A risarcire le vittime del crollo del Ponte Morandi di Genova, in caso di condanne, saranno eventualmente soltanto Aspi e Spea. Il giudice per l’udienza preliminare Paola Faggioni ha infatti escluso l’Anas e il Ministero delle infrastrutture dai responsabili civili. Una decisione presa alla luce del fatto che Aspi e Spea hanno partecipato all’incidente probatorio sulle cause del crollo, mentre Mit e Anas no.
L’udienza è stata poi rinviata al 28 dicembre, quando inizieranno a parlare i pm. Il giudice Faggioni dovrà alla fine pronunciarsi sulle richieste di rinvio a giudizio fatte dalla Procura di Genova per 59 imputati (leggi l’articolo). Al termine dell’inchiesta sono stati ipotizzati reati che vanno dall’omicidio colposo plurimo all’attentato alla sicurezza dei trasporti, fino al crollo doloso, al falso e all’omicidio stradale.
Un procedimento che per gli inquirenti dovrà riuscire a chiarire se il disastro era inevitabile o se invece un buon gestore si sarebbe dovuto accorgere delle condizioni in cui versavano i cavi del ponte ed intervenire tempestivamente per interrompere il traffico, ponendovi rimedio. Ben 43 le vittime e 28 i feriti a causa del crollo del 14 agosto 2018.
E, secondo gli inquirenti, già nel 1990 e nel 1991 Autostrade sapeva che nella pila 9 del Ponte Morandi, quella crollata, vi erano “due trefoli lenti e due cavi scoperti su quattro”. La spesa per le manutenzioni sarebbe però calata con la gestione di Aspi da parte dei privati del 98% e per la Procura di Genova è una “situazione non giustificabile”.