Aveva promesso di affrancarsi dal populismo di destra e dal populismo di sinistra e così alla fine Matteo Renzi è riuscito nel capolavoro di inventarne un terzo per scendere in battaglia: il terzopopulismo.
Renzi è riuscito nel capolavoro di inventarne un nuovo populismo per scendere in battaglia: il terzopopulismo.
Il terzopopulismo è facilmente riscontrabile nell’isterica perseveranza con cui da quelle parti hanno continuato a chiamare “terzo polo” un’alleanza politica che in realtà era la quarta – certificata anche dai risultati elettorali – e che alla fine non era nemmeno un polo, visto che si è sciolto come neve al sole di fronte ai narcisismi. Il terzopopulismo lo riconosci quando Matteo Renzi, che da segretario del Pd detestava “i piccoli partiti personali” si è messo a costruire un suo “piccolo partito personale” e tutti i giorni si lamenta perché il Pd da cui se n’è andato non è il partito che avrebbe voluto lui.
Il terzopopulismo lo riconosci perché il padrone di Italia Viva sta passando gli ultimi mesi a fare scouting di personaggi politici (a volte piuttosto improbabili) sia a destra sia a sinistra (come tutti i populisti ha lo stomaco forte) ma ieri si è lamentato perché la sua ex ministra Elena Bonetti ha deciso di lasciare Italia Viva annunciando una collaborazione con l’odiatissimo Calenda.
L’ex ministra è stata subissata dal fango degli italioti vivi sui social (com’è abitudine) e Renzi ha recitato invece la parte del poliziotto buono spiegandoci che la “gratitudine non esiste in politica”. Lo sappiamo bene, caro terzopopulista, che il populismo grida sempre e comunque vendetta. Basta chiederlo a un tuo ex compagno di viaggio, uno qualsiasi.