Le settimane di fibrillazioni estive fra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, hanno lasciato tracce ben visibili di malcontento tra gli alleati di centrodestra. E hanno creato forte irritazione alla premier. Irritazione che ha raggiunto il culmine dopo l’annuncio di Mediaset, arrivato lunedì sera, che Maria Rosaria Boccia, mancata consulente dell’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, sarebbe stata intervistata a Carta Bianca in onda su Rete 4 martedì.
Vani i richiami all’unità di Meloni agli alleati
Eppure Giorgia Meloni era stata chiara sulla necessità di dover proseguire all’insegna della compattezza, evitando fughe in avanti e passi falsi. Lo aveva detto la settimana scorsa all’esecutivo di FdI, in cui aveva sostenuto che non sono consentiti errori, e prima ancora in Consiglio dei ministri.
Eppure i fronti aperti tra gli alleati sono molteplici: Rai, carceri, cittadinanza, Autonomia differenziata, Europa, Regionali, Manovra. Ma se gli attriti tra Forza Italia e Lega si sono consumati alla luce del sole, il fastidio tra FdI e FI agisce per vie più sotterranee.
Tra i Berlusconi e Meloni il nodo Rai-Mediaset
In particolar modo la disponibilità di Mediaset con Boccia è arrivata a Meloni come l’ultimo atto ostile nei suoi confronti da parte dei Berlusconi, a cui fa capo il gruppo editoriale sui cui canali avrebbe dovuto andare in onda l’intervista poi saltata per volontà della stessa Boccia.
La diffidenza tra Meloni e i Berlusconi a monte si nutre di un sospetto. Ovvero quello che Lega e Fratelli d’Italia progettino di privatizzare la Rai. La Lega ha già proposto di aumentare la pubblicità nella tv pubblica per abbassare il canone, scatenando l’ira di Forza Italia.
Il muro degli azzurri è diventato insormontabile di fronte all’idea vagheggiata dagli alleati di privatizzare la Rai. “La Rai è una grande azienda, io credo che non debba essere privatizzata, credo che non si debba diminuire il canone”, ha detto il vicepremier, ministro e leader di Forza Italia, Antonio Tajani.
Manca peraltro l’accordo sulle nomine della tv pubblica. È destinato a slittare il voto di Camera e Senato sui consiglieri di amministrazione, previsto per questa settimana. Il 26 settembre potrebbe essere il nuovo orizzonte.
Meloni, insomma, prende tempo per cercare di risolvere il puzzle, da una parte trattando con gli alleati, dall’altra con le opposizioni, che chiedono un presidente di garanzia anziché Simona Agnes, in quota FI, che per ora non cede su questo fronte.
I fronti aperti tra gli alleati: dalle carceri ai diritti
Altro nervo scoperto sono le carceri. Forza Italia era favorevole già nel decreto carceri a discutere della norma che dice no alla permanenza in carcere dei bambini e aveva provato a spingere sulla concessione della semilibertà se la pena da scontare non supera i 4 anni. Ma si era scontrata col muro degli alleati.
Ora Forza Italia è tornata alla carica e ha presentato al ddl Sicurezza un emendamento sul nodo delle detenute madri. La proposta azzurra chiede di ripristinare l’obbligo di differimento della pena per le madri con figli fino a un anno tolto con il provvedimento.
Azione, poi, come annunciato, ha depositato un emendamento, sempre al ddl Sicurezza, sullo Ius scholae sul quale sfida Forza Italia. La proposta di modifica prevede l’acquisto della cittadinanza dopo dieci anni per i minori che abbiano concluso il primo ciclo e i primi due anni del secondo ciclo nelle scuole secondarie di secondo grado o percorsi triennali e quadriennali di istruzione e formazione professionale di competenza regionale.
Forza Italia dovrà decidere come comportarsi sull’emendamento di Azione anche se ha da subito detto di star lavorando a una propria pdl. Proposta che sappiamo incontra l’ostilità della Lega ma anche di Fratelli d’Italia che non considera la riforma delle regole sulla cittadinanza come una priorità del governo.
Sempre in tema di diritti ricordiamo quanto ha detto quest’estate la figlia di Silvio Berlusconi: “Se parliamo di aborto, fine vita o diritti Lgbtq, mi sento più in sintonia con la sinistra di buon senso”, ha dichiarato Marina Berlusconi.
L’attivismo di Tajani su Sud ed Europa disturba Meloni
E arriviamo all’Autonomia differenziata. Lo scontro all’apparenza è tutto tra Lega e Forza Italia, ma in realtà l’attivismo di Tajani sulla riforma leghista, su cui il leader azzurro intende vigilare per evitare che danneggi i cittadini del Sud, provoca una profonda irritazione in Giorgia Meloni.
Che Tajani voglia passare come il salvatore dell’unità nazionale, scavalcando la stessa premier e i suoi Fratelli d’Italia sensibili al consenso elettorale nelle regioni del Mezzogiorno, non può essere tollerato da Meloni.
Idem che Tajani voglia fare da garante alla premier in Europa, facendo leva sul ruolo di forza moderata e centrista che svolge Forza Italia all’interno del governo.
Altro nervo scoperto sono le Regionali. Basta prendere il caso del Veneto. La Regione ora governata dal leghista Luca Zaia è contesa da tutti gli alleati. E un terreno di scontro in maggioranza sarà sicuramente la Manovra. Ne vedremo delle belle.