Dalle armi alla manovra, la vera opposizione a Meloni è quella di Conte

Il Pd è più vulnerabile e Meloni lo sa, per questo cerca la sfida a Schlein. Ma la vera opposizione è quella di Giuseppe Conte.

Dalle armi alla manovra, la vera opposizione a Meloni è quella di Conte

Si è detto che dietro l’invito a partecipare alla festa di FdI, ad Atreju, rivolto personalmente alla segretaria Pd, Elly Schlein, ci fosse la volontà della premier e leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, di individuare nella leader dei dem il suo principale avversario politico e dunque, in un certo senso, di legittimarlo in quel ruolo. L’interpretazione è tutt’altro che bizzarra ma nasce anche da ulteriori riflessioni. Ergere la Schlein a suo principale avversario politico per la Meloni avrebbe l’indubbio vantaggio di tagliare fuori colui che in questo periodo sta facendo l’opposizione più dura al governo delle destre, ovvero Giuseppe Conte e il suo Movimento Cinque Stelle.

Un ruolo di opposizione, alternativa alla destra, che Conte peraltro può svolgere con maggiore libertà rispetto al Pd perché ha dalla sua un Movimento compatto su tutti i fronti caldi – Piano nazionale di ripresa e resilienza, welfare, politica internazionale, Manovra, ambiente – rispetto invece alla galassia dem che si sfalda in tante correnti e che vede su sponde contrapposte i riformisti e l’anima più radicale di sinistra che convivono nello stesso partito. Emblematiche in questo senso le spaccature che esistono tra i dem sul fronte della politica internazionale, dall’Ucraina a Israele, tra chi spinge per il cessate il fuoco e per una soluzione negoziale e chi invece è appiattito sulle posizioni della Nato. Idem sull’ambiente. Dunque per Meloni è più conveniente avere come avversario la Schlein perché la leader del Pd è più vulnerabile e maggiormente attaccabile per le contraddizioni in seno al partito che guida e per la mancanza di una linea univoca, come abbiamo detto sopra, su tanti temi.

I cavalli di battaglia di Conte

A Conte e al M5S del resto si deve la paternità di tutte le principali battaglie sul Welfare e a difesa dei più fragili. Dal Reddito di cittadinanza al salario minimo. Su quest’ultimo fronte i pentastellati sono riusciti a far convergere tutti i partiti di opposizione – o meglio quasi tutti se si esclude Italia viva di Matteo Renzi – sulla loro proposta di una soglia minima oraria di 9 euro. E proprio su questi cavalli di battaglia Conte è riuscito a sedurre soprattutto i sindacati che stanno piano piano vedendo nel M5S il loro naturale interlocutore preferendolo al Pd dilaniato dalle mille correnti. Il leader del M5S, peraltro, ha sposato e sostenuto le ragioni dello sciopero generale di oggi di Cgil e Uil.

Di particolare forza è stata l’operazione delle contro-audizioni condotte da Conte sulla Manovra – la seconda – del governo Meloni. L’ex premier ha ascoltato e ricevuto sindacati, imprese, piccole e grandi, artigiani, studenti, medici e infermieri, rappresentanti di comuni e province, registrando assonanze e convergenze su pensioni, sanità, stato sociale, e concordando sull’ottica asfittica di una legge di Bilancio piena di tagli e tasse, priva di misure per la crescita e che condanna l’Italia a una crescita dello zero virgola. Non c’è giorno in cui Conte non riservi qualche bordata al governo delle destre.

