Autonomie, autostrade, Tav, salario minimo, tasse. I dossier che infiammano il governo sono ogni giorno più numerosi. I governatori di Veneto e Lombardia aumentano il pressing sul leader della Lega Matteo Salvini perché porti a casa le Autonomie, pena la fine del governo gialloverde. Il M5S non molla e pretende chiarezza su scuola, trasferimenti fiscali dello Stato alle Regioni, sanità e trasporti. Ma soprattutto chiede che il passaggio del provvedimento alle Camere non sia veloce, come vorrebbe il Carroccio, e che al Parlamento venga data la possibilità di emendare il testo.
CANE E GATTO. Tenta di spegnere i fuochi il premier, Giuseppe Conte: “Ci siamo aggiornati a mercoledì per completare il lavoro. Direi che siamo ormai in dirittura di arrivo, mi sono reso garante dell’Autonomia differenziata, di una buona Autonomia perché la vogliamo fare ma bene. E vedrete che la porteremo in consiglio dei ministri”. Nega dissidi nel vertice di martedì: “Il clima è stato molto operativo, abbiamo fatto un grande lavoro. Che Conte non si sia opposto lo dimostra il fatto che abbia continuato a lavorare fino a tardi anche dopo che Salvini era andato via per un appuntamento televisivo”. Su Autostrade M5S chiede la revoca della concessione. Soluzione osteggiata dalla Lega che teme di pregiudicare l’entrata di Atlantia nella partita per il salvataggio di Alitalia. Sempre aperti poi rimangono i capitoli su Tav (Lega favorevole, M5S contrario) salario minimo (M5S lo vuole a tutti i costi, Lega scettica) tasse (Lega per la flat tax, M5S chiede conto delle coperture e rilancia sul cuneo fiscale). Il tutto mentre il premier e il ministro dell’Economia Giovanni Tria sono impegnati nella partita con l’Europa per evitare all’Italia la procedura d’infrazione per debito eccessivo, su cui si esprimerà la Commissione Ue il 2 luglio. La palla passerà poi all’Ecofin dell’8-9 luglio per l’approvazione definitiva. Nel Cdm di mercoledì era attesa la legge di assestamento di bilancio. Ma Conte e Tria hanno preferito rinviarla a lunedì prossimo dopo il G20 e dopo il consiglio europeo.
DA ROMA A BRUXELLES. Ad Osaka dove si riuniscono i 20 grandi della terra l’Italia tenterà di convincere i leader europei della buona tenuta dei nostri conti pubblici. E si intravedono degli spiragli. “Stiamo adottando provvedimenti che ci portano sostanzialmente in linea, ci sono le basi” per evitare la procedura, dichiara il ministro dell’Economia. “I conti vanno meglio del previsto. Sono fiducioso, con Moscovici siamo in contatto continuo. La trattativa non è più difficile che in passato”. Sul 2019 il Tesoro sta lavorando su un tesoretto di 8 miliardi: 5 subito da entrate e dal taglio dei due miliardi congelati nell’ultima manovra e 3 disponibili a fine anno con i risparmi dal reddito di cittadinanza e quota 100. Sulla prossima manovra Tria ha spiegato che sono al lavoro i tecnici. “La maggioranza ha stabilito di trovare altre misure per evitare l’aumento dell’Iva”. E sulla flat tax: “Si lavora per recuperare i soldi”. L’Assestamento di bilancio si farà lunedì, specifica Conte. “Però è bene chiuderlo dopo aver fatto questo passaggio con gli altri leader. Siamo nel pieno del negoziato, mi piacerebbe chiuderlo e definire poi tutto sul piano interno. Faremo l’assestamento e anche la rendicontazione. Nel frattempo abbiamo acquisito il pronunciamento della Corte dei Conti”. La trattativa – ribadisce – è “oggettivamente complicata ma visto che tutte le parti si stanno predisponendo a un approccio costruttivo, sono fiducioso che si possa arrivare a una soluzione. Vogliamo cercare di portare un buon risultato a casa”.