Bische clandestine, sale bingo, corse ippiche, siti online di gioco. Tutto ciò che è scommessa, legale o illegale che sia, fa gola alle criminalità organizzate. Che si buttano inevitabilmente su tutto. L’importante è che si trasformi in moneta sonante. Questo è il panorama, allarmante, che emerge dal lavoro d’indagine della Commissione Antimafia riguardante appunto le “infiltrazioni mafiose e criminali nel gioco lecito e illecito”.
D’altronde non c’è da sorprenersi: secondo gli ultimi dati, nell’orizzonte del gioco si muovono 6.600 imprese per un bacino occupazionale di circa 200 mila addetti e un giro economico che supera gli 80 miliardi annui. Ed ecco allora che tutti, casalesi e ‘ndranghetisti in primis, hanno messo gli occhi sul mondo del gioco. Finanche Cosa Nostra che in passato aveva un vero e proprio codice d’onore a riguardo: non si gioca d’azzardo (regola per la verità poco rispettata da molti capimafia che amavano il tavolo verde e gli ippodromi). Da tempo, però, le cose sono profondamente cambiate. E così tutti si buttano a capofitto nell’azzardo, legale, paralegale, illegale. Ma ecco il punto. Come? La relazione dell’Antimafia analizza tutte le modalità. Dalla tradizionale attività estorsiva, del tutto simile a quella esercitata per la altre attività commerciali; all’imposizione delle macchinette nei territori sotto controllo mafioso; fino all’infiltrazione in società o punti scommessa, tramite prestanomi.
‘NDRINE 2.0 – Ma ciò che nell’ultimo periodo risulta essere manna dal cielo per la criminalità è la gestione su piattaforme illegali di scommesse sportive, mediante l’utilizzo di siti interne dislocati in Paesi esteri, che sono privi di concessione in Italia, ma ne consentono il gioco in violazione della legge nostrana. Nel mondo del 2.0 è soprattutto la ‘ndrangheta a fare soldi. Basti pensare all’operazione “Gambling” della Dda di Reggio Calabria, da cui è emerso come la ‘ndrangheta e nella fattispecie Mario Gennaro, appartenente alla cosca dei Tegano, avesse un enorme giro di gioco online in tutta Europa, grazie al controllo di società in diversi paesi europei (Austria, Spagna, Romania), ad una base operativa sita a Malta e all’utilizzo di licenze rilasciate a Panama e nelle Antille Olandesi. Passano solo pochi mesi e a Roma scoppia “Imitation Game”: 11 persone coinvolte in una rete finalizzata a far cassa eludendo la legge nazionale, tramite siti esteri e scommesse online. Nell’associazione ancora calabresi: Luigi Tancredi e Nicola Femia, personaggi già noti e “coinvolti – scrive l’Antimafia – in numerose altre indagini sul gioco illecito”
SALE BINGO E CAVALLI – Ma, come si suol dire, ognuno ha il suo. E così le criminalità differenziano il loro ambito di lavoro criminale. Perché se la ‘ndrangheta ha il monopolio del gioco connesso all’ambito web e informatico (molte inchieste hanno rivelato come le ‘ndrine, specie quelle reggine, siano molto attive e competenti nella manomissione delle schede elettroniche delle videolottery), per quanto riguarda scommesse calcistiche il peso dei Casalesi resta preponderante. Ma d’altronde per i Casalesi tutto ciò che è scommessa “fisica” va bene. E non è un caso che i camorristi abbiano creato una vasta rete (che va oltre la Campania) anche si sale bingo, controllate tramite prestanomi. Finita qui? Certo che no. Spazio, poi, anche alle scommesse ippiche. E qui ad avere forti interessi è Cosa Nostra, che agisce su più livelli, dalle minacce ai fantini, al doping sui cavalli fino alla gestione di scommesse e corse. Il quadro che ne esce, alla fine, non è certo roseo: in oltre 5.765 interventi effettuati presso sale giochi e centri di scommesse, sono state riscontrate irregolarità nel 30% dei casi per un giro di oltre 36 milioni di euro di giocate nascoste al fisco.
TUTTO TACE – E il Governo cosa fa? Per ora molto poco. Tra il decreto Balduzzi che resta inapplicato per quanto riguarda la tutela dei “luoghi sensibili” (tutto è lasciato al buon senso delle amministrazioni comunali) e norme anti-riciclaggio che ancora mancano, la Commissione ha avanzato qualcosa come 29 proposte per monitorare il fenomeno criminale e contrastarlo. Si potrebbe cominciare, ad esempio, con l’attuazione dei contenuti della risoluzione Ue del 21 maggio 2014 approvata nello stesso testo dalla Camera (11 dicembre 2014) e dal Senato (29 ottobre 2014), nell’ambito della quale sono indicate misura “al fine di adottare a livello europeo misure armonizzate, o comunque concertate, al fine di evitare la penetrazione o l’infiltrazione della criminalità organizzata nel settore del gioco d’azzardo”. Sarebbe ora visto il ritardo di quasi due anni.
Tw: @CarmineGazzanni