Mentre è atteso l’arrivo del decreto in Consiglio dei ministri, si definiscono i dettagli del Reddito di cittadinanza (RdC), tra costi, requisiti, durata e sanzioni per chi froda. Dopo tante polemiche – alcune delle quali decisamente sterili – quel che è certo è che la misura partirà ad aprile 2019, e sarà applicata anche agli stranieri residenti in Italia da almeno 10 anni. La spesa complessiva sarà di circa 6,5 miliardi per 4,34 milioni di persone in 1.375.000 famiglie. Andiamo a vedere allora nel dettaglio il decreto.
Dall’Isee all’affitto. Come calcolare l’assegno. Il beneficio economico del Rdc, su base annua, si compone di due elementi: una componente ad integrazione del reddito familiare fino alla soglia di 6mila euro annui tenendo ovviamente conto dell’Isee e con importi maggiori per i nuclei familiari con più componenti. A tutto questo si aggiunge una seconda componente, ad integrazione del reddito dei nuclei familiari residenti in abitazione in locazione, pari all’ammontare del canone annuo previsto nel contratto in locazione, fino ad un massimo di 3.360 euro annui. In sintesi, soltanto nel caso in cui il richiedente risieda in una casa non di proprietà ma in affitto, sarà possibile beneficiare dei 780 euro pieni. Altrimenti la cifra sarà proporzionale alle reali esigenze di ognuno.
Familiari e mutui. Si sale fino a 1.800 euro. L’integrazione per chi vive in affitto è concessa anche a chi ha intestato un mutuo e fino ad un massimo di 1.800 euro annui. Integrazione che sarà concessa ai nuclei familiari residenti in abitazione di proprietà per il cui acquisto o per la cui costruzione sia stato contratto un mutuo.
Sussidio a termine. Non più di 18 mesi. La durata del Reddito di Cittadinanza viene confermata in 18 mesi, con possibilità di rinnovo. La domanda dovrà essere presentata all’Inps, con il modulo che l’Istituto dovrà pubblicare dopo l’approvazione del decreto attuativo. Chi presenterà domanda di reddito di cittadinanza dovrà sottoscrivere un patto per il lavoro. Gli obblighi e l’impegno all’inserimento nel mondo del lavoro e all’inclusione sociale riguarderanno tutti i componenti del nucleo familiare maggiorenni, non occupati e non frequentanti già corsi di studio o formazione. Possono essere esonerati dagli obblighi connessi alla fruizione del Rdc, i componenti con carichi di cura, valutati con riferimento alla presenza di soggetti minori di tre anni di età.
Requisiti chiari. Chi può fare domanda. Per evitare che il reddito di cittadinanza si trasformi in un incentivo alla inoccupazione o al lavoro nero, i disoccupati dovranno iscriversi ai centri per l’impiego, frequentare corsi di qualificazione professionale e non potranno rifiutare tre offerte di lavoro consecutive. Ecco i requisiti: essere maggiorenne (avere cioè più di 18 anni), essere disoccupati o inoccupati; avere un reddito di lavoro inferiore alla soglia di povertà in Italia, stabilita dall’Istat; percepire una pensione inferiore alla soglia di povertà; essere residenti in Italia da almeno 10 anni. L’articolo 2 dell’ultima bozza di decreto specifica che possono accedere al sussidio solo coloro che hanno un Isee di massimo 9.360 euro. Tra gli altri requisiti vi è un patrimonio immobiliare che non può superare i 30mila euro, esclusa la prima casa, e non si possono avere depositi in conto corrente, azioni o obbligazioni per un totale che supera i 6mila euro. Questa somma aumenta di 2mila euro per ogni componente della famiglia, fino a un massimo di 10mila euro. Se nel nucleo familiare ci sono soggetti disabili, la somma può aumentare di ulteriori 5mila euro. Tra i requisiti da tenere in considerazione ai fini dell’erogazione del reddito di cittadinanza, vi è il reddito familiare, cioè le entrate monetarie della famiglia. Il reddito familiare è fissato in 6mila euro l’anno, incrementati di 2.400 euro per ogni componente maggiorenne e 1.200 euro per ogni minorenne, fino a 12.600 euro. Se la famiglia risiede in un’abitazione in affitto, la soglia di partenza per poter accedere al reddito di cittadinanza è elevata a 9.360 euro.
