Da Andrea Bardin a Stefano Balbi, candidati al Senato, fino a Marcello Pilato, Diego Renzi, Piergiuseppe Pusceddu, Federica Onori, Salvatore La Barbera e Simone Ciliani, candidati alla Camera. Questi sono gli uomini e le donne del M5S per le prossime elezioni politiche nella ripartizione Europa, presentati ieri dal coordinatore del Comitato per i Rapporti europei e internazionali del Movimento, Fabio Massimo Castaldo (gli altri candidati della circoscrizione estero verranno presentati la prossima settimana).
“Sono dei professionisti in gamba, da anni integrati nel Paese in cui vivono e che amano quello in cui sono nati. Molti di loro sono attivisti storici del M5S, altri si sono avvicinati più recentemente perché si riconoscono nelle nostre battaglie per l’ambiente e la transizione sostenibile – dice l’europarlamentare M5S a La Notizia – Sono convinto che con il loro impegno riusciremo a raggiungere ottimi risultati e a invertire la deprecabile tendenza di una affluenza bassa nel voto all’estero. Nel 2018 si era fermata al 29,84%, segno che l’Italia viene percepita come distante”.
E cosa si può fare per avvicinare il nostro Paese? Quali sono le vostre proposte?
Le nostre proposte sono tutte concrete e volte a migliorare la qualità della vita di cittadini italiani emigrati all’estero. Fra queste annoveriamo un pieno riconoscimento dei contributi versati all’estero, l’istituzione di un fondo pensione complementare per gli iscritti AIRE, la possibilità di accedere a una copertura totale del servizio sanitario nazionale in caso di temporaneo ritorno in Italia, l’apertura di sportelli di primo arrivo presso i Consolati per aiutarli e orientarli, una promozione più efficace della lingua e cultura italiana e, ancora, il voto per le elezioni via internet al posto del bizantino sistema via posta che preverrebbe finalmente il rischio di brogli e ridurrebbe i costi. Gli oltre 3 milioni di cittadini italiani residenti in Europa non sono cittadini di serie B e meritano una classe politica che si occupi davvero di loro.
Intanto la campagna elettorale va avanti. Conte oggi ha detto che l’agenda Draghi è pericolosa per la democrazia. Eppure c’è chi, da Calenda a Letta, ne ha fatto il proprio vessillo…
Mi chiedo come sia possibile sposare la fantomatica idea di un governo d’emergenza sostenuto da una maggioranza che va dalla Lega a Leu, da Salvini a Speranza. Io credo che la classe dirigente attuale del Pd sia afflitta da una sorta di sindrome nostalgica del Nazareno: per quanto ci riguarda, sappiamo bene qual è la valutazione degli elettori in merito. La nostra agenda è quella delle vere priorità dei cittadini, e specialmente dei settori più fragili della nostra società: contrasto al caro bollette e ai salari da fame, lotta ai cambiamenti climatici e al precariato.
I sondaggi dicono intanto che il Movimento continua a crescere, tanto da aver superato anche la Lega. Secondo lei è giusto dire che i Cinque stelle sono l’unica forza “di sinistra”?
In Italia le etichette destra e sinistra sono molto spesso state usate come fumo negli occhi degli elettori. Guardiamo ai temi: per esempio possiamo considerare l’approvazione del Jobs Act da parte del PD come un valore di sinistra? Credo sinceramente di no. Dobbiamo quindi partire dalle idee, dalle proposte e dai valori dell’offerta politica e se guardiamo a questi il M5S è la forza di gran lunga più progressista nel panorama politico italiano.
Uno dei punti focali del programma M5S è la difesa del Reddito di cittadinanza che, invece, altre forze politiche vogliono proprio abolire. Perché fa così “paura”?
Le ragioni a mio avviso sono due. Il primo è di natura cinica: i vecchi partiti non hanno a cuore i problemi dei cittadini e il bene del Paese, il loro obiettivo è distruggere le riforme fatte dal M5S a prescindere, potremmo definirli tutti militanti in un unico grande partito: il “partito preso”. Inoltre, molti non esitano a diffondere una cultura dell’odio verso chi è in difficoltà che è inaccettabile. Grazie a noi l’Italia non è più l’unico Paese europeo senza una misura di contrasto alla povertà e le do una notizia: il prossimo 28 settembre la Commissione europea presenterà una raccomandazione a tutti i Paesi UE sul reddito minimo garantito. Certamente il reddito è ancora migliorabile, specialmente nella parte inerente le politiche attive di reinserimento nel mondo del lavoro. Abolirlo tout court sarebbe un crimine, specialmente in contesto sociale precario come questo. Vogliamo che l’Italia resti dalla parte giusta della storia.
Altro tema che divide le forze politiche in campo è quello ambientale. Perché, dopo essersene fatto un gran parlare, la transizione ecologica pare essere stata dimenticata da molte forze politiche?
Guardando questa campagna elettorale, noto che il vero bipolarismo in Italia è tra chi difende l’ambiente e chi propone il greenwashing. Questa estate tutti gli italiani hanno tristemente constatato le conseguenze dei cambiamenti climatici: il fiume Po prosciugato, la tragedia del ghiacciaio della Marmolada che ha contato 11 morti, la siccità nel sud dell’Italia che mette in ginocchio i nostri agricoltori. Il pianeta sta facendo suonare il campanello d’allarme: non c’è più tempo, e noi non possiamo accettare un annacquamento del green deal e degli obiettivi della transizione con pretestuose quanto ipocrite giustificazioni legate alla guerra. Al partito unico dei termovalorizzatori noi opponiamo una realizzazione seria e concreta dell’economia circolare e della transizione ecologica, per coniugare il raggiungimento dell’autonomia energetica con la tutela dei nostri ecosistemi.
Ultima domanda sugli extraprofitti: Conte ha chiesto al ministero dell’Economia di pubblicare la lista delle società che non hanno versato la loro quota. Crede accadrà?
Su 9 miliardi di extraprofitti lo Stato ne ha incassato solo 1. Il governo dei cosiddetti “migliori” ha sbagliato, speriamo per colpa e non per dolo, a scrivere la legge e molte aziende continuano a fare orecchie da mercante. Io credo che fare trasparenza sia un dovere morale oltre che politico. I cittadini devono sapere chi fa profitti senza ritegno, anche cinque o sette volte in più rispetto alla normalità, e si sottrae persino a questa minima forma di solidarietà, mentre le loro bollette sono alle stelle. Non tollereremo più un’Italia forte coi deboli e debole con i forti.