degli armamenti e dell’industria fossile”.