Dal Superbonus al Reddito di cittadinanza. I 5 Stelle pretendono risposte chiare in tempi ragionevoli.
È la sintesi della giornata ad alta tensione iniziata prima con il Consiglio nazionale riunito in mattinata e proseguita con il faccia a faccia tra Giuseppe Conte e Mario Draghi.
Sul tavolo il nodo della permanenza del Movimento 5 Stelle nella maggioranza.
Dopo le tensioni scatenate dall’intervista al professor Domenico De Masi che ha rivelato le telefonate tra Beppe Grillo e il premier che avrebbe chiesto – a detta dello stesso garante 5 Stelle – la testa del leader politico del Movimento proprio al cofondatore.
Di lì in poi una lunga escalation culminata con lo scontro, ieri alla Camera, sul decreto Aiuti. Con i 5 Stelle in trincea contro la fiducia sul provvedimento in attesa di risposte su alcuni punti indigeribili contenuti nel testo: sul Superbonus e il Reddito di Cittadinanza.
L’incontro tra Conte e Draghi
“Servono risposte chiare in tempi ragionevoli”, ha detto Conte lasciando Palazzo Chigi dove si è da poco concluso l’incontro con il premier.
“Abbiamo parlato con il presidente Draghi, gli ho consegnato un documento a nome di tutta la comunità M5S. Come sapete abbiamo accumulato un forte disagio politico, ho esplicitato le ragioni di questo disagio che sono racchiuse anche nel documento”, ha aggiunto il leader del Movimento.
Che ha avvertito: “Siamo disponibili a condividere una responsabilità di Governo in modo leale e costruttivo, ma occorre un forte segno di discontinuità”.
Ma su cosa in particolare? “Ieri sono aumentati i prezzi di energia e gas e dobbiamo intervenire immediatamente con un intervento straordinario, 200 euro non bastano; dobbiamo approvare il salario minimo; dobbiamo offrire a tutti i contribuenti un piano di rateizzazione straordinaria delle cartelle fiscali – ha elencato Conte –. Ovviamente non permettiamo più che il reddito di cittadinanza sia messo quotidianamente in discussione. Vogliamo che sia sbloccato l’incaglio dei crediti del superbonus. Su questo vogliamo risposte chiare”.
Come pure sul salario minimo, altro tema indicato da Conte tra le condizioni per restare nel Governo.
E ancora: “Sul decreto Aiuti la nostra posizione è molto chiara, l’abbiamo già anticipata in Cdm non partecipando al voto: c’è una norma che non c’entra nulla e va contro la tradizione M5S. Noi non siamo qui per predicare la transizione ecologica di giorno e consentire nuove trivellazioni di notte”.
Ora la parola passa a Draghi, dal quale Conte si attende “risposte chiare in tempi ragionevoli”.
Anche tenuto conto che oggi (alle 14) è prevista la ripresa dei lavori alla Camera sul controverso decreto Aiuti, pomo della discordia e dell’escalation delle ultime ore nella maggioranza.
Il Consiglio nazione M5S
Parole in linea con l’orientamento del Consiglio nazionale M5S. “È emerso il disagio politico dell’intera comunità del MoVimento. La permanenza al Governo dipende dalle risposte concrete, nei fatti, che verranno date ai vari punti delle nostre richieste”, è trapelato da fonti del Movimento proprio mentre Conte varcava la soglia di Palazzo Chigi.
“La nostra presenza al governo è condizionata. Come andrà? Vedremo…”, ha tagliato corto, lasciando la sede M5S, il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia.
“Conte sta portando delle condizioni al governo, i punti su cui vorremmo avere delle risposte”, gli ha fatto eco l’ex capogruppo al Senato, Gianluca Perilli. E sulla permanenza nel Governo? “Vedremo, aspettiamo le risposte di Draghi…”.