Davanti ai venti di guerra che spirano sempre più forti sull’Europa e sul mondo intero, molti cittadini vorrebbero sapere quali sono le armi che ormai da due anni l’Italia invia all’Ucraina di Volodymyr Zelensky. Una domanda lecita di cui si è fatto portavoce il Movimento 5 Stelle con un’interrogazione parlamentare rivolta al ministro della Difesa, Guido Crosetto, che, però, ha risposto senza fornire dati e numeri, trincerandosi dietro al fatto che “il governo Meloni e il ministero della Difesa, per tutto ciò che riguarda gli aiuti all’Ucraina, si sono mossi senza discostarsi di un millimetro dal solco” tracciato due anni fa dall’esecutivo di Mario Draghi.
Del resto, ricorda il titolare della Difesa, “quell’autorizzazione è stata prorogata in forma identica nel 2022 e 2023” e comunque il governo “informa regolarmente il Parlamento attraverso il Copasir, come stabilito da quelle stesse regole”. Un governo, aggiunge Crosetto togliendosi i sassi dalle scarpe, “retto da una parte delle forze che adesso sono all’opposizione. Posso capire che la verità a volte infastidisca ma è innegabile”.
L’autodifesa di Crosetto
Insomma, il segreto di Stato sulle forniture militari a Kiev resta. Ma nulla vieta che le cose possano cambiare in futuro. A dirlo è ancora il ministro, sempre nel suo intervento al question time alla Camera, affermando di stare “pensando di fare come fanno alcune nazioni, che non hanno secretato tutto ma solo una parte”. Un’apertura all’istanza del Movimento 5 Stelle, seppur priva di qualsivoglia certezza o orizzonte temporale, che Crosetto ha usato per lanciare una stilettata alle opposizioni: “Sto pensando di arrivare a questo punto, così da cambiare quelle regole che, forse sbagliando, voi avete fissato e alle quali mi sono rigorosamente attenuto”.
Poi, parlando direttamente al deputato M5S, Marco Pellegrini, ha concluso spiegando che “tutte le cose che lei mi ha chiesto” durante il question time “le conosce già perché le ho risposto al Copasir. Ha l’elenco dei materiali, i caveat e tutto ma lei, come me, è vincolato dal segreto e non può parlare perché se lo facesse, commetterebbe un reato punibile dai due ai quindici anni”. E ancora: “Proprio per quelle regole che voi avete fissato e che devo rispettare, non posso rispondere all’interrogazione”.
La controreplica dei Cinque Stelle a Crosetto
Le parole del ministro non sono andate giù ai pentastellati, molti dei quali presenti in Aula con magliette in cui campeggiava la scritta “pace”, che hanno immediatamente controreplicato. A prendere la parola è stato il capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera, Francesco Silvestri: “Ministro, senza giri di parole: io non so se è per la vostra ingenuità, sottomissione o interessi legati al mondo delle armi, fatto sta che state portando gli italiani nella terza guerra mondiale. E se questo accadrà, glielo posso assicurare, non ci sarà segreto di Stato che coprirà la vostra inconsistenza e irresponsabilità”.
Lo stesso Cinque Stelle, entrando nel merito della questione, ha spiegato che “quando ho chiesto l’informativa sul segreto di Stato e sui missili d’attacco che avete inviato in Ucraina, questa minaccia di attacco diretto alla Russia, di Stoltenberg, Macron, Borrell, non c’era. Ma sa perché il Movimento 5 Stelle l’ha chiesta prima di questo dibattito? Perché era ovvio che se invii dei missili per attaccare a 500 km di distanza, chi li usa vorrà colpire a 500 km di distanza”.
Poi lo stesso ha incalzato Crosetto facendo notare che a oggi “siamo gli unici ad avere ancora il segreto di Stato sulle armi. Come mai francesi, britannici, spagnoli, tutti possono sapere dal loro governo le armi che mandano in Ucraina, meno i cittadini di questo Paese? Siete passati da ‘prima gli italiani’ a ‘tranne gli italiani’. Glielo dico io perché lei vuole tenere il segreto di Stato che noi le chiediamo di togliere: perché ogni volta che avete preso un impegno alla fine non l’avete mantenuto”. Così le poche informazioni che sappiamo, tra cui quella – mai smentita – secondo cui abbiamo già inviato i micidiali missili Storm shadow, ci sono state riferite “dal ministro della Difesa inglese che si è dimostrato più italiano di lei”.