Dal salario minimo alla riduzione dell’orario di lavoro fino alle regionali: i fronti aperti del campo largo per il 2025

Opposizione unita sulla Giustizia e lavoro comune per regionali e referendum. Ecco i "compiti" del campo largo per il 2025.

Dal salario minimo alla riduzione dell’orario di lavoro fino alle regionali: i fronti aperti del campo largo per il 2025

Ripartire dai (pochi) temi condivisi per provare a proporre un’opposizione strutturata (nell’immediato) e un’alternativa credibile (nel lungo periodo), soprattutto in vista delle Regionali (si voterà in sei regioni nel 2025). Il tutto, cercando di approfittare di ogni breccia che la lotta per il potere che divide i partiti di governo aprirà nella maggioranza. È il compito che aspetta il centrosinistra/campo largo/campo allargato, versione light (Pd-M5s-Avs) e strong (con l’aggiunta del centro, ammesso che esista, Iv-Azione-PiùEuropa), nel venturo 2025. Impresa più facile a dirsi che a farsi.

Salario minimo e orario di lavoro: le proposte unitarie del campo largo

Il punto di partenza dovranno essere i due testi di legge che il centrosinistra (light) ha presentato: salario minimo e riduzione dell’orario di lavoro. Prima di Natale una delegazione formata da Pd, M5s e Avs ha depositato alla Camera 120mila firme raccolte a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per l’introduzione del salario minimo di 9 euro l’ora. La prima proposta di legge era stata ritirata a causa delle modifiche e riformulazioni operate dal governo, che ne avevano completamente snaturato il testo.

Altro step, è la proposta di legge che mira ad abbassare l’orario di lavoro settimanale da 40 a 32 ore settimanali, mantenendo invariato lo stipendio dei dipendenti. La norma è attualmente in discussione presso la Commissione Lavoro della Camera.

La prima battaglia unitaria del campo largo sarà sulla Giustizia

Ma forse, il primo vero banco di prova per saggiare la tenuta dell’opposizione arriverà l’8 gennaio, quando a Montecitorio arriverà il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità sollevate sulla riforma della giustizia e la separazione delle carriere dei magistrati.

Il macigno Salva-Milano sul campo largo

Così come, sempre a gennaio, le opposizioni dovranno cimentarsi con la contestatissima Salva-Milano al Senato. E lì saranno dolori: mentre Movimento e Avs sono saldi nel dire “no” al colpo di spugna, il Pd (come spesso accade) è diviso: da una parte quelli – sempre più numerosi – che non vogliono intestarsi una norma che salva i palazzinari e gli speculatori, dall’altra i “moderati” che intendono seguire i desiderata del sindaco Giuseppe Sala. Una “faida” che potrebbe avere ripercussioni anche sulle maggioranze e alleanze locali, a partire proprio da Milano, dove si voterà solo nel 2027 per le comunali, ma dove già si lavora al dopo-Sala.

Sei regioni al voto: il centrosinistra deve riconfermarsi e riprendersi (almeno) le Marche

Ma il 2025 sarò anche un anno elettorale: dai referendum (autonomia differenziata e quelli sul lavoro) al voto amministrativo in ben sei regioni: Campania, Marche, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto. Dopo il 3 a 1 del 2024, il centrosinistra mira a confermarsi alla giuda di Toscana (con il bis di Eugenio Giani), Puglia (dove dovrebbe correre Antonio Decaro) e in Campania (dove però esiste la variabile Vincenzo De Luca, che potrebbe sparigliare le carte).

Il campo allargato tenterà poi di riconquistare le Marche, più per i demeriti dell’attuale presidente Francesco Acquaroli, che per una brillante strategia politica, mentre in Valle d’Aosta prevarranno, come sempre, logiche locali.

Lotta aperta in Veneto

Discorso ancora diverso per il Veneto, dove la variabile del presidente uscente, Luca Zaia, gioca stavolta contro il centrodestra. In attesa delle sue decisioni, lo scontro nella maggioranza di governo è apertissimo, con FdI che mira a prendersi la regione simbolo della Lega; il Carroccio che vedrebbe come uno smacco non esprimere il candidato presidente e Fi che punta forte su Flavio Tosi. E, in questo contesto tutt’altro che monolitico, il centrosinistra potrebbe tentare il colpo gobbo. Se solo riuscisse ad apparire compatto, coeso e credibile.