La Sveglia

Dalle promesse (stracciate) alla realtà: il bilancio fiscale del governo Meloni

Dalle promesse (stracciate) alla realtà: il bilancio fiscale del governo Meloni

C’era una volta il governo Meloni, quello che prometteva di riscrivere le regole del gioco fiscale, di alleggerire le tasse al ceto medio e di cancellare le odiate accise sui carburanti. Un anno dopo, il sipario cala su una legge di Bilancio che lascia dietro di sé solo un elenco di promesse stracciate. Il taglio delle imposte al ceto medio? Rinviato a data da destinarsi. L’innalzamento del tetto per le partite Iva sotto la flat tax? Un miraggio. E la riduzione delle tasse per chi ha figli, annunciata a gran voce? Finisce in un “ci abbiamo provato” di Giancarlo Giorgetti, che ammette il fallimento.

Il centrodestra ha dimostrato che le parole volano e i fatti restano intrappolati in un sistema fiscale che continua a premiare i più ricchi, lasciando a bocca asciutta chi sostiene il Paese con stipendi da fame. L’abolizione delle accise, cavallo di battaglia della premier in campagna elettorale, si trasforma nel suo contrario: un graduale aumento delle imposte sul gasolio per allinearle a quelle della benzina.

E che dire delle detrazioni? Spacciato come un “riordino”, il taglio colpirà tutti, con un aumento del gettito che sfiora i 900 milioni di euro a regime. La “sforbiciata” sarà meno pesante per chi ha figli, ma il piano per incentivare la natalità è solo l’ennesima occasione mancata.

La Lega, intanto, resta a mani vuote: niente flat tax per i ricchi autonomi, niente Fornero cancellata. E il ceto medio? Maurizio Leo aveva promesso una riduzione dell’aliquota Irpef. La realtà è ben diversa: il flop del concordato preventivo lascia vuote le casse necessarie per finanziare lo sgravio.

Promesse non mantenute, illusioni e la sensazione amara di un governo che governa a parole ma lascia che i numeri raccontino un’altra storia. In italiano si chiama tradimento.