“Una vittoria politica determinate per il futuro dell’Italia e dell’Europa”. Non ha dubbi l’eurodeputata M5S, Rosa D’Amato, sulla proposta di Recovery Fund illustrata ieri al Parlamento europeo dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.
Recovery Fund da 750 miliardi, con 500 miliardi di aiuti a fondo perduto e 250 di prestiti da restituire. La proposta della Commissione Ue è andata oltre quella franco-tedesca. Va anche nella direzione auspicata dai Cinque Stelle?
“Siamo soddisfatti. Molte delle nostre proposte sono state accolte, penso ai trasferimenti a fondo perduto che sono il doppio dei prestiti o ai fondi per la politica di coesione per le Regioni del Sud Italia che vengono aumentati. Certo bisogna vigilare su condizionalità e rischio di compromessi al ribasso però mettiamo a segno una vittoria politica determinate per il futuro dell’Italia e dell’Europa. Questa risposta è anche il fallimento della strategia politica di Lega e Fratelli d’Italia che puntavano al fallimento e alla disgregazione del progetto europeo. Siamo rimasti sbigottiti dalle dichiarazioni degli alleati europei di Salvini e Meloni in aula al Parlamento europeo: aiutare i Paesi più in difficoltà a causa della pandemia non è un ‘suicidio politico’ o un ‘colpo di stato’, come hanno detto loro, ma un atto dovuto. Sono curiosa di sapere come farà Fitto che fa pappa e ciccia con questi sovranisti a spiegare in Puglia queste posizioni anti-italiane”.
Circa un quarto delle risorse, in base al riparto ipotizzato dalla Commissione Ue, andrebbe all’Italia: 81,8 miliardi a fondo perduto e 90 di prestiti. Rispetto al primo passo di cui parlava il premier Conte fino a qualche giorno fa, il nostro Paese può ritenersi soddisfatto?
“All’Italia arriveranno gran parte degli aiuti europei, questo è un dato di fatto. Siamo il Paese che assieme alla Spagna, sta soffrendo di più e questo trasferimento di risorse dal Nord al Sud dell’Europa è frutto della giustizia sociale. Certo, vigileremo sulle condizionalità che non devono essere quelle fallimentari già sperimentate nel passato e del Patto di Stabilità e crescita che resta nostro bersaglio oggi più che mai. Il Recovery Fund deve puntare su transizione ambientale e digitale, istruzione, turismo e politica di coesione. Economia e ambiente devono camminare a braccetto senza farsi la guerra”.
Affinché il Fondo diventi operativo manca il via libera del Consiglio Ue. Teme sorprese?
“Se Olanda, Austria, Svezia e Danimarca persevereranno nelle loro posizioni egoistiche si metteranno da sole fuori dall’Unione europea. Io credo che alla fine cederanno. L’Olanda ha poco da lamentarsi visto che negli ultimi dieci anni ha drenato risorse incredibili a tutti gli altri Paesi con un dumping fiscale vergognoso”.
Se il Recovery Fund fosse approvato nei termini descritti dalla von der Leyen, crede che il possibile ricorso al Mes – peraltro finora sempre escluso dal premier Conte – possa considerarsi definitivamente archiviato?
“Sul Mes la nostra posizione non è mai cambiata, anzi adesso alla luce del Recovery Fund che mobilita ben sei volte le risorse del Mes io lo ritengo un tema del passato. Guardiamo avanti”.
Il Recovery Fund sarà finanziato attraverso Bond europei emessi dalla Commissione Ue e i titoli rimborsati attraverso risorse provenienti da alcune leve fiscali, come la plastic tax e norme anti-elusione rivolte ai giganti del web. Una scelta che condivide?
“Sì. Queste misure erano nel programma elettorale delle europee del Movimento 5 Stelle. Quello che i sovranisti non dicono è che senza risorse proprie il contributo dell’Italia al bilancio europeo sarebbe aumentato. Noi invece chiediamo alle multinazionali di pagare le tasse e non mettiamo le mani nelle tasche dei cittadini”.
Ma non è tutto. La Commissione Ue ha messo sul tavolo anche 55 miliardi di fondi aggiuntivi per le politiche di coesioni di qui al 2022. Questo cosa vuol dire per l’Italia?
“Più fondi per il Sud Italia che deve recuperare il gap competitivo con il resto d’Europa. L’Italia così, di concerto con le Regioni e gli enti locali, potrà estendere anche a territori con siti inquinati il Just Transition Fund per una vera riconversione che punti sul 100% alle energie rinnovabili”.