Anziché sbrogliarsi, il caso dei verbali dell’avvocato Piero Amara (leggi l’articolo) sembra sempre più uno tsunami destinato a creare nuove tribolazioni alle toghe italiane. L’ultima novità è quella che vede protagonista il procuratore di Milano, Francesco Greco (nella foto), che sta preparando una relazione indirizzata al Csm per ricostruire i passaggi e la tempistica relativi alla gestione del fascicolo sulla presunta loggia, capace di condizionare sia le nomine al Consiglio superiore della magistratura che altri settori dello Stato, denunciata dal legale nel corso di una serie di lunghi interrogatori.
Può sembrare una cosa di poco conto ma così non è perché, con questo atto, il procuratore rivela che i suoi uffici già il 9 maggio 2020 hanno aperto un procedimento in cui si ipotizza il reato di associazione segreta e in cui sono finiti sotto indagine l’avvocato Amara, il suo ex collaboratore Alessandro Ferraro e il suo ex socio Giuseppe Calafiore. In altre parole il procuratore Greco si difende dalle accuse di immobilismo che gli sono state mosse dal pubblico ministero di Milano, Paolo Storari. Un fascicolo che, per competenza territoriale, è stato successivamente trasmesso dai pm meneghini ai colleghi di Perugia, guidati dal procuratore Raffaele Cantone, a cui competono eventuali reati commessi da parte delle toghe romane.
INDAGINI INCROCIATE. Quel che è certo è che dopo le deposizioni choc dell’avvocato Amara, è passato diverso tempo prima di aprire un procedimento. Per questo tra fine 2019 e inizio 2020, il pm Storari avrebbe inviato una decina di email ai vertici della Procura per chiedere di fare iscrizioni nel registro degli indagati e compiere accertamenti soprattutto sulla presunta loggia segreta. Vista l’iniziale inerzia, il magistrato ha deciso, per auto tutelarsi, di consegnare i verbali all’allora consigliere del Csm, Piercamillo Davigo, affinché venisse informato il comitato di presidenza come previsto dai regolamenti salvo che non presentò la lettera formale di trasmissione per informare l’organo di autogoverno delle toghe.
Si tratta di un caso spinoso e doloroso, per giunta sbocciato dopo quello che ha coinvolto l’ex pm Luca Palamara, che rischia di trasformarsi in uno tsunami giudiziario tanto che anche la procura di Brescia è al lavoro. “Siamo all’inizio dell’inizio. Sto acquisendo notizie e informazioni, formalmente il fascicolo conoscitivo non ancora aperto, è questioni di giorni” dice il procuratore capo di Brescia, Francesco Prete, già pm a Milano. Un procedimento per il quale, già nelle prossime settimane, al Csm potrebbero iniziare le audizioni dei principali protagonisti.