“Torneremo a chiedere ricollocamenti e ridistribuzioni. Con il decreto sicurezza si erano dimezzati gli sbarchi ma anche i morti, questi sono viaggi organizzati, chi è a bordo di quelle navi paga tremila dollari che poi diventano armi e droga. Dobbiamo stroncare il traffico di esseri umani e quindi anche di droga e armi”. Con queste parole il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha spiegato dai microfoni di Rtl 102.5 qual è, secondo lui, la storia che si cela dietro ai viaggi di disperati che solcano il Mediterraneo.
Prendersela con i migranti risulta la cosa più facile da fare per guadagnare like e spostare l’attenzione dei media dagli altri problemi
Insomma è la solita solfa delle destre che sono forti con i deboli e deboli con i forti. Qualcosa di già visto ma che questa volta rischia di essere la dinamica predominante di questo esecutivo che in campagna elettorale ha fatto promesse irrealizzabili – tra flat tax, aumenti delle pensioni e scostamento di bilancio -, costringendo Giorgia Meloni a richiamare gli alleati a restare con i piedi per terra, e ora si scontra con la realtà di un bilancio statale che lascia ben poco spazio ai sogni di gloria. Che questo sia l’andazzo è apparso chiaro già dal fatto che si sta perdendo molto tempo in chiacchiere e si sta facendo troppo poco per alleviare la crisi energetica e il caro bollette.
Ed è in questo scenario che prendersela con i migranti risulta la cosa più facile da fare per guadagnare like e spostare l’attenzione dei media dagli altri problemi su cui si può incidere poco o niente. Proprio guardando al primo punto, è piuttosto chiaro a tutti che la questione dei migranti è qualcosa che porta a una crescita esponenziale del consenso elettorale. Un concetto talmente lapalissiano che la premier, dopo la vittoria schiacciante alle scorse elezioni, ha fatto letteralmente di tutto per evitare che il Capitano tornasse al Viminale convinta che in questo modo non sarebbe riuscito a intestarsi questa battaglia senza quartiere al clandestino.
Ovviamente le cose non sono andate così e Salvini, finito alle Infrastrutture, ha mantenuto il controllo dei porti e da giorni imperversa sui social, sui quotidiani mainstream e nelle televisioni, raccontando questa terrificante invasione. Proprio il leader della Lega – che sembra stia cercando di rubare la scena sia al premier che al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi – ieri ha spiegato ancora che “non è una questione di principio ma normativa, l’immigrazione va controllata. La gran parte dei migranti è salvata dalla Guardia Costiera che interviene a soccorrere barchini e barconi allestiti dagli scafisti.
Dobbiamo tornare a lavorare direttamente nel Nord Africa. In Libia non si può andare a trattare, ma dobbiamo aiutare quei Paesi a uscire dalla crisi. Uno dei dossier sulla mia scrivania è sbloccare un intervento stradale in Libia che porterebbe lavoro e potrebbe risolvere il conflitto tra le varie fazioni”. Peccato che quanto racconta Salvini non sia altro che retorica mista a fantasia. Inutile dire che il dossier di cui parla, per quanto meritevole e dalle più nobili ambizioni, difficilmente potrà risolvere i problemi di un Paese in perenne guerra civile.
Del resto se bastasse così poco a chiudere una storia di violenze che va avanti da decenni, allora non si capisce come mai nessuno ci abbia pensato prima. Ma è proprio concettualmente sbagliato il discorso che fa il leader della Lega perché la sua guerra alle ong, iniziata già durante il governo gialloverde e ripartita ora che è tornato al Governo, si basa su una serie di affermazioni smentite dai fatti. In primo luogo gli sbarchi di migranti dalle navi delle organizzazioni di volontari, negli ultimi anni, sono stati mediamente l’11,5% del totale.
Nel 2022 delle 90mila persone arrivate in Italia attraverso il Mediterraneo soltanto 10mila sono state prese in carico dalle ong
In altre parole, soltanto guardando al 2022, sulle 90mila persone arrivate in Italia attraverso il Mediterraneo, soltanto 10mila sono state prese in carico dalle ong. Altrettanto falso è l’assunto che l’Ue sta ignorando l’Italia, scaricando su di essa il peso del problema.
A dircelo sono ancora una volta i dati da cui emerge, in modo un po’ sorprendente, che l’Italia è tra i Paesi europei che ospitano meno profughi in rapporto alla popolazione residente, circa tre ogni mille abitanti, quando la Germania ne ospita cinque volte tanti e Malta addirittura sei volte tanti. Certo è vero che le regole Ue vanno cambiate e che il patto di Dublino è superato, ma i fatti smentiscono la narrazione delle destre sovraniste.
Quel che è certo è che siamo agli albori di un braccio di ferro con l’Ue e che, come sempre, a pagarne dazio sono i disperati che hanno solcato il mare per raggiungere l’Europa. Al momento sono quattro le imbarcazioni operative nel Mediterraneo: Humanity 1, Geo Barents, Ocean Viking e Rise Above. Le prime due sono già giunte in porto a Catania forzando il blocco imposto dalle autorità italiane, le altre si trovano ancora a largo della Sicilia in attesa di capire come comportarsi.
Sulle imbarcazioni al momento trovano posto 572 migranti, in condizioni precarie secondo quanto fanno sapere i volontari, mentre circa 505 sono stati fatti sbarcare, conformemente alle disposizioni del governo italiano, in quanto ritenute fragili. Proprio per questo il legale della Humanity 1, l’avvocato Riccardo Campochiaro, ha annunciato che alcune associazioni presenteranno un esposto alla Procura di Catania sul maltrattamento dei migranti.
Una situazione che sta tenendo in apprensione la Commissione Ue e soprattutto il governo tedesco del cancelliere Olaf Sholz che da giorni polemizza con quello della Meloni. Proprio le autorità tedesche hanno ribadito ieri che il salvataggio in mare è “un dovere morale e giuridico e non può essere impedito”.