Niente contanti. Una carta per il Reddito. L’assegno ricevuto non può essere speso in contanti. Si tratta di una sorta di social card su cui viene caricato l’importo, che sarà spendibile per via elettronica. La card si può usare attraverso un bancomat, il tesserino sanitario o un’apposita applicazione per smartphone. Non è possibile prelevare l’importo in contanti da uno sportello bancario.
Spese tracciate. Nessuno farà il furbetto. Il vincolo della card è volto a tracciare gli acquisti. Solo alcuni beni potranno essere acquistati. Tra questi ci sono i beni di prima necessità, capi di abbigliamento o affitti immobiliari. Sono esclusi beni superflui come prodotti elettronici. L’importo è spendibile solo in Italia e non all’estero, “per far crescere l’economia e limitare le spese fuori dall’Italia”, come ha specificato il vicepremier Di Maio. Alla fine della giornata lo Stato paga i commercianti presso cui sono stati effettuati gli acquisti.
I doveri dei beneficiari. E lavori socialmente utili. Nessuna paura che i giovanni rimangano seduti sul divano a spesa dei contribuenti. Una volta ottenuto il Reddito di cittadinanza, infatti, sarà necessario rispettare alcune regole per mantenere il diritto a percepirlo, proprio per evitare che le persone decidano furbescamente di non lavorare o lavorare in nero al fine di percepire questa elargizione economica. I disoccupati, per poter conservare il Reddito di cittadinanza, dovranno innanzitutto iscriversi a un centro per l’impiego. Dopodiché dovranno offrire circa 8 ore settimanali alla comunità per progetti e lavori socialmente utili. Sarà inoltre previsto frequentare corsi di qualificazione o riqualificazione professionale e comunicare tempestivamente ogni variazione di reddito. Sarà, poi, obbligatorio accettare una delle prime tre offerte di lavoro pervenute ed effettuare la ricerca di un lavoro per almeno due ore al giorno. Infine, è anche necessario non recedere da un contratto senza giusta causa due volte in un anno.
Il ruolo del Navigator. Cuore della norma. Ad annunciarlo il 26 novembre è stato direttamente il ministro del Lavoro Luigi Di Maio che ha palesato la necessità di dar vita a un piano di assunzioni straordinaria per poter così inserire nei centri per l’impiego una sorta di sportello informazioni e assistenza. E sono proprio i centri per l’impiego il cuore della riforma portata avanti dal governo. L’investimento è importante – circa un miliardo di euro l’anno – e il primo stanziamento sarà proprio sui “tutor” o “navigator” che, ha spiegato Di Maio, “accompagneranno le persone perché se prendi il reddito devi fare quello che ti dico”. Il tutor (o navigator), oltre a un fisso mensile, riceverà un bonus per ogni persona che riuscirà a far assumere e il suo compito sarà quello di redigere e curare una scheda “e dire se la persona che riceve il reddito sta rispettando gli impegni o no”. Di fatto “sarà lui a portarlo in agenzia per l’impiego o nel centro di formazione”.
Le tre offerte “congrue”. Come funziona. Per chi riceve il reddito di cittadinanza da oltre 12 mesi, deve essere accettata, a pena di decadenza dal beneficio, la prima offerta utile di lavoro congrua. In tal caso non sarà possibile rifiutarne una delle tre. Il testo del decreto specifica che la congruità dell’offerta di lavoro è definita anche con riferimento alla durata di fruizione del beneficio del Rdc. In particolare, è definita congrua un’offerta: indipendentemente dalla composizione del nucleo familiare, entro cento 100 km di distanza dalla residenza del beneficiario nei primi sei mesi di fruizione del beneficio, oppure entro 250 km di distanza oltre il sesto mese di fruizione del beneficio. Se si dovessero superare ulteriori sei mesi – ma esclusivamente nel caso in cui nel nucleo familiare non siano presenti componenti di minore età oppure componenti con disabilità – “ovunque nel territorio italiano”. Nel caso di accettazione dell’offerta di lavoro in tutta Italia, il beneficiario continua a percepire il beneficio economico del Reddito di cittadinanza per i successivi tre mesi dall’inizio del nuovo impiego, a titolo di compensazione per le spese di trasferimento sostenute.
