Due giorni lombarda per Sergio Costa, deputato M5S, vicepresidente della Camera e già ministro dell’Ambiente. Insieme con l’eurodeputata Maria Angela Danzì, Costa ha incontrato sei candidati sindaci, due donne e quattro uomini, tre di coalizione e tre solo del Movimento 5 Stelle, in lizza per le amministrative di giugno prossimo. Nel mantovano Andrea Fiasconaro (Borgo Virgilio) e Alessandro Guastalla (Suzzara); Paola Tacchini candidata sindaco a Cremona, Michele Lissia a Pavia. E infine, nel milanese, Barbara Sordini (Novate milanese) e Marco Pilotti (Cormano). All’ex generale abbiamo chiesto un parere sui suoi successori e sulla gestione dell’ambiente in Lombardia. E non è stato tenero…
Onorevole Costa, lei che è stato forse uno dei pochi ministri dell’Ambiente che di ambiente ne sapesse, come giudica le politiche dei suoi successori?
“I due ministri che mi sono succeduti sono stati sostanzialmente ministri dell’energia fossile. Scelta che non ritengo compatibile con la salvaguardia del pianeta e degli ecosistemi. Mi sembra che invece rispondano più a micro interessi lobbistici che vanno in una direzione diversa. Deviare risorse verso il fossile o il nucleare contrasta con un sano sviluppo delle energie rinnovabili, che, se veramente sostenute, svilupperebbero un mix energetico adeguato”.
Lei oggi è in Lombardia, la regione più inquinata d’Europa. Come giudica le politiche antismog della giunta Fontana?
“Le politiche antismog della giunta lombarda di centrodestra non sono sufficienti perché il paradigma di disinquinamento deve prevedere una premialità a favore dei cittadini e delle imprese. Ad esempio, con un nuovo sistema di riscaldamento con la pompa di calore, nei limiti delle tasse regionali, si dovrebbe abbassare l’aliquota, come meccanismo premiante. Idem si può fare alle imprese se utilizzano sistemi che riducono l’inquinamento. Le politiche di Fontana non rispondono nemmeno agli orientamenti europei su questo tema”.
Olimpiadi Milano-Cortina 2026: ritiene che alla fine questi giochi possano mai, come annunciato dal governo e regione Lombardia, essere a impatto zero?
“Un impatto zero non ha senso, non potrà mai essere veritiero. Se poi parliamo di mitigare l’effetto ambientale, bisogna chiedersi quanto sia coerente con questo orientamento la costruzione della pista di bob che ha determinato l’abbattimento di migliaia di larici che potevano restare là rinsaldando i costoni. La domanda è: perché fare una pista ex novo invece che riattivare e sistemare quella preesistente?”
Lei per anni ha condotto indagini sui disastri ambientali: crede che scovare gli eco-criminali sia ancora una priorità?
“Credo che sia una priorità continuare a fare le indagini sulle ecomafie, anche se l’agenda politica di questo governo ha relegato il tema in ultima pagina. Bisogna intercettare la criminalità organizzata, aggredire i suoi patrimoni per restituirli ai cittadini anche attraverso le bonifiche. Sarebbe tutto più efficace se le attività di indagine fossero accompagnate da una legge che avevo depositato quando ero ministro, chiamata “Terra mia”, non approvata a causa di Italia Viva. Questa legge completava quella approvata nel 2015 sugli ecodelitti e segnerebbe lo spartiacque tra i cittadini per bene e i criminali, andando a colpire quegli imprenditori, che io definisco “prenditori”, che si sono macchiati del peggior delitto, l’avvelenamento del Pianeta. Questi dovrebbero essere banditi da quel territorio, entrare in una black list e per loro varrebbe la confisca dei beni allargata. La legge è stata depositata anche in questa legislatura, ma per ora non è in discussione”.