Come spesso accade, la forza di un movimento politico su scala nazionale si misura anche e soprattutto dalla sua onda d’urto su scala locale e regionale. Giuseppe Conte, dopo la seconda investitura a presidente dei Cinque stelle, lo sa bene. Non a caso anche dopo la prima nomina – poi saltata a causa del ricorso presentato al Tribunale di Napoli – aveva chiarito come il nuovo corso del Movimento sarebbe nato proprio da una riorganizzazione territoriale.
L’obiettivo di Conte è molto chiaro: arrivare già al prossimo appuntamento con le urne con una riorganizzazione territoriale
Il caso giudiziario ha interrotto questa ondata riformista che, tuttavia, ora pare essere ripresa. L’obiettivo dell’ex presidente del Consiglio d’altronde è molto chiaro: arrivare già al prossimo appuntamento con le urne (le elezioni regionali e amministrative si terranno a giugno 2022) con una riorganizzazione territoriale.
Il che vuol dire anche e soprattutto individuare referenti locali affidabili e, soprattutto, fidati. D’altronde lo statuto pentastellato a riguardo parla chiaro: è proprio il presidente, e dunque Conte, a nominare i vari rappresentanti locali. A lavorarci, però, e in realtà già da settimane, è il Comitato per i rapporti territoriali guidati da Alfonso Bonafede.
Secondo quanto si vocifera, l’ex Guardasigilli avrebbe fatto vari giri di telefonate con i parlamentari cinque stelle per individuare i nomi più indicati al delicato ruolo. L’obiettivo, d’altronde, è quello proprio di superare le divisioni interne e creare un sistema cementato tra base e vertice, leader nazionali e comitati locali.
In molte regioni le soluzioni sembrano già scontate, in base anche ai vari consiglieri regionali o parlamentari più rappresentativi. In Molise, ad esempio, pare certa la nomina a referente di Andrea Greco, così come nel Lazio quella di Annalisa Corrado, molto stimata non solo da Conte ma da tutto il vertice pentastellato. Fondamentale, da quel che si dice, la partita in Lombardia. Molto probabilmente la scelta ricadrà su uno dei consiglieri più rappresentativi e che meglio si sono mossi in questa consiliatura: Gregorio Mammì e Umberto De Rosa.
Non è detto però che anche l’attuale capogruppo (nominato pochi mesi fa, secondo una turnazione ben calcolata in Lombardia) Nicola De Marco possa giocarsi le sue carte. C’è da dire, però, che l’attuale squadra consiliare a 5 stelle è molto unita e bene ha fatto in questi anni di opposizione alla giunta leghista. E dunque a riguardo Conte si fida molto dell’operato fin qui svolto e punta proprio sul potenziale buon risultato in Lombardia per ripartire, anche nell’ottica di un’alleanza sempre più salda col Pd.
Il ragionamento, in sintesi, è il seguente: ottenere un buon risultato di coalizione in una regione come la Lombardia significa attestare la necessità che si continui sulla strada di un’intesa con i democratici. Se in alcuni casi, dunque, la strada pare essere tracciata, non è così in altre regioni. Prendiamo la Campania. La referente dovrebbe essere Valeria Ciarambino.
Un nome, però, che “spaventa” Conte essendo molto vicina a Luigi Di Maio. L’ex premier starebbe allora vagliando anche altre alternative con persone vicine o a Roberto Fico o al sindaco Gaetano Manfredi, da sempre stimato da Conte. Situazione ingarbugliata anche in Puglia, dove però la scelta dovrebbe ricadere sul deputato Leonardo Donno, molto vicino al braccio destro di Conte, Mario Turco.
Infine il caso Sicilia. Qui la partita è accesa tra Dino Giarrusso e Giancarlo Cancelleri, molto vicino a Di Maio. Conte in questo caso preferirebbe un nome alternativo pur di non “consegnare” la gestione al sottosegretario alle Infrastrutture.