Dopo i continui raid sulla Striscia di Gaza, i negoziati di pace ormai del tutto fermi e le proteste palestinesi contro Hamas, il gruppo terroristico appare sempre più in difficoltà. A lasciarlo intendere è un alto leader del movimento palestinese che ha invitato gli arabi di tutto il mondo a imbracciare le armi e a combattere il piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, diventato di fatto la stella polare della politica del primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu, che prevede il trasferimento forzato di oltre due milioni di abitanti da Gaza ai Paesi confinanti.
“Di fronte a questo piano sinistro, che unisce massacri e carestia, chiunque possa portare armi, in qualsiasi parte del mondo, deve agire”, ha tuonato Sami Abu Zuhri, aggiungendo che “non bisogna trattenere un esplosivo, un proiettile, un coltello o una pietra. Lasciate che tutti rompano il loro silenzio”.
Sulla Striscia di Gaza piovono bombe e Hamas chiama il mondo arabo alle armi
Mentre la diplomazia arranca e le parti continuano a scambiarsi le accuse per il presunto flop delle trattative di pce, la situazione nell’enclave palestinese è sempre più drammatica con l’aviazione israeliana che ha bombardato diverse località della Striscia di Gaza, colpendo soprattutto la città di Khan Yunis dove tre persone sono state uccise e diverse sono rimaste ferite dal fuoco di artiglieria dell’esercito israeliano (Idf).
Come spesso accade dopo questi raid, i media locali hanno accusato Israele di aver colpito edifici residenziali nel quartiere di Shujaiyeh, mentre l’Idf nega e dice di aver condotto “attacchi mirati” su obiettivi di Hamas.
Bombardamenti che hanno colpito duramente anche Gaza City, causando un numero imprecisato di morti e feriti. Attacchi che hanno ulteriormente aggravato il bilancio delle vittime dalla ripresa dei raid, avvenuta il 18 marzo, che hanno toccato l’incredibile quota di 1.001 morti e 2.359 feriti. Per effetto di questi numeri, i morti ufficialmente registrati dall’inizio della guerra – scatenata dagli attentati terroristici di Hamas del 7 ottobre 2023 – sono complessivamente 50.357. La cosa peggiore è che non sembra esserci fine al peggio. Anzi la situazione sembra destinata a complicarsi ulteriormente visto che l’Idf, in vista di un’imminente operazione in larga scala, ha ordinato l’evacuazione di gran parte della città di Rafah.
Netanyahu sfida la Cpi
Una sanguinosa guerra che aveva convinto la Corte penale dell’Aia (Cpi) ad emettere un mandato di arresto internazionale, con l’accusa di crimini di guerra e contro l’umanità, per Netanyahu, per l’ex ministro Benny Gantz e anche per i leader di Hamas. Una misura che è stata fortemente criticata dall’amministrazione di Tel Aviv, che aveva accusato i giudici internazionali di “tifare” per il gruppo terroristico e aveva affermato di non riconoscere l’autorità della Corte, e che Netanyahu si starebbe apprestando a sfidare apertamente con un viaggio in Ungheria.
La visita, salvo colpi di scena, si terrà domani (nota: specificare data) quando Bibi verrà ricevuto dal premier ungherese, Viktor Orban, che pur aderendo al Trattato di Roma, che istituisce la Cpi, ha già chiarito – come hanno fatto numerosi leader occidentali – che non darà seguito alla richiesta di arresto.
In Israele scoppia il caos
Intanto continua il caos in Israele. Dopo aver silurato l’ex capo dello Shin Bet, Ronen Bar, scatenando accese proteste da parte della società civile, Netanyahu ha rotto gli indugi affermando di aver deciso di nominare l’ex comandante della Marina, il maggiore generale Eli Sharvit, come prossimo capo del servizio di spionaggio israeliano.
Una mossa che sta letteralmente spaccando in due il Paese, con l’ex ministro e leader del partito Unità Nazionale, Benny Gantz, che ha duramente criticato Netanyahu affermando che con le sue azioni unilaterali “si sta comportando in modo irresponsabile e forse ingiusto e, Dio non voglia, sta avvicinando una crisi costituzionale”.