In principio fu Sabaudia, prima tappa del mitologico Beach Tour della Lega, poi vennero Catania e Siracusa. Al di là delle tante tappe che hanno visto, sulla scia del Papeete Beach, la nuova versione della politica italiana, quella di Matteo Salvini, all’insegna di mojito, addominali flosci e porti chiusi, si sta rivelando un clamoros flop. Con un chiaro messaggio che gli italiani stanno mandando al Capitano-sempre-più-Capitone: la decisione di far cadere il Governo Conte, presa in totale autonomia e per interessi partitici secondo il parere degli ex alleati del Movimento cinque stelle, non piace. E se fino a qualche settimana gli applausi i “Matteo, Matteo, Matteo” subissavano ogni tipo di critica, ora il discorso è radicalmente cambiato, con le proteste, reali e virtuali, più forti di qualsiasi urrà per Salvini.
CRITICHE E PROTESTE. Ma torniamo al principio. Alla vigilia della crisi di Governo la spiaggia vuota e desolata di Sabaudia avrebbe dovuto mandare un messaggio chiaro a Matteo Salvini che, invece, forte dei sondaggi, ha deciso di sfidare tutto e tutti, andando allo scontro definitivo. Da allora, come nel più classico dei piani inclinati, è stato un lento e progressivo disastro. Prima c’è stata la Puglia, dove diversi contestatori hanno intonato “Bella ciao” sfidando il Capitano che tanto odia comunisti e compagni, pur avendo avuto un passaggio da centro sociale. Non è andata meglio a Soverato (con tanto di clamorosa gaffe geografica, dato che gli uomini di Luca Morisi hanno scritto che la cittadina è in provincia di Cosenza, quando in realtà è in provincia di Catanzaro) dove diversi contestatori sono riusciti ad arrivare facilmente sotto il palco di Salvini poco prima del suo intervento.
Gli stessi, poi, sono stati allontanati solo grazie all’intervento di agenti in tenuta antisommossa. l comizio è stato, però, comunque interrotto da un danno all’impianto. Dal palco Salvini ha spiegato che “un cretino ha danneggiato l’impianto audio ed è stato bloccato e identificato”. Poi ha aggiunto: “Danneggiare un impianto elettrico non è buona educazione. Ma se sono arrivati a danneggiare un impianto vuol dire che la nostra battaglia di civiltà la stiamo vincendo”. In Sicilia, però, ci si sarebbe aspettato il trionfo, considerando anche le importanti aperture alla Lega fatte dal governatore Nello Musumeci. E invece niente di tutto questo.
A Catania i contestatori hanno urlato “venduto”, “traditore”, “buffone”, e slogan come “Catania non si Lega” e “fuori i fascisti da Catania”. Inoltre alcuni cartelli di protesta riportavano frasi come: “Ti ricordi forza Etna? Io si”, “Vai a lavura, pulentun”. Tra la folla diverse bandiere con la Trinacria, il simbolo della Sicilia. I simpatizzanti della Lega esponevano uno striscione con la scritta “Catania identitaria”. Alcuni hanno letto per protesta dei passaggi della Costituzione della Repubblica Italiana. Stesso andazzo anche a Siracusa: prima del comizio la polizia è intervenuta per allontanare dal palco i manifestanti, in gran parte giovanissimi. Davanti al palco, sono stati esposti dei cartelli: “Salvini fascista, historia docet” e “olocausto mediterraneo”.
MAREA DI CRITICHE. Insomma, un disastro totale. Ma accanto alla realtà c’è il web su cui lo stesso Salvini, come si sa, fa tanto affidamento. E qui, se si può, va anche peggio. A ogni post, rispetto anche alle settimane passate, compaiono centinaia di commenti critici nei confronti della scelta di Salvini. Mentre scriviamo quest’articolo è stato pubblicato un post da 57 minuti sulla pagina del Capitano, un post secondo cui la riforma costituzionale sul taglio ai parlamentari sarebbe in realtà un “salva-Renzi” perché “fino all’anno prossimo non si potrebbe tornare a votare e la coppia Renzi-Boschi salverebbe la poltrona”. I commenti che a loro volta hanno ottenuto più like sono due: “È perché l’hai votata facendola arrivare all’ultimo passaggio parlamentare???? Tutto ad un tratto non è più una cosa che ti interessa?”, dice Alessandro; “Povero illuso il popolo di dava i consensi perché la tua battaglia era condivisa, ora che fai cadere il governo del popolo tornerai al 7%”, scrive Vincenzo. E, a quanto pare, non sono in pochi a pensarla nello stesso modo.