GUARDA IL FILM IL PROFETA DEL GOL ( Joahn Cruyiff Story – smartvisiontv.com Regia Sandro Ciotti. Con Joahn Cruiyff. La storia dell’asso Joahn Cruiyff, calciatore che risollevò le sorti calcistiche olandesi).
di Marco Castoro
Ci sono giorni in cui anche il Pallone d’Oro diventa triste. Quando un figlio prediletto s’incammina verso altri campi verdi. Un velo di tristezza che contagia tutti gli appassionati del gioco più bello del mondo. Chi gioca, chi allena, chi tifa. E chi scrive o racconta. Johan Cruyff è il campione che ha cambiato il calcio. Sarà ricordato come la fine dell’era antica e l’inizio di quella moderna. Nonostante avesse un controllo di palla straordinario, non era solo classe e tecnica la sua. Il calcio totale dell’Ajax e dell’Olanda degli anni Settanta è passato alla storia anche per la tattica e la forza agonistica. Si attaccava in 10 (al portiere glielo risparmiavano) e si difendeva in 11 (questa volta partecipava pure l’estremo difensore). E poi c’era la squadra corta, la difesa alta, la tattica del fuorigioco, il possesso palla e la melina. Rinus Michels in panchina e Johan Cruyff in campo. I due registi dello spettacolo. Nelle classifiche del secolo solo Pelé è stato votato di più. Ma a modo suo anche Cruyff è stato un Pelè. Il Pelè bianco come lo ha ribattezzato Gianni Brera. Mentre un altro grande del giornalismo sportivo e non solo, Sandro Ciotti, lo ha immortalato in una storica pellicola, il Profeta del Gol.
IL CAMPIONE
Il suo score lo consegna alla storia con delle cifre impressionanti: 402 gol in 716 partite ufficiali. Tre Palloni d’Oro vinti (come Platini e Van Basten). È uno dei sei giocatori ad aver vinto la Coppa dei Campioni anche da allenatore. Nel Pantheon in sua compagnia ci sono: Miguel Muñoz, Giovanni Trapattoni, Josep Guardiola, Frank Rijkaard e Carlo Ancelotti. Nativo del quartiere Betondorp, alla periferia di Amsterdam, Johan e il fratello maggiore di due anni Heini passarono la maggior parte dell’infanzia giocando partite di calcio con i bambini del quartiere. Il piccolo Johan ebbe modo di evidenziare doti sorprendenti già all’età di 5 anni. Da grande ha detto che i ragazzi che imparano a giocare sulla strada conservano un equilibrio maggiore rispetto a chi cresce su un campo di calcio. Diventano più bravi tecnicamente perché sanno difendere meglio la palla per non cadere in terra rovinosamente sull’asfalto e riempirsi di abrasioni e ferite. Dopo aver vinto tutto con l’Ajax Cruyff è passato al club che più ha amato, il Barcellona. Ci è arrivato nel 1973 per la cifra di tre milioni di fiorini olandesi, poco più di un miliardo di lire dell’epoca, firmando un contratto da un miliardo e trecento milioni di lire: lo stesso anno i colossi assicurativi dei Lloyd’s di Londra gli assicurano le gambe per due miliardi e mezzo. Per un posto nella squadra blaugrana rinuncia anche al numero 14. Indossa il 9. Segna 16 reti alla fine della stagione che riporta il titolo della Liga a Barcellona dopo 14 anni. Riecco il 14. Un gol memorabile: una rovesciata di tacco all’Atletico Madrid. Il 16 febbraio 1974 il Barcellona batte il Real Madrid al Santiago Bernabéu con la manita: 5-0! Anche da allenatore si distingue. I suoi risultati migliori li ottiene con le due squadre del cuore: l’Ajax e il Barcellona. Tutti gli allenatori di calcio non dovrebbero mai dimenticare un’accortezza che aveva lui al termine delle gare, soprattutto quando la sua squadra perdeva. Prima di entrare negli spogliatoi faceva passare una mezz’ora. “Così lascio ai miei giocatori il tempo per sfogarsi e parlare male di me, il loro allenatore”.