La Commissione von der Leyen non trova pace. Dopo la recente polemica su Tzitzikostas alla carica di commissario ai trasporti, un altro nome della sua squadra finisce sotto i riflettori. Questa volta è il turno di Costas Kadis, designato come futuro commissario europeo per gli oceani e la pesca.
Il passato di Kadis come ministro dell’ambiente a Cipro torna a perseguitarlo proprio mentre si prepara a trasferirsi a Bruxelles. Al centro della controversia c’è un progetto di trattamento dei rifiuti nella regione di Limassol, finanziato dall’Ue con ben 46 milioni di euro nel 2015. L’impianto di Pentakomo doveva essere un fiore all’occhiello della gestione sostenibile dei rifiuti ma si è trasformato in un vero e proprio incubo ecologico.
Il disastro di Pentakomo: 46 milioni di euro in fumo
Un rapporto interno, arrivato sulla scrivania di Kadis poco prima di lasciare il ministero nel febbraio 2023, dipinge un quadro a tinte fosche: anni di smaltimento illegale di rifiuti, violazioni delle normative europee e un fallimento su tutta la linea nel raggiungere gli obiettivi del progetto. Il combustibile derivato dai rifiuti, che doveva essere il prodotto principale dell’impianto, non è mai stato venduto come previsto, finendo invece sepolto illegalmente.
Ma la storia inizia molto prima dell’arrivo di Kadis al ministero. Già nel 2015, quando l’Ue concesse i fondi, il governo cipriota sapeva che i rifiuti locali non erano adatti per produrre il tipo di combustibile richiesto. Nonostante ciò, firmò l’accordo con Bruxelles, dando il via a un progetto nato sotto una cattiva stella.
Le conseguenze non hanno tardato a farsi sentire. Gli abitanti di Pentakomo e dei dintorni hanno dovuto sopportare l’insopportabile: odori nauseabondi provenienti da cumuli di rifiuti lasciati a marcire sotto il sole cocente dell’estate cipriota. Non solo i rifiuti domestici ma anche medici e industriali, potenzialmente pericolosi, sono finiti in discarica senza alcun trattamento.
Kadis, entrato in scena come ministro dell’ambiente nel 2018, si è trovato a gestire il problema per cinque lunghi anni. Critici come Efi Xanthou, del movimento ecologista cipriota, puntano il dito: “Come può qualcuno fidarsi di lui come commissario, dopo che non è riuscito a risolvere il problema in tutto questo tempo?”.
Il ministero, sotto la guida di Kadis, ha cercato di scaricare la colpa sull’azienda appaltatrice, Medcon & DB Technologies. I documenti però raccontano una storia diversa: l’azienda aveva ripetutamente avvertito il governo dei problemi tecnici insormontabili. L’umidità dei rifiuti era troppo alta, rendendo impossibile la produzione del combustibile secondo le specifiche richieste.
Da ministro a commissario Ue: il paradosso Kadis
Ora, mentre Kadis si prepara ad affrontare l’esame del Parlamento europeo per la sua nomina, lo spettro di Pentakomo lo segue a Bruxelles. Le domande si moltiplicano: cosa sapeva realmente della situazione? Perché non è intervenuto in modo decisivo? E soprattutto, è la persona giusta per guidare le politiche europee su oceani e pesca, dopo questo fallimento ambientale?
Per Ursula von der Leyen, questa nuova grana arriva in un momento già delicato. La sua Commissione, che doveva incarnare un nuovo corso per l’Europa, si trova a dover giustificare le scelte di commissari ancor prima di entrare pienamente in carica. Il caso Kadis potrebbe diventare un test cruciale per la credibilità dell’esecutivo europeo in materia di ambiente e trasparenza.
Mentre a Pentakomo i rifiuti continuano ad accumularsi illegalmente il futuro politico di Kadis è appeso a un filo. Il Parlamento europeo avrà l’ultima parola sulla sua nomina, ma una cosa è certa: lo scandalo cipriota dei rifiuti ha già lasciato una macchia indelebile sulla sua candidatura e sull’immagine della nuova Commissione europea.