Dall’inizio della pandemia di Covid-19 al 31 dicembre 2020, lo Stato italiano ha impegnato a debito 141 miliardi e 886 milioni per interventi a sostegno delle persone e dell’economia del Paese. Queste risorse sono state allocate per il 67% a imprese e lavoratori autonomi, il 26% per cassa integrazione e sostegno al reddito dei lavoratori dipendenti e il resto per altre misure trasversali. E’ quanto emerge da uno studio della Uil. In particolare, una notevole quota delle risorse è stata destinata al sostegno delle piccole, medie e grandi imprese: sotto forma di agevolazioni ed esenzioni fiscali, sospensione dei versamenti tributari, contributi a fondo perduto e garanzie pubbliche associate a finanziamenti bancari, le imprese hanno potuto e potranno beneficiare nei prossimi mesi di 88 miliardi 873 milioni di sostegni economici, ovvero il 62% del totale delle risorse impegnate dal governo per il rilancio dell’economia tra marzo e dicembre 2020.
Nello specifico, 61 miliardi e 592 milioni sono riconducibili a misure a diretto beneficio delle imprese: è questo il caso, per esempio, dell’esenzione dal versamento dell’Irap, che ha generato un onere per le casse dello Stato di 4 miliardi e 400 milioni per il 2020, o i 2 miliardi in crediti d’imposta e 4 miliardi in dotazione del Fondo patrimonio Pmi, al fine di favorire la ricapitalizzazione delle imprese di medie dimensioni. I restanti 27 miliardi e 281 milioni sono invece riconducibili a misure ibride a sostegno sia delle imprese sia dei soggetti esercenti attività d’impresa, sotto forma di credito d’imposta per i canoni di locazione e per l’adeguamento dei luoghi di lavoro, per la cancellazione della rata Imu, la sospensione dei versamenti tributari e altre misure. Una quota più ridotta delle risorse è stata destinata al sostegno dei lavoratori dipendenti. A partire dall’emanazione del Decreto “Cura Italia” lo scorso marzo 2020, a beneficio dei lavoratori e delle lavoratrici dipendenti sono stati impegnati 31 miliardi e 508 milioni per la cassa integrazione e il finanziamento dei fondi a sostegno del reddito.
Altri aiuti economici a diretto beneficio delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti, sotto forma di congedi parentali, aumento del numero di permessi “L.104”, integrazioni salariali e aumento della tariffa oraria a favore del personale sanitario e altre misure a beneficio dei lavoratori sportivi, generano nel complesso una spesa di 4 miliardi e 819 milioni: vale a dire meno di un decimo (7,8%) delle risorse messe a disposizione per le imprese e solamente il 3% delle risorse totali. Per quanto riguarda le lavoratrici e i lavoratori autonomi, le misure varate con i decreti di marzo, maggio, agosto, ottobre, novembre e dicembre generano un impiego di risorse più cospicuo. A favore dei liberi professionisti, che possono beneficiare delle misure in regime concorrenziale sia con le imprese sia con i lavoratori dipendenti, per un ammontare totale di oltre 37 miliardi, sono stati predisposti ulteriori 6 miliardi e 859 milioni, sia per finanziare diversi contributi a fondo perduto per il sostegno al reddito dei professionisti sia sotto forma di agevolazioni fiscali ed esenzioni tributarie.
Un’analisi più dettagliata delle misure a beneficio delle imprese e dei liberi professionisti, ai quali sono stati destinati complessivamente 95 miliardi e 732 milioni (67% del totale), rivela che il 34% di queste risorse è stato impiegato per la concessione di agevolazioni fiscali ed esenzioni tributarie, che hanno generato un mancato introito per lo Stato pari a 32 miliardi e 240 milioni. Quindi, secondo lo studio della Uil, piuttosto che per investimenti produttivi 32,24 miliardi sono stati impiegati per il finanziamento di “sussidi fiscali e contributivi” a vantaggio dei liberi professionisti e delle imprese che, a partire dal mese di marzo 2020, hanno potuto beneficiare di oltre 95 miliardi di sostegni economici, a discapito delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti a cui è sono stati destinati circa 36 miliardi pur essendo, insieme con i pensionati, i più fedeli contribuenti del nostro sistema fiscale e, quindi, i principali finanziatori delle politiche pubbliche.
Per il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti (nella foto) “il tema che dobbiamo porci in prospettiva della ricostruzione economica e produttiva del Paese, è quello di come si procederà al risanamento di questo debito”. “In tale direzione – ha aggiunto il numero uno della Uil -, un’equa riforma fiscale è lo strumento indispensabile. Bisogna assolutamente evitare che questo risanamento sia ancora una volta pagato dai lavoratori dipendenti e dai pensionati che sono i soggetti a più alta fedeltà fiscale”.