Michele Gubitosa, vice presidente M5S, nei giorni successivi alla strage di Cutro Giorgia Meloni aveva promesso che avrebbe risolto il problema dei morti in mare battendo i pugni sul tavolo in Europa. Come è andata?
“L’impressione è che, al ritorno da Bruxelles, i pugni della Presidente Meloni siano pieni di mosche. È molto semplice gonfiarsi il petto, in Parlamento, e dire che si alzerà la voce in Europa. Più difficile è farlo davvero, far valere gli interessi dell’Italia di fronte ad altri 26 leader. È quello che fece Conte, che nel 2019 ottenne risultati concreti sulla redistribuzione. Questo governo, invece, si sta scontrando ormai ogni giorno con la dura realtà: con gli slogan si possono vincere le elezioni, ma poi non si può governare. Né difendere gli interessi nazionali, per tutelare i quali non basta riempirsi la bocca con la parola “sovranità”. Nemmeno se poi ci si presenta a Bruxelles con il cappello in mano”.
Altra promessa di Meloni era di portare l’Europa al ripensamento del limite del 2035 per i motori termici. Anche questo non sembra andato benissimo…
“Quella contro la transizione ecologica mi sembra una guerra contro i mulini a vento. Solo che Cervantes usava Don Chisciotte per parlare di battaglie impossibili, Meloni conduce una battaglia sbagliata. Sul clima, ha ragione il Presidente Mattarella: non c’è un secondo tempo. Abbiamo fatto fin troppo tardi, il tempo è già scaduto. Si può ovviamente ragionare su come aiutare il settore auto nella transizione, ma continuare a scandire dei “no”, per quanto urlati e con la faccia cattiva, non fermerà fenomeni globali. Può forse portarti un applauso dai tuoi elettori in piazza o dalla tua claque in Parlamento, ma da Bruxelles ti può portare solo una procedura d’infrazione per l’Italia”.
Ma l’Italia in Europa è sola o come dice il governo è autorevole?
“Non è sola, ma male accompagnata, che forse è anche peggio. Il nostro Paese paga purtroppo un isolamento a livello europeo che è dovuto alla linea storicamente tenuta, almeno a parole, dai partiti che compongono questa maggioranza, con Fratelli d’Italia in testa. Continuare a strizzare l’occhio ai Paesi del blocco di Visegrad, dai quali ci separano interessi nazionali e tessuto culturale, non può che minare la nostra credibilità ai tavoli che contano. Non può che farci bollare come inaffidabili. L’Italia targata Meloni, purtroppo, è decisamente più debole”.
Come giudica i ritardi sul Pnrr? Il governo dice che è colpa del governo precedente e intanto i comuni insorgono. Siamo di fronte a un rischio reale di perdere la prossima rata?
“Sarebbe un vero e proprio disastro, non possiamo assolutamente permettercelo. Qui non è questione di assegnare colpe a qualcuno, ma di assumersi le proprie responsabilità. Meloni ha ereditato la situazione? Allora inizi ad accelerare, oppure tratti per ottenere una dilazione della scadenza. Tertium non datur. Nessuno fa il tifo contro il governo, sarebbe un danno enorme per il Paese. Si getterebbero al vento miliardi di euro fondamentali per l’Italia. Miliardi, quelli sì, ottenuti battendo i pugni sul tavolo in Europa. Ma da Giuseppe Conte”.
Capitolo guerra. È inevitabile un innalzamento del conflitto? Ritiene impossibile creare un blocco contro la guerra e per chiedere maggiore impegno diplomatico, oltre al Movimento 5 Stelle?
“Come gettando benzina sul fuoco non si otterrà altro che un incendio più grande, così continuando a inviare armi in un teatro di guerra otterremo solo un’escalation del conflitto. È inevitabile. Quando ci fermeremo? L’unica soluzione possibile è la via diplomatica, lo dice ogni esperto di diplomazia internazionale con cui ci siamo confrontati. Per fortuna, alcuni spiragli, all’interno delle forze politiche, si stanno aprendo. Ho sentito un esponente del Partito Democratico dichiarare in Parlamento che “nessuno parla di pace”. Forse è stato all’estero, negli ultimi mesi. Registriamo però con soddisfazione che nel PD inizia a farsi strada questa idea. Speriamo che con la nuova Segretaria Schlein i dem abbandonino definitivamente la linea bellicista tenuta da Letta. Del resto, persino la Lega ha espresso di recente dei dubbi sulla soluzione militare del conflitto. Aspettiamo che anche Meloni se ne renda finalmente conto”.
Come giudica la saldatura della maggioranza?
“Decisamente precaria. Quella sulla guerra non è l’unica nota stonata nel loro spartito. Sembra evidente che, una volta finita la campagna elettorale, nella quale si può dire tutto e il contrario di tutto, i nodi stiano venendo al pettine. Di fronte alla politica di governo, alle prese con le risposte concrete da dare al Paese, sapevamo che su tanti temi le diverse anime che compongono la maggioranza avrebbero finito per rivendicare ognuna il proprio spazio. Anche sul dossier nomine, appare chiaro che Meloni stia pestando più di un piede e creando più di un fastidio ai suoi alleati. Purtroppo, però, ci sono anche momenti nei quali Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia vanno perfettamente d’accordo. Quando tolgono diritti e garanzie ai cittadini, ad esempio. Quando smantellano norme che servono al Paese, come il Reddito di Cittadinanza e il Superbonus. Quando fanno fare sesquipedali passi indietro all’Italia, come sulla transizione ecologica o i diritti civili. Nel momento in cui è possibile colpire i più fragili, nella maggioranza torna immediatamente il sereno”.