Mario Furore, europarlamentare uscente e candidato in Ue del Movimento 5 Stelle, pensa che ci sia davvero spazio per un messaggio diplomatico e di pace nella prossima legislatura comunitaria o l’ascesa delle destre porterà a una vera e propria corsa al riarmo?
“Purtroppo non sono solo le destre a spingere per la corsa al riarmo, anche i Socialisti, liberali e parte dei Verdi europei hanno posizioni simili a quelle della Meloni sulla politica estera. Al Parlamento europeo il Movimento 5 Stelle è stata l’unica forza politica italiana che ha votato contro l’utilizzo del fondi di coesione e del Pnrr per l’industria militare e contro la risoluzione che chiede di destinare lo 0,25% del Pil all’acquisto di armi. Questo comporterebbe per l’Italia lo stanziamento della folle cifra di 5 miliardi di euro all’anno per le forniture militari all’Ucraina. Tutti i partiti, Lega, Pd, Fratelli d’Italia, Azione, Forza Italia hanno votato a favore, solo noi abbiamo detto: fermatevi. L’Europa ha bisogno di forze come la nostra che sono genuinamente a favore di una soluzione negoziale e di pace”.
Il Green Deal verrà accantonato dopo le elezioni? Come pensate di far tornare l’Ue sulla strada della svolta green?
“Il Green Deal non è un progetto temporaneo che può essere accantonato, è la riforma strutturale che ci permetterebbe di avere qualche possibilità di salvezza dai cambiamenti climatici. Secondo la maggior parte degli scienziati del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) entro il 2100 le temperature globali saliranno di almeno 2,5°C rispetto ai livelli pre-industriali, sforando il limite di 1,5°C che ci avrebbe permesso di salvare l’ecosistema. Gli scienziati sono pessimisti perché notano che la politica sia più interessata ad alimentare guerre che a salvare la società da un futuro catastrofico”.
Pace e ambiente sono i due pilastri del Movimento in vista di queste europee, ma porterete anche proposte relative al Reddito di cittadinanza europeo e alla riduzione dell’orario di lavoro: credete che ci sia davvero possibilità di intervenire a livello comunitario su questi temi?
“Le nostre proposte partono da una semplice constatazione: perché un cittadino italiano dovrebbe avere meno diritti rispetto a un francese o tedesco? In tutta Europa esistono strumenti simili al reddito di cittadinanza, così come esistono leggi che favoriscono la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Ci sono dunque esperienze consolidate a livello europeo che sono la nostra stella polare. Inoltre, molti deputati del Ppe hanno votato a favore alla raccomandazione sul reddito minimo, a dimostrazione che c’è una volontà politica europea di rendere più sociale questa Europa”.
Negli ultimi giorni si registra un certo nervosismo da parte della presidente del Consiglio Meloni: è solo una questione elettorale o crede che la maggioranza stia attraversando un momento complicato che proseguirà dopo il voto?
“La maggioranza è spaccata su molti temi, ma la colla che usano per attaccarsi alle poltrone è molto resistente. Basti vedere quello che sta succedendo in Liguria, dove governano nonostante abbiano il presidente della Regione agli arresti domiciliari accusato di gravissimi reati. Sono senza pudore e fanno le vittime su tutto perché sono incapaci di fare mea culpa”.
E il nervosismo si registra anche nella Lega, come dimostrano le parole di Borghi sul capo dello Stato: crede che possa avere conseguenze per Salvini?
“La strategia della Lega è chiara. La sparano grossa per avere qualche riga sui giornali. Vannacci, Salvini, Borghi sono tutti figli della stessa strategia comunicativa: coprire il vuoto assoluto di idee e proposte per l’Europa con dichiarazioni shock. Questa non è politica, è teatrino, una recita che allontana sempre di più i cittadini dalle urne. Persone come Vannacci aumentano l’astensionismo perché i cittadini li percepiscono come fenomeni da baraccone e non come candidati al Parlamento europeo”.
Tornando all’Europarlamento, cosa farà il Movimento 5 Stelle nella prossima legislatura? C’è davvero possibilità di entrare in qualche gruppo o rischia l’emarginazione?
“Nella scorsa legislatura siamo stati nei Non iscritti, ma nonostante questo non siamo mai stati emarginati o marginali. Una importante Ong francese ha riconosciuto che siamo stati la delegazione italiana più ambientalista e siamo riusciti a strappare a Ursula von der Leyen la direttiva sul salario minimo, il Green Deal e il Recovery Fund. Altri partiti, penso alla Lega, sono stati parte di un gruppo e non hanno portato a casa nulla. Per quanto riguarda la prossima legislatura vogliamo essere ancora più incisivi e questo è possibile se siamo parte di un gruppo politico. I paletti che poniamo sono due: deve essere un gruppo progressista e deve avere a cuore la pace”.
Sareste disposti a sostenere un bis di von der Leyen nel caso in cui sia utile, se non necessario, per evitare una legislatura guidata dalle destre?
“Ursula von der Leyen ha fatto la sua scelta elogiando Giorgia Meloni. L’ha definita europeista solo perché prende ordini da Washington sull’invio di armi in Ucraina e da Berlino sulla riforma del Patto di Stabilità e il Patto di asilo e migrazione. Giorgia Meloni fa la dura in Italia, ma all’estero si comporta come un agnellino e a pagarne le conseguenze sono gli italiani. Per quanto ci riguarda prima di prendere una decisione valuteremo il programma del futuro candidato a presidente della Commissione. Senza un forte impegno per la pace in Ucraina non lo sosterremo. Serve una svolta, non un braccio di ferro con la Russia”.