Non è un ritorno agli anni Settanta, con i capolavori di Fabrizio De Andrè e Francesco De Gregori, a scrivere la storia della musica italiana. Quell’epoca resta mitica e irraggiungibile. Ma l’inizio di questo 2017 rilancia i nuovi cantautori italiani degli anni Duemila, ormai consacrati da un grande successo. E con un marchio distintivo: evocare i miti del passato. In testa alla nuova fase dei versi italici ci sono Alessandro Mannarino e i Baustelle, artisti con sonorità distanti tra di loro, ma che accomunano un identico destino: partiti da una “nicchia” di pubblico, sono diventati fenomeni di massa, soprattutto tra la generazione under 35 cresciuta proprio a pane e De Andrè, o al massimo De Gregori e Guccini. I numeri parlano chiaro: i concerti fanno registrare quasi ovunque il tutto esaurito. Il tour di Mannarino è già un trionfo: gli spettacoli di Roma (dove è stato previsto un bis), Bologna, Milano e Venaria Reale sono sold out. Anche per i Baustelle sono introvabili i biglietti per gli eventi di Roma e Milano, mentre in altre città sono in rapido esaurimento. E che dire delle le classifiche di vendita sugli store online? Tutte proiettano in vetta gli album Apriti cielo di Mannarino e L’amore e la violenza dei Baustelle.
Tempi che corrono – Certo né i Baustelle, né Mannarino hanno proposto granché di nuovo: la band di Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi pesca da sonorità pop, in un vintage che riporta dritti agli anni Ottanta. Mannarino attinge dalla canzone popolare romana, attualizzandola, con qualche eco di Vinicio Capossela. Allora qual è il motivo di questa rinascita dei cantautori nel Duemila? Difficile dare una risposta univoca, ma di sicuro hanno trovato un pubblico affamato di uno stile vagamente vintage, per quanto riadattato ai nostri tempi. E così le canzoni risultano un piccolo compendio della contemporaneità, con tentativi poetici talvolta azzeccati. Anche se ai critici, che nulla perdonano, questi nuovi eroi della musica italiana sono da degradare ad autori di seconda fascia.
Arrivano gli altri – Ma alle spalle delle prime linee, si muove un universo-mondo di cantautori. Dalla Calabria arriva di gran carriera Brunori Sas, che ha dovuto reggere confronti un po’ pesanti. È stato definito il “nuovo Rino Gaetano”, forse anche per la provenienza regionale. Di sicuro le sonorità non puntano all’innovazione, preferendo la sicurezza di uno stile riconoscibile. Il paragone con l’autore de Il Cielo è sempre più blu ha giovato almeno come veicolo per la notorietà in un certo ambito. Ora Brunori prova il salto di qualità in carriera con il nuovo album A casa tutto bene. Vedremo. E infine un altro rampante 30-40enne è Diodato, che a scanso di equivoci ha fatto capire il suo obiettivo musicale: rifarsi ai grandi del passato, come è avvenuto nel disco A ritrovar bellezza composto solo da cover di grandi successi del passato, da Piove di Domenico Modugno a Eternità dei Camaleonti. Ora ci prova con brani tutti suoi racchiusi nell’album Cosa siamo diventati.
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