È ingordo il ministro Guido Crosetto. Ingordo di finanziamenti nel suo settore, ovvero la difesa, ovvero più armi. Ieri è tornato su un tema a lui caro. Vale a dire la necessità di centrare l’obiettivo della crescita della spesa per la difesa al 2 per cento del Pil. Tanto la premier Giorgia Meloni quanto lo stesso Crosetto si sono impegnati più volte, in questo senso, con la Nato che continua a farne richiesta. Ma finora la situazione di cassa dell’Italia non lo ha consentito. Ma per Crosetto è un chiodo fisso.
Crosetto insiste: bisogna centrare l’obiettivo del 2% delle spese per la difesa sul Pil
“Oggi tutti i Paesi hanno ribadito che stanno raggiungendo il 2% e la maggior parte dei Paesi ha detto che non basta il 2%. La Polonia ha parlato del suo investimento che è al 4,5% e altri Paesi sono al 3/3,5%. Il 2% è dato come acquisito da tutte le nazioni e siamo rimaste tra le poche nella Nato a non averlo ancora raggiunto”, dice Crosetto.
“Per cui questo è un tema sia politico, perché noi siamo un membro che si è impegnato a raggiungerlo, ma anche un problema della difesa italiana, perché in un periodo di questo tipo l’investimento per la difesa non lo fai solo perché fai parte di un’alleanza, ma perché la difesa e la deterrenza sono necessarie per garantire un futuro democratico, anche alla nostra nazione”, ha incalzato il ministro, in un punto stampa a Bruxelles a margine della ministeriale Difesa della Nato.
Nel corso di un’informativa in Parlamento quest’estate, dopo il vertice Nato tenuto nella capitale americana, Crosetto aveva già espresso il suo rammarico. “Tra i Paesi Nato, in 23 rispettano il requisito del 2% delle spese per la Difesa sul Pil. Alcuni di questi hanno detto che il 2% è l’obiettivo minimo, ormai insufficiente, e hanno auspicato un parametro superiore.”
In questo scenario, “l’Italia risulta sestultima tra le nazioni dell’Alleanza Atlantica, con l’1,53% del Pil speso in armamenti”.
Il ministro attacca l’Ue: troppe regole impediscono di investire
Crosetto ieri ha ribadito che l’Unione europea in tutto questo ha la sua responsabilità. “Se l’Ue non si rende conto che le regole burocratiche non possono impedire alle nazioni di difendersi allora vuole dire che fa una scelta politica, che ritiene più rilevante rispettare regole burocratiche date in tempo di pace che la difesa nazionale ed europea”, ha spiegato.
“Col nuovo Patto di stabilità è cambiato poco, altrimenti non avremmo difficoltà ad aumentare gli investimenti. Ma non si tratta solo di questo, non entro nel tecnico ma c’è un insieme di regole che rende difficile la spesa nella difesa e in questo momento non è accettabile”.
Il ministro ha spiegato che, al momento, la traiettoria della spesa militare è “decrescente”. Le tabelline relative all’evoluzione della spesa militare citate nell’ambito della Manovra “sono quelle a legislazione vigente, per le quali la spesa per la difesa nei prossimi anni va decrescendo” in rapporto al Pil. “Stiamo discutendo la Finanziaria: a seconda delle risorse che ci saranno per il 2025 e gli anni successivi vedremo se questa curva cambierà”, ha detto Crosetto.
L’impegno del governo per fare di più già in Manovra
E se finora Giorgetti ha frenato, ora il ministro leghista pare cedere al pressing di Meloni e del suo ministro. Nella nota ufficiale di Palazzo Chigi si legge che la Manovra prevede “il potenziamento degli investimenti nel settore difesa”, ovvero nei programmi di riarmo.
Tanto che i capigruppo del Movimento 5 Stelle delle Commissioni difesa di Camera e Senato, Marco Pellegrini e Bruno Marton, hanno chiesto di sapere da Giorgetti e da Crosetto in che misura è previsto questo potenziamento, visto e considerato che già quest’anno le spese di riarmo hanno toccato il record storico di 9,3 miliardi con un aumento di quasi il 17% rispetto all’anno precedente e del 39% rispetto al 2021.
Crosetto ha poi auspicato che il nuovo carro armato, frutto della joint venture fra Leonardo e Rheinmetall, venga fatto in fretta. Non c’è che dire, una vera e propria passione la sua.