La prima legge di Bilancio del Governo Meloni fa acqua da tutte le parti ma, mentre il Parlamento è in preda al caos, Guido Crosetto punta il dito contro i “burocrati capaci solo di dire no”. I problemi della manovra non sarebbero da imputare all’inadeguatezza del testo ma ai pochi giorni di tempo avuti per la preparazione e a “una classe dirigente nei ministeri” che si è depauperata nel tempo e che “va cambiata in profondità”.
Crosetto difende la manovra e boccia i burocrati capaci solo di dire no
Il ministro della Difesa si è scagliato anche contro le correzioni richieste dalla Ragioneria dello Stato all’esecutivo guidato da Giorgia Meloni e ha garantito che il Governo ricorrerà a uno spoils system massiccio per i dirigenti della Pubblica Amministrazione.
Intervenendo sul tema durante un’intervista rilasciata a Il Messaggero, Crosetto ha elencato gli ostacoli incontrati lungo la strada verso l’approvazione della Legge di Bilancio. “Il primo problema è stata la tempistica: Giorgetti ha avuto appena tre giorni per mettere su la manovra”, ha denunciato. “Il secondo è quello di una classe dirigente nei ministeri e in ogni settore della macchina burocratica che va cambiata in profondità. Non si può pensare di fare politiche nuove e diverse, se nei posti chiave tieni funzionari che hanno mentalità vecchie o servono ideologie di cui noi rappresentiamo l’alternativa. E poi c’è un problema di classe parlamentare. Come è avvenuto nel 2018 per i 5Stelle, si è pagata un po’ di inesperienza”.
Il machete
Per risolvere il problema alla radice, quindi, il ministro della Difesa ha rivelato che presto verrà attuato un ricambio dei dirigenti della PA. “Il termine scade a fine gennaio”, ha ricordato. “Di certo non è facile sostituire le burocrazie esistenti. Perché alcune persone sono di grande valore. E perché la macchina amministrativa deve andare avanti e non puoi fermarti mandando subito via funzionari di cui non ti fidi o hanno idee diverse dalle tue. Ci vuole un po’ di tempo. Ma bisogna avere il coraggio di fare queste scelte, mentre in alcuni ministeri c’è il timore di prendere decisioni che invece vanno prese per rimettere in moto il Paese”, ha spiegato.
Crosetto ha, poi, insistito proprio sul “coraggio” necessario per “tagliare con il machete alcune catene che bloccano lo sviluppo dell’Italia: ora ci vogliono 17 anni per realizzare un’opera pubblica, dovranno diventare quattro o cinque al massimo”. Il braccio destro di Meloni vuole usare il “machete” anche “contro chi nelle amministrazioni pubbliche si è contraddistinto per la capacità di dire no e di perdere tempo. Se non mandiamo via queste persone, facciamo un danno al Paese. E noi non abbiamo vinto le elezioni per danneggiare l’Italia”. E ha concluso: “In più, al contrario degli altri, potremmo cambiare in quanto non abbiamo fatto nulla perché qualcuno possa ricattarci. Noi non abbiamo mai fatto affari e non gli abbiamo promesso nulla. Insomma, non abbiamo un passato che ci rende difficile intervenire: coloro che vogliono salvare l’Italia da un declino mortale andranno tenuti, per gli altri bisogna avere il coraggio di cambiare. Punto. Sono certo che Giorgia Meloni la pensa come me”.