Il distacco del ghiacciaio che ha travolto diverse cordate di escursionisti sulla Marmolada è una strage. Dei 19 dispersi ne sono stati rintracciati e salvati 4 mentre sarebbero 8 le vittime, tra cui due guide alpine. I feriti sono una decina, due dei quali in gravi condizioni.
La tragedia della Marmolada ha dato nuovo fiato a complottisti e negazionisti
Walter Milan, portavoce del soccorso alpino, ha fatto il punto della situazione: “L’operazione è molto complicata, ed è fatta sia sul terreno sia con tutta una serie di approfondimenti che vanno a verificare le varie segnalazioni. I droni stanno scandagliando ogni metro della valanga. Il pericolo oggi come ieri sono le alte temperature, non sono esclusi altri crolli. Si cerca di lavorare con meno forze possibile sul terreno per non mettere in pericolo i soccorritori. Le operazioni non si sono mai interrotte, sono continuate dalle prime ore di questa mattina e andranno avanti”.
L’inchiesta per disastro colposo al momento a carico di ignoti aperta dal procura di Trento dovrà stabilire le cause ma i numeri parlano chiaro: la stazione di rilevamento dell’Arpav presente in quota nelle ore precedenti al collasso del saracco dice che sabato si erano toccati i 9 gradi, durante la notte la minima era stata di 5 gradi e già alle 11 di domenica mattina la rilevazione aveva superato i 10°.
La tragedia della Marmolada ha però dato nuovo fiato ai complottisti e ai negazionisti che anche sul clima trovano terreno fertile per concimare le proprie strampalate teorie. Come sempre si tratta di complotti che, anche grazie alla rete, si propagano velocemente in tutto il mondo. Nel novembre dell’anno scorso The Denial File di Bbc World Service segnalava che “diverse pagine di Wikipedia in lingua straniera (non in inglese, ndr) viste da Bbc News stanno promuovendo teorie del complotto e facendo affermazioni fuorvianti sul cambiamento climatico”.
Il gioco è sempre lo stesso: suggerire che gli scienziati siano divisi sulle cause del riscaldamento globale mentre il consenso scientifico sul fatto che sia causato dall’uomo è enorme: 99,9%. Altre teorie ampiamente smentite includono affermazioni infondate sull’emergere di un governo mondiale totalitario e collegano le richieste dei giovani di Friday For Future di una maggiore azione climatica a interessi finanziari segreti, facendo con questa ipotesi strampalata il gioco delle multinazionali petrolifere e delle petro-monarchie e dittature i cui interessi non sono affatto segreti.
Su Facebook, com’è facile immaginare, il terreno è ancora più fertile. In occasione della Cop 26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, gli influencer e gruppi complottisti sul clima hanno superato per popolarità e capacità di coinvolgimento la comunità scientifica. Una ricerca dell’Institute for strategic dialogue ha monitorato come durante i giorni della Cop 26 i post degli influencer anti-scientisti siano riusciti a silenziare quelli del Climate Science Center di Facebook, ovvero un insieme di organizzazioni che promuovono informazioni affidabili sui cambiamenti climatici.
Oltre a una maggiore popolarità i gruppi negazionisti su facebook dimostrano anche una maggiore capacità di coinvolgimento: i contenuti condivisi da queste pagine hanno generato un livello di interazione significativamente maggiore rispetto ai post prodotti da fonti autorevoli. La propaganda di disinformazione sul clima ha su facebook un livello di coinvolgimento 12 volte superiore a quello generato dalla cosiddetta scienza.
La strategia negazionista del resto si è mossa fin dagli anni ’70 e ’80 con lo slogan “la scienza non è definita” che aveva l’obiettivo di ritardare e impedire l’approvazione di leggi e politiche contro le emissioni di gas serra attraverso campagne di disinformazione e attività di lobbying. Come hanno scritto Stella Levantesi e Antonio Scalari per Valigia Blu “il negazionismo si adatta ai tempi e alle circostanze e sfrutta le occasioni che il dibattito pubblico offre […] il suo approccio continua a essere basato sulla strumentalizzazione, la manipolazione di dati e studi scientifici e l’uso di argomenti infondati e fallaci […] L’intento, piuttosto, è quello di far apparire le politiche per l’ambiente e il clima come un potenziale ostacolo alla crescita. Un fardello per le imprese, i consumatori e per l’intera collettività”.
E in Italia i disinformatori viaggiano anche su testate eccellenti, fingendo che il dibattito scientifico sull’esistenza del cambiamento climatico sia ancora in corso quando invece il cambiamento climatico non è più una “teoria” ma una realtà scientificamente fondata. Così si passa dal fisico Antonino Zichichi, che attribuisce il riscaldamento globale all’attività solare (una vecchia tesi, già smentita), Franco Battaglia (docente di chimica fisica dell’Universitа di Modena) che ospite a Cartabianca su Rai 3 ha ripetuto che le attività umane “non c’entrano niente con il cambiamento climatico” o Franco Prodi (spesso ospite de Il Foglio che del negazionismo del cambiamento climatico ne ha fatto una missione editoriale, mentre poi dispensa patenti di “competenza” agli altri) che vorrebbe convincerci che “il cambiamento è connaturato al clima”.
Che “i cambiamenti climatici sono la regola della Natura” l’ha scritto anche Umberto Minopoli, guarda caso presidente di Asso Nucleare. Eppure il 99,9% degli articoli scientifici pubblicati dal 2012 a oggi ritiene che le cause antropiche abbiano un ruolo nella crisi climatica. Solo 4 studi su 3000 lo mettono in dubbio. Laura Young ed Erin Fitz, ricercatori del Georgia Gwinnett College, negli Stati Uniti, hanno analizzato le pubblicazioni sul tema e hanno scoperto che quei pochi negazionisti tra l’altro non sono qualificati per esprimere una valutazione attendibile e fanno anche parte di organizzazioni e industrie che si oppongono al movimento contro il cambiamento climatico
Dopo i complottisti sul Covid ora ci ritroviamo i negazionisti del clima. C’è una sostanziale e pericolosissima differenza: questi hanno alle spalle interessi enormi. Non è ignoranza, è consapevolezza di chi si è scelto di servire.
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