Tra lunghe pause di silenzio e qualche momento di distrazione, immersa tra i giochi con i quali l’hanno circondata per alleviarle lo stress, ha ripercorso un incubo di cui non ne ha ancora forse compreso del tutto la gravità. Un racconto di orrori e abusi, reso ieri dalla più grande delle due cuginette del Parco Verde di Caivano, vittime di stupri di gruppo e abusi. Le due bambine, di 10 e 12 anni all’epoca dei fatti, per mesi sono state preda di un branco di ragazzini di poco più grandi di loro, che le hanno sottoposte a ogni tipo di violenza. La più grande delle due, che da poco ha compiuto 13 anni, è stata ascoltata ieri in un ambiente protetto, tra peluche e giocattoli, accompagnata da una psicologa.
Per cinque ore, dalle 10 alle 15, ha risposto alle domande dei pm della Procura di Napoli e della Procura per i minori, e da quelle poste nel corso del controesame dagli avvocati dei nove indagati, tre dei quali, due maggiorenni e un minorenne, sono stai scarcerati. Un racconto dettagliato, reso alla presenza anche di tre genitori degli indagati, dinanzi ai quali la piccola ha confermato ogni scabroso dettaglio di una vicenda che pareva interminabile. Le violenze, immortalate nelle immagini di telefonini, sarebbero cominciate nel gennaio del 2023.
Gli abusi si sarebbero consumati all’interno del centro sportivo abbandonato “Delphinia”, in un’area a ridosso di una discarica abusiva e nei giardinetti pubblici intitolati a Falcone e Borsellino, a un centinaio di metri del locale comando dei vigili urbani. Un incubo protrattosi fino allo scorso luglio, quando il fratello di una vittima è stato messo in guardia da un amico che, in un messaggio, gli ha rivelato: “Stanno circolando dei video, ci sta pure tua sorella”. I genitori della piccola hanno subito denunciato la vicenda ai carabinieri, facendo scattare le indagini.
Le immagini delle violenze di gruppo, condivise sui cellulari degli indagati, hanno consentito di identificare, uno ad uno, tutti i responsabili. Del gruppo degli aggressori figura anche il figlio del capo della piazza di spaccio del rione Iacp, confinante col Parco Verde di Caivano. Lunedì sarà ascoltata la cuginetta più piccola. Invoca “massima riservatezza” e “rispetto per l’intera vicenda processuale” l’avvocato Manuele Palombi, legale dei due tutori delle bambine. “Le pressioni mediatiche – ha sottolineato Palombi – possono solo portare a una vittimizzazione secondaria delle parti in causa”.
La vicenda fini subito all’attenzione nazionale. La premier Giorgia Meloni, rispondendo all’appello del parroco anticamorra don Maurizio Patriciello, si recò pochi giorni più tardi in visita al Parco Verde, annunciando nell’occasione un pacchetto di misure tese al contrasto della criminalità e della devianza minorile. Nei mesi successivi, il Parco Verde è stato teatro di operazioni mirate soprattutto a sgominare le piazze di spaccio. L’ultima all’alba di ieri, con 250 uomini in azione, tra unità di polizia, carabinieri e Guardia di Finanza, e il bilancio di un arresto per spaccio, diverse denunce e il sequestro di droga e due fucili da caccia. Un rione blindato, al centro dell’ultima polemica sollevata appena ieri dal governatore Vincenzo De Luca, che dopo aver annunciato “la chiusura dei porticati degli immobili di proprietà pubblica nel quartiere Bronx, con l’avvio di lavori per recuperare spazi da destinare ad attività sociali”, ha puntato il dito contro il Governo Meloni “impegnato con pellegrinaggi a Caivano che faranno tutti i ministri da qui alle elezioni europee per raccontare frottole. Poi, naturalmente, dopo le elezioni europee, non vedremo più nessuno”.