Come di consueto la narrazione politica si muove su due binari che viaggiano in parallelo. Sperando, però, che nessuna delle due linee direttrici resti troppo indietro l’una all’altra. Ed è questo il rischio che sta vivendo negli ultimi giorni il M5S.
Se fino a due giorni fa, nonostante liti, querelle (su tutte, quella con Davide Casaleggio) e alcuni piccoli malumori interni (specie sul tema del tetto ai due mandati), la narrazione ufficiale mostrava un Movimento vicino alla sua rifondazione e in parallelo Giuseppe Conte organizzava il lavoro per rilanciare concretamente i Cinque stelle, da ieri le due linee direttrici hanno preso ritmi e andamenti differenti. Con tutto quello che ne potrebbe nascere.
Mentre si attendono ancora l’elezione online e l’investitura finale per l’ex premier, a preoccupare ora è la sentenza del tribunale di Cagliari dove si discute dell’espulsione dal M5s della consigliera regionale Carla Cuccu. Facciamo un passo indietro. I giudici della Corte d’appello hanno respinto il ricorso di Vito Crimi: ritengono che il ruolo di capo politico reggente non sia più valido e non hanno rivisto la decisione presa a febbraio scorso di nominare al suo posto come rappresentante legale il curatore Silvio Demurtas.
I FRONTI IN CAMPO. Al di là delle questioni processuali e prettamente tecniche, cosa potrebbe significare questo? Che tutti gli atti presi da Crimi nell’ultimo periodo non sono legittimi. A cominciare dalla decisione di sospendere i versamenti all’associazione Rousseau (motivo dello scontro con Casaleggio) e soprattutto dalle tante espulsioni decise di imperio da Crimi specie dopo i voti di fiducia (e di sfiducia) al governo di Mario Draghi.
Certo, al momento il M5S tenta di sdrammatizzare. In una nota ufficiale ha fatto sapere che la decisione del tribunale “ha una portata limitata e ben circoscritta: mira a garantire alla Cuccu la corretta instaurazione del contraddittorio processuale, con funzione strumentale ai fini del singolo processo e nell’ambito del quale esaurisce la sua funzione” e dunque non ci sarebbe “nessun accertamento in via assoluta e definitiva circa la carenza di un rappresentante legale del Movimento”.
In pratica, di fatto, il Movimento vuole prendere tempo e aspettare le nuove nomine della gestione Conte. E torniamo così alle linee parallele non più così parallele: perché se questa è la linea ufficiale nelle chat dei parlamentare scorre un sempre più crescente malcontento, frutto soprattutto di una pazienza che giorno dopo giorno si sta esaurendo. Sempre più eletti, ad esempio, si chiedono se non sia il caso di accelerare la discesa in campo di Conte. Una richiesta che nelle ultime ore anche i big hanno rivolto all’ex premier. Risultato: secondo i ben informati già la prossima settimana dovrebbero esserci profonde novità sul M5S e su Conte.
Resteranno, però, a prescindere dei problemi da risolvere. Il dubbio, in altre parole, è se ora la decisione del tribunale di Cagliari non possa portare Rousseau a pretendere i soldi non versati dai parlamentari negli ultimi mesi. E potrebbe, ancora, spingere gli espulsi a presentare ricorso e, mormora qualcuno, a chiedere i danni direttamente a Crimi.
E per la leadership del M5S? “Occhio al colpo gobbo”, sibila qualcuno all’interno del Movimento. “E se Casaleggio indicesse lui su Rousseau l’elezione del comitato direttivo dato che l’allora votazione per la nuova leadership si tenne proprio lì?”. Ipotesi estrema e surreale. Ma possiamo aspettarci di tutto.