Mettere la fiducia sullo Ius soli, visto il “serio errore” commesso sulla legge elettorale. E ricomporre la frattura a sinistra per “arginare” l’avanzata della destra. Gianni Cuperlo, da pochi giorni in libreria con Sinistra, e poi (Donzelli Editore), che analizza chirurgicamente l’agonia di quell’area, avanza poche ma precise richieste al segretario del Pd Matteo Renzi e al Governo. “Se ho mai pensato di lasciare il Pd? Sì – risponde l’ex presidente dem a La Notizia –, negarlo sarebbe mentire”.
“Non ricordo una sinistra così sbandata e un popolo tanto marcato nelle reazioni (…). Resta una cronaca di imbarazzi, disagi”, scrive lei nel libro. È rimasto imbarazzato anche quando martedì il Governo ha messo la fiducia sul Rosatellum bis al Senato?
Non direi imbarazzato, l’ho ritenuto un errore serio che si doveva e poteva evitare. Al netto del precedente storico destinato a segnare il Governo e la legislatura, sottrarre al Senato la possibilità di discutere e eventualmente migliorare quel testo rende più fragile il nostro sistema. In questo senso le parole pronunciate ieri dal presidente Napolitano dovrebbero indurre tutti a una riflessione profonda.
Malgrado le preoccupazioni espresse proprio dal presidente emerito della Repubblica prima e l’apertura di Mdp a trattare poi, però, il suo partito e il Governo hanno tirato dritto. Per paura di non riuscire a portare a casa una legge che, a detta di molti, addirittura vi penalizza, o c’è dell’altro?
La legge è una miscela di maggioritario e proporzionale ma con alcuni difetti non banali. Rifiutare il voto disgiunto rende discutibile la meccanica che trasferisce la volontà dell’elettore su altre liste e candidati da lui non votati. E poi c’è il nodo politico. Sono tra quanti hanno invocato per anni il ritorno alle coalizioni ma nel momento in cui scegli quella via devi anche metterti nella condizione di dar vita a un’alleanza larga e competitiva. Non ha molto senso introdurre le coalizioni e allo stesso tempo rompere coi tuoi potenziali alleati.
Infatti i bersaniani hanno abbandonato la maggioranza, parlando – cito Miguel Gotor a La Notizia – di “strappo difficilmente rimarginabile”. Non le chiedo se pensa che i rapporti vadano ricuciti perché so già qual è la risposta. Ma se lei fosse al posto di Renzi adesso che farebbe per rasserenare gli animi, ammesso che ancora sia possibile?
Alzerei il telefono e chiamerei a un tavolo le forze e i soggetti che penso giusto coinvolgere in una proposta di Governo. Mi batterei per imporre al Senato la fiducia sullo Ius soli. Chiederei al Governo dei correttivi alla manovra con dei segnali chiari a favore di chi fatica a curarsi e a tagliare il traguardo del mese.
Martedì su La Notizia il leader di Possibile, Pippo Civati, l’ha chiamata in causa dicendo che “uno con una certa visione della sinistra” come lei si trova “nel partito sbagliato”. Che risponde?
Che discuterò volentieri con Pippo lo sguardo contenuto in quel libro. Ho scelto di restare nel partito che assieme a tanti altri ho scelto di fondare e ci resterò finché vedrò possibile e reale il suo ancoraggio alla natura del progetto che non è mai stata governare con pezzi della destra. Questa condizione si è resa necessaria dopo il mancato successo alle elezioni del 2013 ma non può divenire la strategia del primo partito progressista del Paese.
Un’ultima domanda: in questi anni, con tutto quello che è successo – comprese le sue dimissioni da presidente del partito – ha mai pensato anche solo per un secondo di lasciare il Pd?
Sì, negarlo sarebbe mentire. Ma ho anche scelto di rimanere dicendo dei Sì e dei No, in modo leale, convinto che pluralismo e agibilità dentro una comunità politica siano il lievito di un consenso più ampio. Di questi anni rivendico le cose buone, e ve ne sono state. Non ho taciuto limiti o errori e penso che oggi ricomporre il campo largo di un nuovo Centrosinistra sia la vera risorsa che abbiamo per arginare la destra. Sarò ostinato ma continuerò a battermi per questo.
Tw: @GiorgioVelardi