Enzo Lattuca, sindaco di Cesena, a che punto è il processo di ricostruzione dopo l’alluvione in Emilia-Romagna?
“È appena iniziata o forse nemmeno è iniziata fino in fondo. Quello che siamo riusciti a fare è solo l’inizio. Siamo al punto in cui o si va avanti con altro piglio e altre risorse oppure si va avanti lentamente. Noi saremmo nelle condizioni di andare più in fretta”.
Ci sono dei ritardi? E cosa riguardano?
“Intanto a noi ancora non sono state trasferite risorse dal governo, quindi siamo ancora a credito per tutti i lavori fatti sulle strade: dobbiamo pagare le ditte. Mezzo miliardo è già stato speso e ancora non è stato saldato il conto accumulato tra maggio e giugno. E poi ancora il resto è tutto da fare, abbiamo fatto solo gli interventi minimi indispensabili. Oggi abbiamo riaperto una strada importante tra due comuni, ma è solo una pista, non è asfaltata, è in condizioni di percorrenza minima. Siamo a questo livello. Per fronteggiare autunno e inverno servono altre risorse. Finora gli indennizzi a persone e imprese sono l’unica misura, ma parliamo di un contributo da 3mila euro per l’abitazione principale: ci sono persone con 50mila euro di danni”.
Troppo poco…
“La cosa che trovo abbastanza imbarazzante è che non sono state messe le risorse sulle cose facili, sia per i danni pubblici che privati. Poi, se devo essere sincero, la cosa che sconvolge di più del governo non è il ritardo né le risposte parziali, ma è la freddezza, la dimenticanza. Ho visto questo video di 27 minuti della presidente del Consiglio e la cosa che sconvolge è che non l’ho mai più sentita dir nulla. C’è una sorta di rimozione del problema da parte del governo, come se fosse una vergogna, una cosa di cui non si può parlare perché desta scandalo. Una cosa che anche umanamente, per le persone che stanno soffrendo e fuori casa, trovo di una freddezza crudele”.
Avete provato ad andare contatti diretti con il governo?
“Noi abbiamo scritto anche recentemente, perché c’è stato un solo incontro il 7 giugno e poi un incontro andato male con Musumeci. Dopo non abbiamo più avuto contatti con il governo. Abbiamo scritto anche alla presidente del Consiglio per dire che nel primo decreto hanno messo un miliardo e 200 milioni che non si stanno rivelando utili, perché quei capitoli non erano primari. Di questi 1,2 miliardi sono stati spesi meno di 100 milioni, non perché il territorio non sia capace, ma perché non coprivano i bisogni primari. È come se tu, a una persona che ha fame, gli dai un biglietto del treno. Non abbiamo avuto nessuna risposta, nessun tipo di interlocuzione. Abbiamo 1,1 miliardi su un binario morto, nel freezer. Il tempo, rispetto a un’emergenza e alla sua risposta, è importante: se uno è fuori casa fa la differenza tornare dopo sei mesi invece che due”.
Perché c’è questa freddezza da parte del governo: incapacità, calcolo politico per penalizzare una Regione rossa?
“Non lo so, è difficile da dire. Forse è anche un mix di questi fattori. Qualcosa manca, qualcosa anche a livello di volontà, c’è qualche problema di operatività, di far funzionare una macchina complessa. Però si percepisce dai provvedimenti e da questo silenzio. La presidente è venuta in quei giorni, ma non è più tornata. Me l’hanno detto molti cittadini: noi non sentiamo più parlare di quello che è successo, soprattutto dal governo”
Quella di Meloni a maggio è stata solo una passerella?
“Non la definisco neanche una passerella, era una visita dovuta e ha fatto bene a farla. Manca qualcosa, però. Che questo governo non si stia occupando, non stia prendendo sul serio, non abbia a cuore questa emergenza è un dato di fatto. Il problema è quello che non è seguito alla visita”.
Il governo aveva garantito indennizzi al 100%: è una promessa tramontata?
“Secondo me è presto per dire che è tramontata. Ma dico che se non ci sono risorse per il 100% subito, facciamo intanto il 30%. Io avevo anche proposto: esistono dei bonus per la ristrutturazione, quelli ordinari, al 50%. Se, solo per gli alluvionati, vengono potenziati, le persone sanno di poter recuperare in alcuni anni quello che stanno spendendo adesso per sistemare le case. Poi magari si introduce una cessione del credito per chi non ha la capienza”.
I sindaci sono stati davvero lasciati soli?
“Noi abbiamo sia dalla Regione che dalla struttura commissariale la massima attenzione, ma ci sono questioni che non possono risolvere, non possono riscrivere il decreto. Quello che manca è un confronto politico su quello che c’è da fare. A me pare che dopo la nomina del commissario la distanza del governo rispetto alla questione sia aumentata. E poi anche per le casse dei Comuni c’è un problema, abbiamo pagato – anzi dobbiamo pagare – i lavori: se i soldi non ci vengono trasferiti tra poco non sappiamo come pagare”.
Quindi, di chi è la colpa dei ritardi?
“Non ho dubbi che, se ci sono state esitazioni da parte del governo, comprese delle impuntature che ci hanno fatto perdere tempo, è per diffidenza. Anche questa diffidenza, come se qualcuno se ne volesse approfittare, credo non abbia aiutato a prendere decisioni giuste”.