di Lapo Mazzei
Mai distrarsi troppo se navighi nelle acque limacciose del Pd. Perché quando meno te lo aspetti, e con il vento giusto, lo skipper D’Alema alza le vele e prende il largo. Lasciando tutti sulla banchina a sbracciarsi. Pochi per dargli ragione, tanti per tagliagli le corde che reggono i teli gonfiati dal maestrale. E, mai come questa volta, la partenza di Massimo è stato davvero al massimo. Se fossimo all’American Cup, il lidee maximo avrebbe già staccato gli avversari di almeno una boa. Invece siamo nel campo di gara più difficile del mondo, ovvero quello della crisi-non crisi dove tutti incontrano tutti e dove tutti cercano di capire cosa farà Silvio Berlusconi, saldamente all’ancora in quel di Arcore, con Beppe Grillo a rappresentare il soffio improvviso l’onda anomala capace di rovesciare una barca. Paradossalmente, infatti, l’intervista concessa da Massimo D’Alema – ebbene sì Baffino è tornato e non lotta affatto assieme al Pd ma per contro proprio – Al Fatto Quotidiano della premiata ditta Travaglio&Padellaro, rischia di frenare la corsa di Grillo verso le elezioni anticipate, erodendo contemporaneamente spazi di manovra al premier in carica Enrico Letta. Che non ha affatto gradito la strambata di D’Alema. Approfittando della partecipazione alla festa del Pd di Taizzano (una frazione di Narni, in provincia di Terni), giocando in anticipo di su Renzi, che ha già programmato il tour delle feste, Massimo ha infiocinato tutti.
L’attacco a Letta
“Letta è solo un leader di transizione per un governo momentaneo e con un programma di scopo. Non sarà utile una seconda volta”, dice l’ex ministro e presidente del Consiglio, “per il futuro immagino Gianni Cuperlo alla segreteria del partito e Matteo Renzi a Palazzo Chigi”. E le previsioni lanciate dall’esponente del Pd non potevano non considerare anche la telenovela del Cavaliere rimasto senza cavallo: “Berlusconi dovrebbe dimettersi” dice D’Alema, “e prima o poi lo farà”.
I due pregiudicati
E parlando ancora di Silvio, l’ex premier non risparmia Beppe Grillo: “In effetti (Berlusconi, ndr) potrà continuare a fare politica anche fuori dal parlamento come insegna Grillo, che non è in parlamento perché non vuole ma perché non può. È pregiudicato per un reato odioso, l’omicidio colposo. Quindi Berlusconi anche come pregiudicato arriva per secondo. Prima Grillo poi lui. Eppure tutti e due hanno milioni di voti. Perché milioni di italiani odiano i politici ma amano i pregiudicati, diciamo”. Al contrario di molti altri che ritengono la vita del governo in bilico, D’Alema ritiene invece che “alla fine non ci sarà nessuna crisi. Se il centrodestra pensa di legare il proprio destino a quello giudiziario di Berlusconi beh, si dovrà rassegnare a un declino senza ritorno. Credo anche che se si andrà alla conta dei voti in aula il centrodestra dovrebbe dividersi”.
Le elezioni anticipate
Ma siccome siamo dentro ad una crisi-non crisi appare quanto mai evidente che vale tutto e il suo esatto contrario. Per questa ragione D’Alema ha una ricetta pronta anche per le elezioni anticipate. “Se invece vogliono andare alle elezioni”, ha aggiunto l’esponente del Pd, “noi siamo pronti. Ma non credo. Berlusconi sa che siamo 15 punti avanti con Renzi leader. E anche se siamo specialisti nel perdere anche quando vinciamo stavolta non faremo errori”. “Berlusconi non ha altre vie d’uscita che quella di accettare la sentenza e quindi la condanna. Andrà ai domiciliari e poi ai servizi sociali. Siamo alla resa dei conti, al redde rationem e non per un complotto planetario ma per i reati che ha commesso”. Colpe per le quali, ha osservato ancora l’ex premier, non finirà in galera. “Io non sono mai contento se uno va in carcere ma Berlusconi non ci andrà”, anche se sulla testa del Cavaliere penda la sentenza del processo Ruby e poi “ha il più grave di tutti i processi per un politico: quello della compravendita di senatori per far cadere il governo Prodi. Lì c’è la confessione del corrotto e anche la matrice degli assegni. Io ero il vice di Prodi, quindi sono parte lesa”. E, poi, D’Alema parla anche di sé: “Io passo la gran parte del mio tempo all’estero. Mi chiedono cosa dirò alla prossima assemblea del Pd. Nulla! Quel giorno sarò a New York”. La supremazia del pensiero forte su un assise debole. Alle parole di D’Alema risponde, a distanza, il coordinatore del Pdl, Sandro Bondi. “Letta premier transitorio, Gianni Cuperlo segretario del Pd, Matteo Renzi a Palazzo Chigi, Silvio Berlusconi ai domiciliari. Parola di Massimo D’Alema”, chiosa Bondi, “in tanti anni non ho mai ascoltato da quest’uomo un solo pronostico azzeccato, ma soprattutto non ho mai ascoltato una sola parola di umana e politica comprensione delle ragioni degli altri, una sola parola di rispetto per gli avversari politici e di intelligenza vera della realtà politica del nostro Paese”. E Bondi è uno che proviene dal Pci, dunque la storia e le storie di D’Alema le conosce bene. Elena Cementero, deputata Pdl, rilancia: “Nel 1999 D’Alema, da post comunista con una cultura radicata nel Pci, fece un grave errore politico spostando gli assetti del suo governo decisamente verso sinistra per salvare la propria leadership, nell’ambito del morente Ulivo, dall’incombente asse Prodi-Veltroni-Parisi” sottolinea la Cementero, “così facendo, impedì di fatto alla sinistra italiana di evolversi nel senso di un moderno riformismo europeo e minò le possibilità di un bipolarismo maturo. Oggi D’Alema dimostra di non aver imparato nulla dai propri errori e continua a ripeterli”.. Può anche darsi però è uno che conosce i venti. E le barche in gara…