Un passo in avanti, dunque uno di lato. Infine – ma non è detta l’ultima parola – uno di lato. È quanto vissuto ieri dalla Lega di Matteo Salvini in merito sia alla partita dei ballottaggi per i sindaci (vecchio pallino del Carroccio), sia alla partita del terzo mandato (per continuare a godere di governatori leghisti in regioni-chiave). Ma partiamo da principio.
Proposta per evitare il secondo turno col 40% dei voti. La Lega di Salvini prova il blitz ma poi fa dietrofront
L’idea iniziale era quella di abbassare al 40% dei voti (invece della maggioranza assoluta) la soglia oltre la quale un candidato sindaco di un Comune sopra i 15mila abitanti viene eletto al primo turno, senza passare dal ballottaggio. A sorpresa e all’insaputa degli alleati, la Lega ha riproposto come detto un suo vecchio pallino in uno dei quaranta emendamenti presentati in Aula al decreto Elezioni, licenziato martedì dalla Commissione Affari Costituzionali. Ma dopo qualche ora di polemiche (dalle opposizioni) e imbarazzo (dal governo) il capogruppo del Carroccio Massimiliano Romeo ha accolto l’invito del relatore, il meloniano Alberto Balboni, e annunciato la trasformazione della proposta in un ordine del giorno, cioè un atto di indirizzo (non vincolante) rivolto al governo, approvato con 81 sì, un voto contrario e nessun astenuto.
“Sono d’accordo nel merito, è un sistema che ha la sua dignità, ma non vedo l’opportunità di inserirlo in questo momento. Cambia le regole in vigore, avrebbe avuto bisogno di maggior confronto. Un tema così importante andava affrontato con ben altro metodo“, aveva detto Balboni, minacciando di dare parere contrario se l’emendamento non fosse stato ritirato. Parole a cui Romeo ha replicato: “Possiamo comprendere che modificare questa norma a pochi mesi dal voto sia complicato, serve più tempo, ma per noi era importante porre questo tema. Perché spesso al ballottaggio viene eletto sindaco chi ha preso meno voti al primo turno, e su questo va fatta una valutazione. Stavolta è diventato ordine del giorno, la prossima – lo diciamo al governo – lotteremo fino alla fine e lo metteremo ai voti”, annuncia.
Il Carroccio ha riprovato (senza successo) anche il blitz per consentire il terzo mandato ai presidenti di Regione
Durante l’esame in assemblea, il Carroccio ha riprovato (senza successo) anche il blitz per consentire il terzo mandato ai presidenti di Regione. L’emendamento sui ballottaggi ha fatto infuriare le opposizioni, che hanno ricordato come l’iniziativa arrivi a poche settimane dalle Comunali dell’8 e 9 giugno (quando si voterà, oltre che per le Europee, per il rinnovo delle amministrazioni di 27 capoluoghi di provincia, tra cui Firenze, Bari e Cagliari). “La Lega si fermi, il blitz sulla cancellazione dei ballottaggi a tre mesi dal voto è uno sfregio alle più basilari regole democratiche“, ha attaccato la segretaria del Pd Elly Schlein.
Ma non è tutto. Il Carroccio infatti ha riproposto in Aula anche l’emendamento, già bocciato in Commissione, per consentire ai governatori delle Regioni di essere rieletti dopo il secondo mandato (il decreto lo permette solo ai sindaci dei Comuni sotto i 15mila abitanti): si tratta della cosiddetta norma “salva-Zaia“, dal caso del governatore veneto Luca Zaia, che con le regole attuali non potrà ricandidarsi. Il governo (per bocca della sottosegretaria Wanda Ferro) si è rimesso all’Aula, ma FI e FdI sono rimaste contrarie: la proposta è stata respinta con soli 26 voti a favore e 112 contrari. “La Lega sembra una belva ferita che prova il tutto per tutto con una foga fuori controllo. Fa ancora parte della maggioranza? Il suo comportamento sembra più quello ostruzionistico di una forza di opposizione, con emendamenti che spuntano dal nulla prima dell’esame dell’Aula”, ha detto la 5S Alessandra Maiorino.