Benefit per le imprese. Impulso alle assunzioni. All’impresa che assumerà a tempo pieno e indeterminato il beneficiario di RdC, e il beneficiario non viene licenziato, nei primi 24 mesi, senza giusta causa o giustificato motivo è riconosciuto, sotto forma di sgravio contributivo, un importo pari alla differenza tra 18 mensilità di RdC e quello già goduto dal beneficiario stesso. L’importo riconosciuto non potrà essere inferiore a 5 mensilità, somma che sale di un ulteriore mese in caso di assunzione di donne e di soggetti svantaggiati.
Soldi a chi si dà da fare. Sì all’imprenditorialità. Se un beneficiario o più beneficiari nel nucleo familiare aprono un’impresa o iniziano un’attività di lavoro autonomo, il nucleo riceve due mensilità di reddito a titolo di incentivo. L’evento va comunicato entro 30 giorni all’Inps, pena l’esclusione dal reddito. Questo è il primo esempio di incentivo all’imprenditorialità previsto. All’articolo 8 comma 4 della bozza di decreto, segnala Palazzo Chigi, viene poi aggiunto che al beneficiario che entro i primi 12 mesi di fruizione del RdC riesce ad avviare un’attività lavorativa autonoma o di impresa individuale spetta, in un unico pagamento, un incentivo pari a sei mensilità di reddito, nei limiti di 780 euro. Quindi un beneficiario che, ad esempio dopo 10 mesi di assegno, riesce ad avviare una propria attività, oltre ad aver già ricevuto i benefici per questi 10 mesi, riceverà un ulteriore unico bonifico pari a 4.680 euro, ovvero 780 euro moltiplicati appunto per sei mesi.
Assegno di ricollocazione. Palazzo Chigi ci crede. I beneficiari maggiorenni che non lavorano e non sono iscritti a corsi di studio o formazione, devono effettuare una dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro. È il cosiddetto Patto per il Lavoro, di cui già abbiamo parlato. La novità di ieri è che trascorsi 60 giorni dalla data di dichiarazione, i beneficiari che non siano stato convocati dai Centri per l’impiego riceveranno dall’Anpal (Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro) in via telematica le credenziali personalizzate per l’accesso diretto alla procedura telematica per ottenere l’assegno di ricollocazione. Uno strumento introdotto con le prime sperimentazioni dal governo Renzi e rivelatosi finora un flop, sia per la scarsa adesione sia per la scarsa efficacia. Ma, sostiene Palazzo Chigi, finora ne sono stati utilizzati solo 2mila perché non era obbligatorio ma facoltativo. Nelle intenzioni del governo l’assegno di ricollocazione servirà a migliorare le possibilità di ricollocarsi nel mondo del lavoro. È un buono (voucher) che può variare da 250 a 5.000 euro per ricevere un servizio di assistenza intensiva da parte di un Centro per l’impiego o di un ente accreditato ai servizi per il lavoro, le Agenzie. Il servizio va richiesto entro 30 giorni dalla data di stipulazione del Patto per il Lavoro e prevede: l’affiancamento di un tutor, il programma di ricerca intensiva della nuova occupazione, lo svolgimento delle attività individuate dal tutor, l’onere per il beneficiario di accettare l’offerta di lavoro congrua, l’obbligo di comunicare all’Anpal il rifiuto ingiustificato, la sospensione del servizio nel caso di assunzione in prova.
Nucleo familiare. Ecco chi ne fa parte. Per quanto riguarda la necessità di specificare cosa sia “nucleo familiare” e cosa non lo sia, il decreto specifica che i figli maggiorenni che non convivono con i genitori fanno parte del nucleo familiare fino ai 26 di anni di età quando sono a carico dei genitori ai fini Irpef, non sono coniugati e non hanno figli a loro volta. L’esempio classico e più immediato è quello degli universitari fuori sede con meno di 26 anni e ancora a carico: non avranno diritto al reddito, se non a quello che spetta al nucleo familiare.
Dimissioni volontarie. Niente Reddito. Chi è disoccupato a seguito di dimissioni volontarie, nei 12 mesi successivi alle dimissioni non potrà accedere al Reddito. In questo modo non sarà possibile licenziarsi per avere diritto al Reddito di cittadinanza e godere, così, di “soldi senza lavorare”. Sono invece esclusi i casi di dimissioni per giusta causa.
Furbetti avvisati. Carcere a chi imbroglia. Chiunque chieda il Reddito di cittadinanza fornendo con dolo dati e notizie che non rispondono al vero, incluso l’occultamento di redditi e patrimoni, è punito con la reclusione da uno a sei anni oltre alla decadenza dal beneficio.