Da settimane siamo abituati alle conferenze stampa in cui la Regione Lombardia, oltre a snocciolare dati sullo stato dell’epidemia, tira le orecchie ai propri cittadini accusati di effettuare fin troppi trasferimenti. Critiche continue e ormai quotidiane che ieri hanno fatto perdere le staffe al sindaco dem di Milano, Giuseppe Sala, stanco di veder dipingere i cittadini della città meneghina in modo, a suo dire, errato. Con una diretta su Facebook, il primo cittadino non le ha mandate a dire e ha raccontato: “Ieri mattina sono stato in giro per la città con la polizia locale a vedere come vengono fatti i controlli e il pomeriggio mi sono messo in casa a guardare i dati dei controlli di ieri e dei giorni precedenti”.
BOTTA E RISPOSTA. Ebbene, come racconta Sala, “più del 95% delle persone fermate sono in regola, questa è la realtà. Mi dissocio da questa retorica del milanese indisciplinato che si fa gli affari suoi: non è così”. Si tratta di una risposta e, al contempo, di un’affondo sia al presidente della Lombardia, Attilio Fontana, che all’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera. Proprio quest’ultimo, infatti, lunedì ha tuonato: “Molti ci dicono che c’è ancora troppa gente in giro. Avete perfettamente ragione. I controlli li fanno le forze dell’ordine e la polizia locale. Sono loro che devono garantire il fatto che le quarantene vengano rispettate e la gente non esca di casa”. Movimenti che per il mediatico braccio destro di Fontana sembrano essere la causa della crescita di contagi nella città meneghina, in controtendenza rispetto al resto della regione.
L’AUTOGOL. Come sempre accade in Italia, la vecchia politica non ha potuto fare nulla più che lo stucchevole gioco dello scaricabarile per giustificare il boom di contagi. Così se quest’ultimi aumentano a Milano, la regione a trazione leghista ha pensato bene di dare la colpa al comune a guida dem accusato di non effettuare i dovuti controlli. Peccato che in questo caso, almeno stando alle inequivocabili parole del primo cittadino, il problema non sarebbe questo. Gli accertamenti, infatti, sono stati fatti a regola d’arte ma hanno dimostrato che appena il 5% degli spostamenti avviene violando l’ordinanza regionale che, evidentemente, non è sufficientemente restrittiva tanto che in passato il sindaco ha più volte chiesto che venisse inasprita.
BASTA CAOS. Sul caos delle ordinanze che talvolta si sovrappongono o – peggio – si contraddicono, è intervenuto a far chiarezza il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia. Ieri, in un’audizione davanti alla Commissione Affari costituzionali della Camera sulle iniziative adottate per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid 19, il politico dem ha voluto dare un taglio alle recenti polemiche di chi, come Fontana in occasione della mancata estensione della zona rossa da Lodi a Alzano Lombardo, si è detto impossibilitato a prendere provvedimenti aggiuntivi a quelli del governo.
Boccia, premettendo che fino ad ora con le Regioni “c’è stata massima collaborazione” e che le loro ordinanze “hanno quasi sempre attuato le indicazioni dei Dpcm”, ha tenuto a precisare che i governatori “hanno sempre potuto inasprire” le misure contenute nei decreti in quanto hanno una maggior percezione, rispetto allo Stato centrale, dei problemi del proprio territorio. L’unica cosa che non possono fare, spiega il ministro, è “l’allentamento delle misure” del governo “perché andrebbe in contrasto con le leggi”.