Non tutti i bersagli di quella che è stata definita una maxioperazione di cyberspionaggio sembrano grossi. Dall’ordinanza firmata dal gip Maria Paola Tomaselli, che ha portato all’arresto dei fratelli Occhionero, spuntano per esempio i nomi di diversi studi legali. Questi, in pratica, sarebbero stati infettati dal malware utilizzato dai presunti spioni per carpire informazioni sui clienti. L’ordinanza parla genericamente di 20 studi, ma poi ne cita effettivamente soltanto otto. Tra questi il più importante è senza dubbio lo studio legale Ghia, fondato dall’avvocato Lucio Ghia, specializzato in diritto commerciale, societario e fallimentare. Il documento dice che sarebbero stati “compromessi” cinque computer della sua rete, in particolare quello dell’avvocato Andrea Pivanti. Naturalmente qui sarebbe interessante capire quali sono i clienti oggetto dello spionaggio finale.
I passaggi – La questione si fa complicata e sarà oggetto di accertamento da parte delle autorità. Ma per capire qual è in generale il perimetro d’azione dello studio legale può essere utile riferirsi agli archivi delle consulenze assegnate nel tempo dalle società pubbliche. Si scopre così che negli anni lo studio Ghia ha avuto incarichi da gruppi statali come Anas, Fs, Trenitalia e Sogei. Ma di sicuro ce ne saranno tanti altri. Tra le strutture (sempre di un certo rilievo) spiate dal sistema usato dai fratelli Occhionero ci sono anche gli studi legali Cancrini e Partners e Piselli & Partners. Nel primo, che si occupa soprattutto di diritto amministrativo, civile e commerciale, risulta in particolare compromesso il pc dell’avvocato Adriana Amodeo. Nel secondo, che agisce soprattutto nell’ambito della tutela nei contenziosi amministrativi, civili, fiscali e contabili, i pc infettai sarebbero due. Tra i partner dello studio legale Piselli, per curiosità, il sito internet della struttura indica anche Mauro Miccio, già manager pubblico in società come Eur Spa, Enel, Acea e Rai (ma Miccio non compare nell’ordinanza tra le vittime degli abusi informatici). Ancora, spunta fuori lo studio Massafra, attivo nella consulenza amministrativa e penale. Ma c’è anche lo studio Cocconi & Cocconi, specializzato in diritto commerciale e societario. Qui è stato in particolare infettato il pc di Mario Emanuele Capellini, che come scrive l’ordinanza si occupa di “consulenza bancaria e finanziaria”.
Gli altri – A chiudere ci sono lo studio legale Giuseppe Greco, lo studio Silenzi & Partners e lo studio Bernardi e Associati. Nel primo caso l’ordinanza sottolinea come l’avvocato Greco sia “direttore di un programma di ricerca applicata in tema di concessioni demaniali marittime e giudice tributario d’appello del Lazio”. Dall’elenco esplicitato dal Gip spicca l’assenza dei più grossi studi legali italiani, i vari Gianni Origoni, Chiomenti e Bonelli Erede Pappalardo, quelli che gestiscono le operazioni finanziarie più grosse. Significa forse che sono stati più bravi a proteggersi o che i loro nomi sono compresi nella parte della lista non svelata nell’ordinanza? La risposta potrà arrivare i prossimi giorni.
Nel mirino pure Pulcini – Nella lista dei bersagli del cyberspionaggio sono finiti anche alcuni costruttori. Questo emerge dall’ordinanza del Gip Maria Paola Tomaselli che ha portato all’arresto dei fratelli Occhionero, i presunti spioni che avrebbero schedato il sistema di potere di mezza Italia. Il documento firmato dal giudice spiega che anche in questo caso si è trattato di società “infettate” dal malware. E dai cui pc, prosegue l’ordinanza, i due presunti spioni “prelevavano abusivamente dati e documenti”. Il tutto “significando che, data l’enorme mole di dati, l’analisi volta a identificare la totalità delle vittime è ancora in corso”. A proposito del gruppo Pulcini, già finito all’attenzione delle autorità in un filone dell’inchiesta su Mafia Capitale, l’ordinanza scrive che “risultano essere compromessi due pc in uso a dipendenti della società, tra cui quello del titolare Antonio Pulcini”. Ma tra le società di costruzioni hackerate c’è pure la Costruzioni Edili Bergamelli, che secondo il documento firmato dal giudice è una società “con sede in provincia di Bergamo, ma che opera su tutto il territorio nazionale”.
Il super indagato stava per andarsene alla Deutsche Bank – Meditava di andare a lavorare all’estero. Forse presso la sede londinese della Deutsche Bank. O forse all’interno di una non meglio precisata società con sede a Dublino. Sono le due opzioni citate all’interno dell’ordinanza che ha portato all’arresto di Giulio Occhionero, il presunto spione che avrebbe messo sotto osservazione il sistema di potere di mezza Italia. E sarebbe stata proprio questa sua voglia di trovare lavoro all’estero a indurre il Gip a giustificare la misura restrittiva con il pericolo di fuga. In particolare, conclude il documento, le ipotesi Deutsche Bank e Dublino sono state citate da Occhionero in due conversazioni intercettate, una dell’8 agosto 2016 e l’altra del 5 settembre dello stesso anno.
Twitter: @SSansonetti