L’affondo di Conte

Sulla tassa sugli extraprofitti “a Meloni sono tremate le gambe di fronte alle banche”, ha affermato ieri il leader del M5S in un video su TikTok. “Sei un medico? Meloni ti taglia la pensione. Sei un insegnante? Meloni te la taglia ugualmente. Sei una donna, sei una madre?”, dice l’ex premier mentre in sottofondo si sente il noto comizio della leader di FdI a Vox, nel 2021. “Meloni ti aumenta le tasse sui pannolini, il latte in polvere, gli assorbenti. Sei un cittadino che ha comprato una casa? Aumentano i tassi di interesse, aumentano le rate del mutuo, Meloni non ti aiuta. Se invece sei una banca che sta guadagnando cifre spropositate dall’aumento dei tassi di interesse? Stai tranquilla che c’è Meloni che ti protegge, decidi tu, liberamente, se vuoi pagare la tassa o no. Ma come, Meloni e Salvini non avevano annunciato una tassa sugli extraprofitti delle banche?”, aggiunge il leader M5s mentre scorrono video di premier e vicepremier che rivendicavano l’intervento sui profitti degli istituti bancari.

“Avete visto che feroce determinazione? Spente le telecamere, il nulla, a Meloni sono tremate le gambe di fronte alle banche e ha cambiato idea – sostiene Conte -. La tassa sugli extraprofitti è facoltativa, se la banca vuole la paga, se la banca non vuole va bene lo stesso. Ovviamente i dieci maggiori gruppi bancari hanno già deciso, non la pagheranno, grazie a Giorgia Meloni abbiamo già rinunciato a incassare 2 miliardi di extraprofitti che potrebbero arrivare a 3 se consideriamo altre banche. Ecco l’Italia di Meloni, l’intrepida, l’impavida: oltre 2 miliardi dalle banche? no grazie. Oltre 2 miliardi di nuove tasse in manovra dalle tasche dei cittadini? Sì. certo, grazie”.

Favori ai furbi

E se il governo ha deciso di affossare la proposta delle opposizioni sul salario minimo puntando su una legge delega, Conte dice che “il governo, dopo aver buttato la palla in tribuna, preannuncia che la sgonfierà. Umilieranno il Parlamento, hanno detto che passeranno al decreto legislativo. Lo fanno per prendere tempo e sfiammare questa che è stata l’onda che si è levata nel Paese. Si sono ingegnati in tutti i modi, con espedienti normativi per cercare di allontanare questa che è una norma di civiltà”.

E ancora: “Il governo taglia sul sociale. Gli anziani non devono essere un fardello, eppure il governo fa cassa sul sociale tagliando fondi a comuni. L’Anci calcola un taglio da 1,5 miliardi. Gli interventi distruttivi per furore ideologico fanno male a tutto il Paese”. Parla della Finanziaria come un trionfo di tagli, colpisce la casa e non fa nulla per sostenere i cittadini contro il caro vita e il caro mutuo, colpisce le pensioni – sorprendendo persino la Fornero – e la sanità e anche il mondo delle disabilità, come ha testimoniato il mondo delle associazioni che perdono dal 5 al 7% di risorse per l’anno prossimo.

“Siamo stufi di sentire che la coperta è corta, come dicono a Palazzo Chigi, la coperta non è corta se usata per tenere al caldo banche, evasori, aziende farmaceutiche. Stiamo lavorando in queste ore e dimostreremo che la coperta è corta perché così l’ha resa il governo, ma che non è corta se hai coraggio e visione. In una conferenza stampa annunceremo come si può fare una manovra in un contesto di contrazione e di congiuntura sfavorevole”, ha detto. Il giorno prima poi l’ex premier aveva sfidato il governo sulla politica internazionale accusandolo di essere “codardo”, “senza coraggio” nell’atteggiamento assunto rispetto alla crisi di Gaza. Accuse che il leader del M5S ha rivolto nell’Aula della Camera al ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Abbiate la forza e la determinazione di sospendere, pur temporaneamente, le forniture di armi a Israele. Il mio Esecutivo lo ha fatto con altri Paesi, con altri conflitti”. Un attacco che il Pd non sarebbe nelle condizioni di sferrare, per le ragioni di cui parlavamo sopra. Ecco perché la Meloni avrebbe preferito che ad Atreju ci fosse la Schlein piuttosto che Conte.