Dagli insulti agli elogi il passo è breve. Perché sarà pure come dice Matteo Renzi che “era dai tempi di San Paolo sulla strada di Damasco che non si vedeva una conversione come quella di Luigi Di Maio”. Ma di certo, pure lui, in fatto di conversioni non scherza.
Dagli insulti agli elogi, i renziani ora plaudono Di Maio
Sono passati solo pochi giorni da quando il leader di Italia Viva strappava applausi alla platea dei Giovani imprenditori di Confindustria a Rapallo irridendo il ministro degli Esteri e neo leader di Insieme per il futuro: “La Farnesina gli ha fatto bene, è stata meglio del Cepu, un corso di recupero straordinario per Di Maio”.
Eppure sono bastati ai suoi per cambiare registro. Sentite qua la sviolinata della ministra italoviva Elena Bonetti: “Ho riconosciuto il coraggio di Di Maio che ha rinnegato il populismo dei 5 Stelle e che i 5 Stelle con Conte ancora portano avanti. Rispetto al rumore che ha provocato nel Governo, non tanto per la scelta di Di Maio ma per le reazioni, per me è molto rumore per nulla. Ora bisogna stare sulle cose che contano. C’è una agenda da portare avanti, senza lasciarsi distrarre da polemiche tutte interne ai partiti. È un rumore che distoglie l’attenzione dalla verità delle cose, cioè che la proposta populista è in difficoltà. È per questo che continuiamo a lavorare per un campo riformista”.
Anche con Di Maio? La domanda, visti i sondaggi e i risultati elettorali delle ultime amministrative, è legittima: solo un rassemblement di tutti i microcespugli di centro potrebbe garantire a Renzi & C. la rielezione. Ed ecco che, anche il ministro del Cepu, per citare lo stesso Renzi, può tornare utile. Quando si dice la coerenza.