La galassia Berlusconi può permettersi l’affare delle torri Rai? Mentre la politica si interroga su cosa c’è sotto l’offerta presentata dal Biscione, il mercato si fa alcune domande che possono tornare utili anche ai Palazzi del potere. L’impero del Cavaliere è oggi un colosso con i piedi d’argilla. Un po’ meno rispetto ai tempi della discesa in campo, quando il debito sfiorava i cinquemila miliardi di lire e il banchiere re di Roma Cesare Geronzi ebbe la felice intuizione di salvare quel curioso costruttore milanese con la fissa della televisione commerciale. seguirono gli anni della quotazione di Mediaset, delle grandi aziende che portavano soldi a palate per la pubblicità sulle tv del premier/leader dell’opposizione. Il gruppo si allargò, conquistando nuovi business e allargando quelli storici, dalla finanza all’editoria, al calcio. Oggi però il gruppo non naviga in acque serene.
DEBITI
Quasi tutte le società hanno i bilanci in rosso e le linee di credito sono largamente utilizzate, anche se la holding non ha per ora nessun problema di liquidità. Le banche, infatti, sono state sempre generose e, se per questo, ben remunerate per i loro affidamenti alle aziende del Cavaliere. Ciò non di meno, sentenze come quella che ha costretto Mondadori a risarcire con 500 milioni il gruppo De Benedetti per il famoso lodo di segrate, pesano. Non come pesa il sontuoso assegno divorzile concesso all’ex moglie di Silvio, Veronica Lario, ma le uscite sono un fiume in piena. C’è poi il problema di Premium, altra potenziale gallina dalle uova d’oro, che però per adesso non ha mantenuto le promesse. Come può dunque in questo quadro Mondadori offrire 150 milioni per comprare Rcs libri (facendo un regalo a Rcs, che ha disperato bisogno di soldi per ripagare le banche) o lanciare un’offerta di acquisto e di scambio da 1,22 miliardi per le torri della Rai? Ecco che allora le operazioni vengono lette come diversivi, tentativi di smuovere le acque con dietro la mano dei figli del Cavaliere che gestiscono ciascuno un pezzo dell’intero gruppo.
CESSIONI NECESSARIE
Da una parte dunque si spinge per fare cassa, e non è più tanto lontana la cessione dell’amato Milan. Dall’altra si annunciano investimenti milionari che appaiono poco coerenti con una politica di contenimento dei costi lanciata su tutta la linea. basti pensare alle economie strettissime adottate sulle televisioni. Una stretta che però ha risparmiato fin adesso qualunque macelleria sociale. A differenza di tanti altri gruppi industriali, che per prima cosa mettono sulla strada i dipendenti, a Berlusconi e alla sua famiglia bisogna dare atto di non aver mai avviato licenziamenti di massa. Sullo sfondo restano infine le grandi cessioni, a partire dalle televisioni, che farebbero gola agli arabi. Mediaset potrebbe essere oggi la porta d’ingresso in Europa per operatori come Al Jazira. In alternativa restano nel cassetto piani antichi e impolverati dalle resistenze della politica, con in prima fila la fusione tra Mediaset e Telecom. La nascita di un colosso della telefonia e della televisione. Un sogno rimasto tale.