Una riunione cominciata con circa un quarto d’ora di ritardo e terminata solo a notte inoltrata. Non poteva andare altrimenti visti i temi toccati dalla Commissione Vigilanza Rai con le audizioni dell’amministratore delegato Fabrizio Salini e del presidente Marcello Foa: la lettera inviata dal presidente Alberto Barachini e che ha portato a “riequilibrare” lo spazio tra opposizione e maggioranza dopo gli ormai famosi attacchi di Giuseppe Conte in conferenza stampa diretti a Matteo Salvini e Giorgia Meloni; e, ancora, la posizione del presidente Marcello Foa che, pur essendo presidente di garanzia, si è di fatto dissociato dal servizio del Tg1 che ha ricostruito le responsabilità politiche e amministrative nella mancata istituzione della zona rossa nel bergamasco.
E il momento clou, non a caso, è stato proprio quando il senatore pentastellato Primo Di Nicola ha toccato quest’ultimo tema, andando allo scontro diretto con Foa. Il risultato è stato una bagarre a notte fonda con il centrodestra che ha stento ha consentito all’ex giornalista di continuare nella sua disamina. Secondo Di Nicola il servizio realizzato da Stefania Battistini è stato “ben fatto” né si è macchiato, come raccontato in pratica da tutti gli esponenti delle opposizioni, sotto anonimato: “Il volto era coperto – ha spiegato Di Nicola – ma il primario era perfettamente riconoscibile. Lei dovrebbe conoscere la differenza”. Ed è per questo che, secondo Di Nicola, Foa avrebbe dovuto “dovuto rispedire al mittente” le richieste di riequilibrio e, invece, “con aria compiuaciuta” ha messo il “timbro notarile sull’intera operazione”.
Ma Foa non è stato, come detto, l’unico presidente a finire nel mirino dei pentastellati. Ha fatto discutere anche la lettera inviata da Barachini. I motivi sono stati snocciolati, punto per punto, dalla deputata Francesca Flati, che ha chiesto “quale sia stato l’iter che ha portato a dare spazio ai leader delle opposizioni”. Nella lettera, infatti, firmata da Barachini all’insaputa dell’intera Commissione, non ci sono riferimenti di legge o regolamenti, si fa riferimento generico al pluralismo e quasi che “ci si sostituisce all’Agcom”. Né convince il tempo dato a disposizione: come ha sottolineato la 5S Conny Giordano “a fronte di pochi secondi in cui Conte ha menzionato i leader delle opposizioni, entrambi hanno goduto di un totale di 12 minuti a testa in diversi Tg”.
Ovviamente, però, le opposizioni hanno fatto muro, attaccando i programmi di informazione: Tg1 e, addirittura, Report. Il primo, per usare le parole di Maurizio Gasparri, sarebbe addirittura “teleguidato dal Fatto”; il secondo invece, a detta della Lega, avrebbe con un suo servizio su agricoltura intensiva e coronavirus “danneggiato un intero settore”. Nessun cenno, ovviamente, alle incursioni di Barachini e Foa, difesi strenuamente. Ma, anzi, si arriva all’assurso che neanche si comprenda la ragione, a detta di Daniela Santanché, dei servizi contro Attilio Fontana.
Al di là delle bagarre e delle dichiarazioni variegate, resta il dato politico: il Movimento ha di fatto consegnato il foglio di via a Foa. E domani ci sarà il secondo round, con il consigliere Riccardo Laganà che tornerà all’attacco dopo che, proprio a La Notizia, ha detto candidamente che Foa dovrebbe dimettersi da presidente Rai. Del suo stesso avviso sarebbe anche Rita Burioni e Beatrice Coletti. A difenderlo, considerando l’astensione di Salini, rimarrebbero solo Igor De Biasio e Giampaolo Rossi. Insomma, l’atto di censura è più che probabile. E questa non è una fake news.