Dal Salvini credente che fa infuriare i vescovi, alla Meloni che per la campagna elettorale si fa prendere la mano dal copia-incolla e clona motti e pensieri della Le Pen.
Se non fosse tutto vero ci sarebbe da ridere. Peccato che questa sia la realtà della campagna elettorale – davvero poco creativa – delle destre italiane che, sondaggi alla mano, non devono sforzarsi più di tanto per mantenere un vantaggio stimato nel 16% rispetto alla coalizione guidata dal Pd.
Eppure sembra che Matteo Salvini e Giorgia Meloni stiano facendo di tutto per complicarsi la vita. Certo ci sta mettendo del suo anche Silvio Berlusconi con le sue deliranti pillole di campagna elettorale, rilasciate quotidianamente su Facebook, in cui inneggia al nucleare, al presidenzialismo e a una riforma che metterebbe definitivamente ko la Giustizia.
Insomma una galleria degli orrori che un po’ suscita l’ilarità e un po’ preoccupazione.
Dal Credo di Salvini alla Meloni Pronta, errori e orrori
Chi sta facendo del suo peggio sembra, però, essere il leader della Lega. Sarà perché inebriato dai sondaggi – che farebbe bene a guardare con attenzione perché da kingmaker della coalizione è diventato poco più che un gregario della Meloni – ma da tempo inanella una serie tanto sterminata di scivoloni e polemiche da far sorgere il dubbio che lo stia facendo di proposito.
Tra le cose bizzarre che il Capitano ha regalato in questa prima parte di campagna elettorale c’è senza dubbio il suo continuo sottolineare la propria cristianità. Già finito nell’occhio del ciclone in passato per aver baciato il rosario durante diversi comizi, questa volta Salvini ha provato a fare qualcosa di più soft puntando ad evitare polemiche. Piccolo spoiler: non c’è riuscito.
A far detonare una polemica che gli è valsa un severo rimbrotto dai vescovi, è stato un manifesto della Lega in cui si legge la parola Credo. Una spettacolarizzazione, l’ennesima, del cristianesimo che ha fatto infuriare numerosi prelati e perfino Avvenire perché infastiditi “dall’ambiguità provocata dalla scelta di titolare il manifesto programmatico con una parola dalla valenza anche religiosa e cattolica”.
Stessa reazione anche all’interno del Vaticano dove, pur preferendo non esprimere un parere ufficiale, sotto voce fanno notare come “non è una novità il suo (di Salvini, ndr) uso strumentale della fede”. Se possibile ancor più incredibile lo scivolone di pochi giorni fa in cui se l’è presa con l’Unione europea che sta sanzionando la Russia.
A suo dire, infatti, le misure economiche di rappresaglia contro Vladimir Putin non solo non stanno avendo effetti ma starebbero addirittura prolungando la guerra. Che dire?
Non è stata di certo una gran bella mossa tanto più se si pensa che soltanto poche ore prima, davanti al timore degli alleati occidentali, il suo alleato Berlusconi si era affannato per dire che la coalizione di Centrodestra è atlantista, europeista e oltre a condannare duramente Putin non farà mancare in nessun modo il proprio aiuto a Volodymyr Zelensky.
Più pacata la Meloni che forte del suo vantaggio siderale, ha compreso che basta fare il minimo sindacale per portare a casa la vittoria. Malgrado ciò, però, anche lei è riuscita a fare un paio di strafalcioni.
Il primo è stato senza dubbio quello dell’incresciosa condivisione del video di uno stupro, ad opera di un immigrato, che ha causato enormi problemi alla vittima.
Un filmato shock che non sarebbe mai dovuto essere pubblicato, tanto più se si pensa che la giovane donna è stata identificata e ora sta vivendo un dramma, che è sparito dal web non perché la leader di FdI abbia compreso di aver sbagliato a contribuire alla sua diffusione ma perché è stato rimosso da tutte le piattaforme social.
Altro strafalcione è quello dei manifesti di Fratelli d’Italia che tappezzano le città con lo slogan ‘Pronti’ e di fianco il profilo di Giorgia sorridente.
‘Pronti’ a cosa? Senza dubbio a governare, del resto è probabile andrà così, come anche a copiare i motti di Marion Maréchal Le Pen, la nipote di Marine, che in Francia nei suoi manifesti ha fatto scrivere Nous sommes prêts ossia “siamo pronti”.