“Ministero del merito”? Non è sfuggito il nuovo nome che il neo premier Giorgia Meloni ha utilizzato nell’annunciare la nomina del dicastero che si occupa di scuola. Hanno infatti strabuzzato gli occhi pedagogisti, insegnanti ma anche molti presidi quando hanno sentito il sostantivo “merito”. Una modifica accompagnata da polemiche in lungo e il largo.
“Ministero del merito”? Non è sfuggito il nuovo nome che il neo premier Meloni ha utilizzato per il dicastero che si occupa di scuola
Così il centrodestra ha già fatto danni nel giro di poche ore. Indimenticabile anche il giuramento del ministro dell’Università, Anna Maria Bernini. È arrivata al Quirinale in tailleur: pantalone scuro con camicia chiara. Un look piuttosto elegante, sobrio. Ma è su Instagram che la neo ministra ha dato il meglio di sé con stories da vera e propria influencer, altro che ministro. Ha postato la video-storia dei momenti prima del giuramento, con tanto di colonna sonora: da Vasco con Vado al Massimo a Ligabue con Il meglio deve ancora venire fino al momento clou, musicato con T’Appartengo di Ambra Angiolini, in particolare il passaggio della canzone “adesso giura, adesso giura”.
Una scelta social, quella della ministra dell’Università, che non è stata apprezzata da tutti. Tanto che Bernini nel giro di qualche ora le ha rimosse. Tornando al “merito”, il diretto interessato, cioè il ministro Giuseppe Valditara, che al Quirinale è stato chiamato a giurare davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la vecchia denominazione, ha detto che i suoi primi giorni di lavoro “sono stati tutti assorbiti dall’impostazione del lavoro che ci attende perché, a maggior ragione nell’attuale momento storico, non c’è tempo per polemiche”.
Ma ha sottolineato anche “che il ‘Merito’, che il governo medesimo ha voluto aggiungere nella denominazione del ministero dell’Istruzione, è anzitutto un valore costituzionale, chiaramente affermato e declinato dall’articolo 34 della Costituzione”. La scuola, per il Ministro del merito, è l’infrastruttura più importante del Paese: “Deve, in primo luogo, saper individuare, valorizzare e fare emergere i talenti e le capacità di ogni persona indipendentemente dalle sue condizioni di partenza – prosegue il ministro – perché ciascun giovane possa avere una opportunità nel proprio futuro, tra l’altro in consonanza con la lettera e lo spirito dell’articolo 3 della Costituzione”.
Ma dal “valorizzare il merito” al discriminare gli ultimi il passo è breve. Così il sindacato dei presidi Dirigentiscuola auspica che “ci si possa avviare verso una nuova stagione che porti a riqualificare il sistema scolastico. La novità lessicale che investe la denominazione del ministero, con l’esplicito riferimento al Merito, va interpretata in maniera equilibrata, nell’ottica del perseguimento di obiettivi che favoriscano la crescita e la competitività della scuola italiana pur continuando a garantire pari opportunità”.
Di parere diverso è Piero Bernocchi, portavoce l’Esecutivo nazionale della Confederazione Cobas, che ci va giù pesante: “Il capolavoro” del governo è stato fatto “al ministero dell’Istruzione, che diviene sbalorditivamente “ministero Istruzione e merito”. Ma “merito” di chi? Dei docenti ed Ata? Degli studenti? E poi: questo sbandierato “merito” varrebbe solo per l’istruzione? E come Cobas conferma lo sciopero generale unitario del sindacalismo di base del 2 dicembre.