Nel Media Freedom Report 2025, la Civil Liberties Union for Europe disegna un’Unione europea sempre più incapace di garantire la libertà e il pluralismo dell’informazione. «La libertà e il pluralismo dei media sono sotto attacco in tutta l’Ue», avvertono gli autori, segnalando un deterioramento che non risparmia nemmeno le democrazie considerate più consolidate.
Concentrazione editoriale
Il quadro è chiaro: «La proprietà dei media è fortemente concentrata in molti Stati membri dell’Ue e sostanzialmente invariata rispetto ai rapporti precedenti». L’Italia si conferma parte del problema. Nel 2024, la possibile acquisizione dell’agenzia Agi da parte del gruppo della famiglia Angelucci – già proprietario di Il Giornale, Libero e Il Tempo – ha sollevato «gravi preoccupazioni» per il rischio di concentrazione editoriale e di compromissione dell’indipendenza giornalistica. Il Partito democratico ha formalmente segnalato il caso alla Commissione europea.
La trasparenza nella proprietà dei media resta un’eccezione: «La trasparenza della proprietà dei media continua a presentare criticità in Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Italia, Malta e Paesi Bassi». Nel nostro paese, catene societarie opache e la mancanza di registri pubblici accessibili impediscono ai cittadini di conoscere chi controlla realmente le fonti di informazione. Un problema che l’European Media Freedom Act, in vigore da agosto 2025, proverà a risolvere imponendo obblighi più stringenti, ma che al momento appare irrisolto.
Il rapporto documenta «gravi distorsioni» nell’assegnazione della pubblicità di Stato, utilizzata in diversi paesi per premiare i media filogovernativi o penalizzare quelli critici. Anche in Italia l’assenza di criteri trasparenti nella distribuzione delle risorse pubblicitarie solleva interrogativi, in un contesto in cui la comunicazione istituzionale assume un peso crescente.
Minacce ai giornalisti
Nel 2024, in Italia come in Croazia, Grecia, Irlanda, Malta, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia, si sono registrati «attacchi verbali contro i giornalisti», spesso provenienti da esponenti politici o dai loro sostenitori. Non sono mancati episodi di violenza fisica, in particolare durante manifestazioni di piazza.
Il fenomeno delle Slapp – cause civili strategiche intentate per zittire voci critiche – rimane una «seria minaccia» in Italia, così come in Belgio, Francia, Germania, Grecia, Lituania, Paesi Bassi, Slovacchia e Slovenia. Il rapporto segnala che, nonostante l’approvazione della direttiva europea Anti-Slapp, «il rischio di un utilizzo intimidatorio del contenzioso rimane elevato».
Particolarmente preoccupante è l’aumento delle minacce contro le giornaliste: «Una quota sproporzionata delle molestie e delle minacce osservate nel 2024 ha colpito le donne giornaliste», con l’Italia tra i paesi citati insieme a Bulgaria, Slovacchia e Svezia.
Pluralismo e sfiducia
La libertà di stampa si indebolisce anche sul versante del servizio pubblico. L’Italia è menzionata tra i paesi in cui «permangono sfide rilevanti per l’indipendenza o il corretto funzionamento del settore dei media di servizio pubblico», insieme a Bulgaria, Croazia, Francia, Grecia, Malta, Romania, Slovacchia e Spagna.
Quanto alla fiducia nei media, il quadro è desolante: «I livelli di fiducia del pubblico nei media rimangono bassi» in molti paesi, e l’Italia è tra quelli in cui la disillusione appare più profonda. Soltanto Estonia, Francia e Germania registrano dati più confortanti.
Informazione e disinformazione digitale
Il diritto di accesso alle informazioni pubbliche, fondamentale per un’informazione indipendente, è ostacolato da «resistenze o rifiuti» da parte delle autorità, anche in Italia. Parallelamente, le strategie di contrasto alla disinformazione si rivelano largamente inefficaci: «Gli sforzi per combattere la disinformazione risultano insufficienti, specialmente nello spazio digitale», si legge nel rapporto.
Rischio lettera morta
Il Media Freedom Report 2025 lancia un avvertimento preciso: l’attuazione concreta dell’European Media Freedom Act e della direttiva Anti-SLAPP «sarà decisiva per proteggere l’ecosistema libero e pluralistico da cui dipende la democrazia europea». Ma, ad oggi, «molti Stati membri appaiono impreparati – se non apertamente riluttanti – a rispettare pienamente ed efficacemente il nuovo quadro legislativo».
L’Italia, come altri paesi europei, si trova di fronte a una scelta netta. Senza una vigilanza attiva e senza un impegno reale, il rischio è quello di cristallizzare una tendenza che da emergenza rischia di diventare normalità: concentrazione editoriale, opacità proprietaria, intimidazione dei giornalisti e soffocamento del pluralismo.
Se, come ammonisce Liberties, «un ecosistema mediatico libero e pluralistico è necessario per una democrazia forte e stabile», oggi in Europa – e in Italia – la difesa di questo principio si misura non sulle dichiarazioni di principio, ma sulla capacità di opporsi alle derive già in atto.