Non ci sarà solo il Mes al centro della discussione fra i ministri dei 19 Paesi membri dell’Eurozona che domani saranno collegati oggi in videoconferenza a partire dalle 15. L’Eurogruppo dovrà sì decidere, in base alle sue ultime determinazioni e alle indicazioni del Consiglio Ue, nel dettaglio le modalità e le condizionalità dei prestiti che il Fondo europeo salva-Stati potrà fare ai governi che ne faranno richiesta per contrastare l’emergenza sanitaria ed economica dovuta al coronavirus. Inevitabile che i ministri finanziari si pongano anche la questione legata al caso scatenato dalla Corte costituzionale tedesca con i suoi rilievi alla Corte di Giustizia Ue e all’ingerenza nelle scelte della Bce. Azione, peraltro, già ampiamente stigmatizzata dallo stesso Istituto di Francoforte e dalla Commissione europea.
Su questo punto è intervenuto anche il premier italiano Giuseppe Conte, sottolineando come “non spetti ad una corte costituzionale decidere che cosa la fa o non fa la Bce”, posizione simile a quella espressa dal ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire: “È importante ricordare che la Bce è indipendente ed è la sola in grado di giudicare che cosa è necessario fare quando si tratta di politica monetaria nella zona euro”. A fronte anche di questo ci si aspetta che il Presidente Mario Centeno (nella foto) dimostri una chiara e netta presa di posizione a favore dell’indipendenza dell’Eurotower, specie in un momento così delicato e drammatico per l’economia dell’Unione, in cui è in ballo la sua stessa identità e ragione di esistere. Quanto al Mes l’attesa è invece che siano ridimensionate le pretese rigoriste degli olandesi e che la linea sia quella di stabilire tempi di rimborso dilatati e condizionalità che davvero siano “light”, in sostanza che la sorveglianza della Commissione sia realmente limitata alla coerenza tra i fondi erogati e gli obiettivi di spesa sanitaria (costi sia diretti che indiretti) senza nessuna Troika di mezzo o ulteriori controlli in un secondo momento.
Del resto sono stati proprio questi i punti focali, al centro delle difficili trattative delle ultime settimane: quanto tempo resterà aperta la finestra dei prestiti (se cioè dovrà essere chiusa al termine della crisi sanitaria) e, appunto, i tempi del rimborso dei fondi erogati. Sulla durata dell’accesso ai prestiti potrebbe essere trovato un accordo su una tempistica di 2-3 anni, prevedendo anche possibili proroghe. D’altra parte le stesse regole di bilancio (il cosiddetto Patto di stabilità) sono state congelate per un tempo ancora indefinito e lo resteranno ben oltre la stretta della crisi sanitaria, come ha confermato il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni che, insieme al vicepresidente esecutivo della Commissione Dombrovskis in una lettera a Centeno, ha ribadito che “la Commissione Ue non effettuerà nessuna missione ulteriore, oltre a quelle standard del Semestre europeo, per verificare le spese collegate al Mes, e non effettuerà alcuna richiesta di aggiustamento macroeconomico, nemmeno ex post, ai Paesi che chiederanno gli aiuti”.