di Nicoletta Appignani
Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Anche se, nel caso di Giampaolo Morosini, di pelo in trent’anni ne è caduto tanto. Era uno dei quattro uomini d’oro di quella che è passata alla storia come “la rapina del secolo”, il colpo da 35 miliardi alla Brink’s Securmark di Roma. Adesso è finito dentro un’altra volta, Morosini, arrestato dai poliziotti di Cuneo per usura ed estorsione: l’hanno pizzicato in flagrante, mentre riscuoteva una rata da 200 euro del pizzo imposto a un imprenditore della zona. Spiccioli per uno che, la sera del 25 marzo 1984, partecipò all’assalto al deposito diventato leggendario. Fra gli azionisti della Brink’s un personaggio come Michele Sindona, tanto per cominciare con uno solo dei misteri di quello storico colpo. A capo della banda un tale Antonio Chichiarelli, meglio noto alle cronache col nome d’arte di Tony il Falsario, l’uomo dei mille segreti, il falsario della banda della Magliana. Sul luogo della rapina gli investigatori trovarono sette proiettili calibro 7,62, un riferimento all’omicidio del giornalista Mino Pecorelli, poi un fumogeno Energa, di quelli che furono usati dalle Brigate Rosse per l’agguato e l’omicidio sul lungotevere del colonnello dei carabinieri Antonio Varisco; infine sette catene e sette chiavi, richiamo al falso “comunicato numero 7”delle BR. L’aveva scritto lo stesso Chichiarelli, quel testo: depistava le forze di polizia avvisando che il corpo di Aldo Moro era stato gettato nel Lago della Duchessa a Rieti. Misteri della Repubblica di quegli anni di piombo che, nel 1984, erano ormai agli sgoccioli ma ancora non volevano finire. Solo in seguito si scoprì che dietro al colpo alla Brink’s c’era sempre lui, Tony il Falsario, che forse ebbe un ruolo anche nell’istruttoria per l’omicidio di Pecorelli, che con il suo giornale OP indagava sul rapimento Moro. Non fece in tempo a godersi i soldi, Tony, ammazzato poco dopo da chi forse voleva togliere di mezzo l’uomo dei troppi segreti. Ammazzato – guarda caso – con sette colpi di pistola. Quanto al compare, Morosini scontò 12 anni e uscì. Da ultimo, ritiratosi a Cuneo, sfruttava ancora l’aura di pericoloso criminale taglieggiando un imprenditore del posto, cui aveva estorto nel corso degli anni 100 mila euro. Spiccioli rispetto ai 35 miliardi della rapina del secolo. Il piccolo guadagno di un lupo senza pelo ancora capace di mordere.