Il nome è lì, nero su bianco: “Emanuele Boschi, fratello dell’On. Maria Elena Boschi”. La pagina è la numero 37 del verbale del 13 gennaio 2021. All’ordine del giorno, quel 13 gennaio, la prima commissione del Csm ha la pratica n. 160/RR/2019, cioè il trasferimento d’ufficio per “incompatibilità ambientale e/o funzionale” del giudice Umberto Rana, ex presidente della sezione fallimentare del tribunale di Perugia, di cui la Procura di Firenze ha appena chiesto il rinvio a giudizio per corruzione, falso ideologico e abuso d’ufficio.
AMICI SUOI. Tra 2018 e 2019 Rana avrebbe infatti concesso gli incarichi più remunerativi, le liquidazioni più elevate e l’adozione di provvedimenti favorevoli sempre allo stesso giro di amici commercialisti, in cambio di “utilità assortite”: buoni acquisto nelle boutique di Perugia, favori personali e professionali, l’utilizzo di una macchina, la ristrutturazione di casa… E denaro. A far partire l’inchiesta è stata la denuncia di un commercialista cui Rana, confessandosi in difficoltà, avrebbe offerto incarichi in cambio di soldi. C’era qualcos’altro, però, a cui il giudice teneva parecchio: la carriera della fidanzata, Manuela Comodi, sostituto procuratore a Perugia.
Il capo della Procura Luigi De Ficchy sarebbe andato in pensione nel giugno 2019 (si erano candidati in venti, l’avrebbe poi spuntata Raffaele Cantone) e c’era da rimpiazzare pure Antonella Duchini nel ruolo di aggiunto. E qui la seduta si fa interessante: Nino Di Matteo, relatore in prima commissione, segnala un’intercettazione in cui Rana chiede “a un professionista di interessarsi della candidatura della compagna” a procuratore aggiunto. Come? “Avvicinando dei componenti del Csm”.
Rana non è un semplice magistrato di provincia. Dal 2001 al 2007 è stato giudice ad Arezzo, patria della famiglia Boschi e di Banca Etruria, e tra 2015 e 2016 è stato consigliere giuridico di Federica Guidi, ministra allo Sviluppo economico nel governo di Matteo Renzi. Qualche idea su come muoversi ce l’ha. E subito in Umbria qualcuno comincia a pensar male: Di Matteo segnala l’acquisizione di ben “due esposti a firma di un consigliere regionale” in cui si denuncia “l’assegnazione di alcune procedure al dott. Emanuele Boschi, fratello dell’On. Maria Elena Boschi, professionista iscritto nell’albo di un’altra Regione”.
Il verbale non dice altro. Ma è noto che Boschi jr, lasciata Banca Etruria prima del fallimento (era program and cost manager) è ora avvocato d’affari e, come spiega il suo stesso sito, “Curatore Fallimentare, Liquidatore Giudiziale e Commissario Giudiziale” a Firenze, in via Mantellate 9. Non solo. è socio di Francesco Bonifazi, il senatore-tesoriere di Italia viva, e di Federico Lovadina, l’ex membro del cda di Ferrovie dello Stato e oggi presidente di Toscana Energia. Tutti renziani di ferro. Come il vicepresidente del Csm, David Ermini, e il deputato Cosimo Ferri, uomo-cerniera tra toghe e politica, ex sottosegretario alla giustizia in quota Denis Verdini nei governi Letta, Renzi e Gentiloni. Immancabile, insieme a Luca Lotti e Luca Palamara, alle famose cene all’hotel Champagne in cui si decidevano le carriere dei magistrati (leggi l’articolo).
Se e come il Giglio magico sia poi intervenuto non è noto. Nessuno risulta indagato. Lo scandalo Palamara ha fatto saltare il sistema molto prima che le nomine andassero in porto e il verbale del 13 gennaio ci informa solo che Rana ha chiesto, e ottenuto, il trasferimento a Macerata, dove non si occupa più di fallimenti. La Comodi è rimasta sostituto. Quanto a Boschi, ci rassicura lui stesso: continua a occuparsi, tra mille affari, ancora di fallimenti e altri “incarichi provenienti dal Tribunale”.