La tassa sugli extraprofitti delle banche, introdotta a sorpresa dal governo, è già stata ridimensionata dopo il crollo dei titoli degli istituti. Alla fine l’esecutivo dovrebbe ricavarci circa due miliardi o poco più in un anno.
Si tratta di risorse da aggiungere alla manovra, coperture per qualche intervento previsto nel 2024. Ma quali? Sicuramente qualcosa andrà ai mutui per la prima casa e il resto servirà per un calo delle tasse, ma solamente per il prossimo anno.
La tassa sugli extraprofitti delle banche
Il prelievo avverrà sul margine di interesse nel caso in cui questo sia superiore al 5% nel 2022 (rispetto al 2021) e al 10% nel 2023 (sempre rispetto al 2021). Ma ricordiamo che si tratta di un prelievo una tantum.
Cosa farà il governo con i prelievi dalle banche: dagli stipendi ai mutui
Si tratta, secondo il Messaggero, di circa due miliardi di euro che il governo potrebbe avere dalle banche. Utilizzabili solo per misure temporanee, essendo un prelievo una tantum.
Il primo intervento annunciato è quello sui mutui, con il rifinanziamento del fondo di garanzia per l’acquisto della prima casa da parte degli under 35 con un Isee inferiore ai 40mila euro. Nella scorsa manovra sono stati stanziati 500 milioni per la proroga fino a fine 2023, è quindi probabile che avvenga lo stesso per un altro anno, con cifre simili.
Un’altra parte delle risorse provenienti dalla tassa sarà indirizzata alla riduzione del carico fiscale. Difficile che venga utilizzata per la riforma fiscale e per la riduzione delle aliquote Irpef (da quattro a tre), che costa di più.
Più probabile, invece, che si usino questi fondi come una mini-dote utile a prolungare la riduzione del cuneo fiscale attualmente in vigore: deve essere confermato per il 2024 lo sgravio contributivo attualmente fissato al 7% fino a 25mila euro e al 6% fino a 35mila euro. Una misura che costa molto di più, se confermato in pieno parliamo di almeno 10 miliardi, ma che potrebbe essere in parte finanziata con questo prelievo.